May 2010

L'importanza della meteo

Il meteo aostano sull'iPhonePer anni alla Camera dei deputati sono stato la "bestia nera" dell'Aeronautica militare, trovando grottesco che in Italia, per ragioni storiche, la meteorologia fosse "militarizzata". Sono state le radio e le televisione private a liberalizzare in parte il mercato e a creare un certo pluralismo delle previsioni, cui si sono aggiunti i sistemi regionali e in Italia spicca l'Emilia-Romagna.
In Valle (lasciando perdere le previsioni dell'Aeronautica trasmesse dalla "Rai" che addirittura dividono la Valle in nord, centro e sud orizzontalmente, che è un caso unico nella geografia) le previsioni della Regione ci azzeccano, anche se non è mai stato elaborato un modello previsionale locale - così mi hanno spiegato degli esperti del settore - che non costerebbe neppure una follia.
Certo è che la meteo è una necessità: personalmente la guardo sull'iPhone nel simpatico applicativo "VdA Turismo", ma soprattutto, smanettando su Internet, quando viaggio per capire che cosa mi aspetta. Ancora di recente, in un breve soggiorno a Venezia e a Barcellona, ho verificato, da turista, la soddisfazione di previsioni che non ci hanno preso. Soddisfazione? Doveva far brutto e invece non è stato malaccio...

L'"affare calcio"

Uno scorcio del Camp Nou di BarcellonaNell'ultima plenaria del "Comitato delle Regioni", c'è stato un intervento assai singolare, quello di Michel Platini, presidente "Uefa" e personaggio mitico della "mia" Juventus. Sono andato a salutarlo e mi ha detto - in un simpatico scambio di battute - di conoscere la Valle d'Aosta e di sapere del nostro francese.
Platini ha raccontato all'assemblea del calcio e dello sport in generale con uno stile ricco di intelligenza e di brio, rispondendo poi  con naturalezza a temi anche difficili come i budget eccessivi di certi club, i fenomeni di criminalità legati alle tifoserie violente, la crescente "internazionalizzazione" del calcio che spoglia certe logiche "nazionali".
Pensavo alle sue parole, visitando lo stadio del Barcellona (per fortuna non sono interista...), che è un esempio mirabile di business fra merchandising  incredibile, visite guidate sino a bordo campo, museo multimediale che ti fa rivivere tutta la storia del club calcistico catalano.
L'Italia, dove il calcio resta lo sport nazionale, insegue con fatica certi modelli.

La Sindone

Un particolare del volto, in negativo, della SindoneSono sempre stato affascinato e incuriosito dalla Sindone e negli anni ho letto i diversi libri che si sono occupati dei retroscena di questa straordinaria e misteriosissima immagine. Si è scritto di tutto e ci sono i due estremi: da chi è certo che si tratti davvero del lenzuolo che avvolse Gesù a chi parla di un falso medioevale alla stregua di altri oggetti "religiosi".
Mi par di capire che la scelta coraggiosa del Papa, in visita a Torino, chiude le discussioni, descrivendo la Sindone, come ha fatto, quale "icona" e non "reliquia" e ciò è stato autorevolmente commentato sui giornali nelle scorse ore come superamento della diatriba sulla datazione.
In fondo, quel che conta, nella religiosità popolare, è l'immagine di un uomo che ha sofferto come riferimento impressionistico a quel sacrificio del figlio di Dio che è alla base del cristianesimo. Per altro, non sempre ci sarebbe bisogno di verità o certezze storiche o scientifiche, essendo la fede un dono che dovrebbe prescindere da altri elementi se non quelli interiori.
Curioso il legame fra la Sindone e la Valle d'Aosta, apparendo probabile un solo passaggio sul nostro territorio. Infatti in via De Tillier ad Aosta di fronte alla chiesetta sconsacrata di San Grato, è visibile un affresco che raffigura la Sindone con una targa che ricorda il passaggio della reliquia ad Aosta, nel 1578, quando la Sindone venne definitivamente trasferita da Chambéry a Torino.
A ricordare questo passaggio c'è anche, nel castello dei Passerin d'Entrèves a Châtillon, una decorazione sull'arcata di vetro della cappella con l'effigie della Sacra Sindone, poiché il convoglio in marcia verso Torino si sarebbe fermato nel castello.
In vicine vallate piemontesi rivendicano anche quel passaggio, ma non mi inoltro in un terreno che richiederebbe ricerche e competenza.
Certo è che i valdostani a quel passaggio, decisivo per i destini della Sindone, ci tengono!

Il "caso Scajola"

Claudio ScajolaLe vicende casuali della vita fanno sì che conosca bene il Ministro Claudio Scajola. Conosco lui e la sua famiglia sin da bambino, perché essendo mia mamma di Imperia ho passato per più di vent'anni tutte le estati della mia vita nella bella cittadina ligure, diventando per un certo periodo "imperiese d'adozione". Gli Scajola erano vicini di ombrellone, rigorosamente in prima fila, nella meravigliosa "Spiaggia d'Oro" di Porto Maurizio.
Così ho seguito con curiosità la carriera politica di Claudio, più vecchio di me di dieci anni, incontrandolo poi periodicamente nella mia attività politica: da democristiano doc era diventato uno degli uomini di fiducia di Berlusconi. Ricordo, ad esempio, nel marzo del 2002 la sua presenza a nome del Governo - era allora Ministro dell'Interno - alla riapertura del traforo del Monte Bianco e la faccia di certi esponenti di Forza Italia per la familiarità del Ministro con il sottoscritto... L'ultima volta l'ho visto in aereo all'aeroporto di Torino il giorno dello scrutinio delle scorse elezioni regionali.
Già in passato Scajola ha attraversato momenti burrascosi, poi risolti positivamente, ma questa volta il passaggio appare strettissimo, anche perché sono gli stessi giornali vicino al Governo a prendere le distanze e ciò suona assai negativamente per il Ministro dello Sviluppo economico.

Un discorso sulla Savoia

I discorsi ufficiali mi sono sempre piaciuti e mi è capitato spesso di pronunciarne in diverse occasioni, sforzandomi negli anni - quando ho preso piena dimestichezza con l'oratoria - di "andare a braccio", scelta che offre all'ascoltatore quella spontaneità, frutto comunque di una preparazione, che facilita l'ascolto.
I politici francesi sono sempre stati un punto di riferimento, mostrando una certa capacità di "interpretazione" del testo che è assai accattivante anche se raramente si tratta d’improvvisazione.
Qualche settimana fa, il Presidente francese Nicolas Sarkozy è stato in Savoia per il 150esimo anniversario dell’annessione ed è interessante - dal sito dell’Eliseo che offre la versione scritta e video - vedere come su un tema abbastanza delicato abbia usato nel discorso ufficiale il bilancino.

Scaglia ancora in prigione

Il blog di Silvio ScagliaCon oggi sono 68 i giorni di galera per Silvio Scaglia, il manager del settore delle nuove tecnologie, mio coetaneo, finito in una complessa inchiesta per questioni fiscali e rientrato di sua volontà dall'estero per mettersi a disposizione della Giustizia.
Si sta sviluppando un movimento d'opinione, grazie anche ad un blog, che dice: non esiste un rischio di fuga (sennò se ne stava all'estero) e neppure di reiterazione del reato o di inquinamento delle prove ( i meccanismi su cui si basano le accuse paiono accertati). E dunque questa prolungata incarcerazione - tutta preventiva e cioè precedente a qualunque livello di condanna - sembra un meccanismo di pressione ingiusto e immotivato e sulla libertà personale è bene essere vigili, perché tutti potrebbero esserne vittime.
Conosco Scaglia e, pur non sapendo con esattezza che cosa gli venga ascritto se non quanto letto sui giornali, sono stupito che lo si tratti peggio di come vengono trattati delinquenti comuni e perciò sottoscrivo gli appelli alla sua scarcerazione.
Non lo faccio perché è un "big" e neppure per la simpatia che ho sempre provato per un "capitano d'industria" che si è cimentato con successo in un campo nuovo come quello - per semplificare - della telefonia mobile e nelle nuove frontiere della fibra ottica (e sentirlo mentre raccontava gli sviluppi futuri era interessante per chi fa politica) e neppure perché è senza dubbio legato ed affezionato alla nostra Valle e in particolare ad Ayas.
Lo faccio perché, superata un certa soglia, l'uso della prigione non è logico e viola anche elementari principi costituzionali che sono nel nostro ordinamento particolarmente forti a tutela di chi è imputato sino a condanna definitiva.
Ciò non ha nulla a che fare con la sua eventuale colpevolezza che, se accertata, non potrà ovviamente prevedere sconti o lasciapassare, perché semmai la celebrità e il ruolo pubblico dovrebbero essere considerati, almeno moralmente, un'aggravante. Ma, intanto, torni a casa.

L'euro che traballa

CentesimiLa mia esperienza europea, che per altro deve essere considerata poco utile visto che nessuno mi coinvolto nel fitto calendario della imminente "Festa dell'Europa" organizzata dalla Regione anche se sono l'unico valdostano che siede in un'istituzione comunitaria, mi conferma come sia crescente la fibrillazione per il rischio dell'effetto domino: «chi verrà dopo la Grecia?»
Quest'interrogativo drammatico offre l'immagine di un insuccesso: ogni misura di contenimento della spesa pubblica in Europa sembra alla fine non aver inciso su alcuni Paesi membri.
Ma oggi quel che preoccupa è l'euro. E' molto difficile parlare della moneta unica, perché - specie in Italia - l'effetto "raddoppio" lira-euro sta ancora sul gozzo a tutti e dunque è difficile interloquire sui vantaggi di un euro che negli anni passati aveva avuto due ricadute.
La prima è politica: l'Unione europea con l'euro ha fatto un passo in avanti enorme di credibilità, visto il significato materiale e immateriale che una moneta rappresenta.
La seconda è economica: il supereuro si è affermato coma una moneta solida anche in evidente competizione con il dollaro.
Ora si è sul crinale che può far passare l'euro da un successo ad un insuccesso e l'operazione di salvataggio - in primis della Grecia - deve probabilmente avvenire con un po' più di intelligenza e senza diktat terribili. I risultati si possono ottenere anche con approcci meno dirigistici e senza dare alle popolazioni interessate l'impressione di un'Europa senza umanità.

Quei due fantasmi...

Uno dei tanti bivi che si incontrano nella vitaL'ottimismo e il pessimismo sono anzitutto uno stato d'animo, poi - come è ovvio che sia - ci sono gli avvenimenti che orientano il nostro modo di porci di fronte alla realtà.
E certo i tempi che attraversiamo sono piuttosto grami, anche se - vedete l'ottimista... - sono all'acqua di rose rispetto a quel che hanno vissuto le generazioni come quelle dei miei genitori. Ma la comparazione con il peggio rischia di essere solo un esercizio consolatorio.
Oggi vedo due fantasmi che mi preoccupano non tanto per me quanto per i miei figli adolescenti che cominciano adesso a svolazzare per conto loro fuori dal nido.
Il primo fantasma è questa crisi economica, che è come un rumore di fondo che si alza e si abbassa e offre l'impressione, alternandosi schiarite e peggioramenti, che le speculazioni all'origine dei guai non siano state rimosse alla radice.
Il secondo fantasma è la corruzione in politica che, pur sempre esistita per non fare la figura di "Alice nel Paese delle Meraviglie", sembra non indignare più, come se in fondo fosse un prezzo da pagare o addirittura una furberia da applaudire.
Ho spesso scritto che quel che turba nel vivere la quotidianità è la scarsissima capacità previsionale. Quando leggi la storia, ti accorgi di quanto poco i contemporanei capissero di quanto poi sarebbe capitato nel prosieguo della loro vita. Così ho spesso l'impressione che siamo ad un bivio, ma chissà verso dove.

I mattoni per l'autonomia

Bisogna scegliere che strada prendereHo incontrato oggi una giovane per una tesi, come spesso mi accade. E' bello incontrare gli studenti universitari e i giovani in generale, confrontarsi con loro, capire come vedono le cose, come si preparano ad affrontare il futuro.
Spetta a noi renderli coscienti e partecipi, trasmettere quel poco che sappiamo perché non si disperda, lasciare loro il testimone per la "loro" corsa, che sarà fatta con i valori che esprimeranno in un mondo che cambia rapidamente e rispetto al quale dovranno muoversi per non restare indietro.
Capita, come oggi, di vedere la luce dell'intelligenza, che è fatta dal coraggio di lasciare il "nido", affrontando anche studi altrove, stage in posti diversi, "bagni freddi" di fronte a realtà sconosciute, mentalità differenti e conoscere persone da cui trarre insegnamenti e rubare idee. Solo così si cresce. 
Immiserisce, invece, guardare solo il proprio ombelico, pensare che tutto si esaurisca qui, bearsi di essere e del benessere, girare in tondo o giocare a un gioco dell'oca solo nostro.
Chi esce e poi rientra, evitando la "fuga di cervelli", porta nuovi mattoni alla casa dell'autonomia in costruzione, scongiurando il pericolo - assieme a chi qui opera e lavora per tenere viva un'idea - che diventi una polverosa catapecchia. 
Ogni generazione deve lasciare il suo segno, ma la continuità è un filo sottile. Quel "fil rouge" della storia valdostana, che attraversa il tempo e le epoche e richiede che ci sia la ricchezza di una comunità "plurielle", bastione contro il provincialismo che raggrinzisce.

Tra integralismo e lassitudine

Sempre meno persone in chiesaLa primavera è tempo di Comunioni, di Cresime ed anche di Matrimoni. Ricordo un matrimonio ad Antey-Saint-André in cui il prete rimbrottò con tono agro i presenti, facendo presente come la partecipazione alla messa fosse di tutta evidenza più per una ragione mondana che religiosa.
Oggi, in una Comunione festosa e con i bambini protagonisti nella chiesa di Châtillon, il parroco ha osservato con dolcezza come troppo spesso la domenica partecipino alle funzioni solo persone dai capelli bianchi o grigi.
E' interessante vedere come nel tempo  si stia modificando la religiosità della nostra comunità come dappertutto. Anche da noi ciò avviene di questi tempi, dunque senza rievocare il passato remoto del protestantesimo come "tentazione" per la nostra Valle, in confronto con altre religioni assai distanti dalla nostra.
Talvolta il riferimento al loro "integralismo" stride con il suo inverso, forse "lassitudine", che fa della nostra religione un elemento che scandisce la nostra vita, dalla nascita alla morte, ma in modo distante e superficiale.
E' un elemento palpabile, segno dei tempi.

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