August 2009

Fête des émigrés

hone_emigres.jpgLa definizione del parroco di Hône, don Vincenzo Cauda, è stata la più bella: un'emigrazione «onesta». Come è vero!
I valdostani, dispersi in tutti i Continenti, non hanno mai diffuso mafie o malaffare. Un'emigrazione silenziosa e fattiva, che ci onora, pensando ad un'emigrazione italiana che alberga nelle sue file personaggi strani e profittatori. Basta pensare a quella follia costituzionale dei parlamentari eletti nelle circoscrizioni estere.
Mi ha colpito di essere stato avvicinato ad Hône da persone che hanno perso negli ultimi mesi i genitori émigrés, che avevo conosciuto negli anni passati. Un pezzo di storia valdostana che ci lascia.

Chi beve birra...

birra_aosta_sottobicchiere.jpgSono contento che nascano in Valle due birrerie artigianali e ciò significa autoproduzione di qualità.
E' vero che la Valle ospita il anche il grande stabilimento "Heineken" di Pollein, ma non vengono più usati da tempo quei marchi ereditati nelle acquisizioni che ricorderebbero - se viventi - un passato prestigioso dei birrifici valdostani, come "Zimmermann" (ricordo da "Gervasone" a Verrès la bottiglietta con un'etichetta verde) ed "Aosta".
Si trova nella storia di questi marchi, come in quello "Menabrea" di Biella (oggi della "Forst"), tutta la forza imprenditoriale nel settore della birra dei nostri walser, protagonisti anche in Baviera - con un ramo dei Beck-Peccoz - con la birra "Kuhbacher".
D'altra parte, i walser sono stati e resteranno - se riusciranno a salvare la loro cultura - un "ponte" con il mondo germanofono, di cui la birra è componente identitaria importante.
Accanto al gigantismo delle multinazionali che si sono mangiate i più piccoli, concentrando le produzioni in stabilimenti enormi e ciò tiene vigili sul futuro di Pollein, oggi ci sono di nuovo gli spazi per produzioni locali.
Che i nuovi birrifici ricordino la storia della birra in Valle!

Nord e Sud

insalata_e_pomodori.jpgTutti a filosofeggiare per giorni, dopo che la "Banca d' Italia" ha spiegato che al Sud e al Centro, rispetto al Nord, vi sono molte voci più basse nel costo della vita.
Basta entrare in un bar, in un ristorante, in un negozio di frutta e verdura, in una macelleria per vedere che questa differenza c'è ed è evidente.
A spiegarne le ragioni ci han provato in tanti: dalle tasse pagate o non pagate ai costi di trasporto, dalle intermediazioni alle speculazioni, dalla taratura sulla disponibilità media del cliente alle regole della concorrenza, dall'adeguamento o meno a molte norme ad esempio sulla sicurezza al "nero" sui dipendenti. 
Tutto vero, per carità, e tutto sottoponibile a fini analisi economiche. Fatto sta che se compro il pane, bevo un aperitivo, pago un pranzo al Nord spendo di più.

Nord e Sud II

copiare.jpgMi ero molto divertito, l'indomani della prova "Invalsi" (acronimo dell'Istituto nazionale per la valutazione del sistema educativo di istruzione e di formazione, dizione che sembra uno scioglilingua), a vedere con mio figlio Laurent - uno degli esaminati in Terza Media - le domande a quiz di italiano e matematica che gli erano state sottoposte.
Una quarantina per l'italiano, una parte delle quali tratte da un testo di Dino Buzzati, una ventina per la matematica (la prima era simpatica e riguardava l'unità di misura per esprimere il peso di un uovo di gallina: in grammi!).
Oggi leggo i risultati analitici della prova per Regioni: la Valle d'Aosta risulta la numero uno nella lingua italiana ma naviga a fondo classifica per la matematica.
Ma quel che è stupefacente è che nel documento ufficiale l'Invalsi, spiegando alcune correzioni, esplicita il fatto che al Sud si è copiato e si è fruito di un "aiutino" dei professori, per cui - con correzione conseguente - il Sud, che prima eccelleva, è finito in fondo alle graduatorie.
Ovvia l'analogia con la manica larga dei 100 e lode alla Maturità.
Sans commentaire.

CasaPound ad Aosta

casapound_militante.jpgHo sempre ritenuto l'antifascismo una parte fondamentale della mia formazione culturale. Ma, ciò detto, ho sempre trovato che ci sia un "antifascismo da operetta" pronto ad indignarsi e ad accendersi come un cerino a detrimento dei problemi veri, che ci sono in un Paese dove il fascismo ha lasciato continuità da brivido e dove i terroristi neri hanno ucciso senza pietà per poi rifugiarsi, non tanto maschiamente, nella cultura italiana del perdonismo piagnone del «teniamo famiglia».
Non mi convincono, tuttavia, le vibranti dichiarazioni contro l'annuncio della possibile nascita ad Aosta di una sede di "CasaPound", un'organizzazione di evidente stampo fascista.
Consiglio la visita al sito ufficiale, dove si trova il programma dell'organizzazione.
In un italiano zoppicante e degno di essere letto e doppiato dalla voce stentorea di un "Film Luce" del Ventennio, si trova una miscellanea confusa e indigesta di fascismo sociale. Si va dalla riconquista nazionale all'Europa autarchica, dallo schiavismo anglosassone alla mobilitazione per evitare che l'Italia diventi un «popolo di barboni», dalla valorizzazione del Diritto Romano all'auspicio che l'Italia si doti di arma nucleare.
Tralascio altre amenità di questo genere, che mostrano una pochezza di contenuti e un insieme di slogan privi di fondamento.
Che se la aprano - se ce la faranno - questa "CasaPound" ad Aosta, perché affonderanno nel ridicolo.

Dicono di me

Periodicamente torna la notizia - che non capisco alla fine quale grande scoop sarebbe - di un mio possibile abbandono del seggio in Consiglio Valle, inteso suppongo come dimissioni quale fine volontaria della mia carriera politica.
Ogni volta - che noia! - mi tocca smentire, anche se so già che la "voce" tornerà inevitabilmente. La causa è la costanza del cretino, che nel caso del giornalismo, terreno talvolta per consentire lo sfogo a belle mediocrità, vuol dire cavalcare la "non notizia" e dimostrare caparbia resistenza anche rispetto alla smentita più decisa.
Perché dovrei andarmene dal Consiglio Valle?
Per far piacere a chi?
Chi mi conosce sa che, immodestamente, ritengo che essere consigliere "semplice", benché sempre un onore (ci mancherebbe altro!), sia un tantino sprecato rispetto alle esperienze precedenti, che ho fatto beninteso grazie alla ripetuta fiducia dei valdostani.

La televisiun

televisione.jpg«La televisiun la g'ha na forsa de leun; La televisiun la g'ha paura de nisun». Enzo Jannacci.
Televisione e dialetti. Il tema l'ha segnalato - e non commento per i riferimenti specifici - un Ministro leghista.
Credo che sia interessante, invece, l'evocazione generale del problema. Le lingue per vivere hanno bisogno di essere implicate nella modernità. Lo sanno bene le tante minoranze linguistiche che in Europa, sulla base di documenti essenziali sul tema voluti dal Consiglio d'Europa, chiedono che le loro comunità si rispecchino in quello specchio della realtà che è la televisione.
"Essere in televisione" ha un valore di riconoscibilità, autostima, esistenza stessa delle cose che si fanno, della vita. Il rischio viceversa è quello di essere travolti dal mondo che appare in televisione, se tu non ci sei con l'espressione originale - tale è la lingua - della tua cultura.
Se le lingue (o i dialetti) non compartecipano al circuito dei media ciò vuol dire esclusione e poi rinsecchimento della linfa vitale.

Pila

pila_estate.jpgUna quarantina di anni fa, di questi tempi, si dispiegava l'ampia azione che avrebbe poi, nel corso degli anni Settanta e in quelli successivi, portato alla concretizzazione di Pila come stazione "ski total" con la realizzazione di un grande complesso di cemento "alla francese".
Oggi, guardando Pila e l'enorme costruzione, vien da dire che alcuni di allora - quelli ancora viventi, essendo molti protagonisti scomparsi - dovrebbero chiedere scusa pubblicamente a mio zio Severino Caveri.
Si oppose in tutti i modi, con memorabili discorsi in Consiglio Valle, a quello che oggi possiamo considerare unanimemente un obbrobrio e un errore. Venne tacciato, in sostanza, di essere uno snob, un rétro, un conservatore della Pila di un tempo per semplici ragioni nostalgiche dovute alle lunghissime frequentazioni familiari della località: la montagna per eccellenza degli aostani.
E, invece, uomo retto e probo (disvalore per certa politica), grande conoscitore delle nostre montagne, aveva capito che l'operazione puzzava di marcio ed era penosa dal punto di vista paesaggistico.
Guardare per credere.

Ferragosto

ferragosto_st_vincent.jpgE' uno di quei giorni in cui, per il troppo che stroppia, nasce l'evidente tentazione di chiudersi in casa, essendo oltretutto una festività un po' posticcia.
Questo punto a capo nel cuore dell'estate assurge a simbolo di un busillis mai risolto: sdrammatizzare Agosto e le sue grandi vacanze con un sacco di gente in giro e conti più salati. Ma per la montagna, che soffre di un declino evidente, Ferragosto resta un feticcio cui attaccarsi.

Polenta

polenta_agosto.jpgNon ci vuole molto ad indovinare come in queste ore in Valle il cibo tipico più consumato sia la polenta, specie nella variante concia con burro e Fontina a gogò.
E' sempre divertente pensare che la farina di mais è apparsa in Valle nella seconda metà del Settecento, dunque parecchio tempo dopo l'arrivo in Europa del mais dall'America. Questa novità, in contemporanea con la patata, ha cambiato l'alimentazione da noi come nel resto delle Alpi.
Oggi chi mangia la polenta potrebbe pensare distrattamente ad un piatto alpino antichissimo...

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