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09 feb 2010

Parallelismi arditi

di Luciano Caveri

Ho già scritto che, almeno per ora, il Belgio "tiene" per la presenza delle istituzioni europee a Bruxelles. Non so se questo durerà per molto o se fiamminghi e valloni, prima o poi, si separeranno come hanno fatto a suo tempo cechi e slovacchi. L'ultima incomprensione - che rientra nel gioco infinito dei reciproci "j'accuse" fra i due gruppi nazionali - riguarda il fatto che i fiamminghi denunciano i rischi per loro di una "wallonisering" (vallonizzazione), cioè di un trasferimento nel resto del Paese dei presunti difetti dei francofoni, tipo burocratizzazione, aumento della disoccupazione, crescita dell'insicurezza (specie a Bruxelles) e altro ancora. Ricordo che negli anni Sessanta mio zio Séverin denunciò  - con toni polemici, come sapeva fare - l'assalto alla Valle d'Aosta di esponenti politici provenienti dal Sud con metodi elettoralistici e "trafficoni" che non ci appartenevano. Oggi, parafrasando la discussione belga e senza nessun intento offensivo, potremmo dire - riferendoci al concetto di "cosa pubblica", cui spesso si danno diversi significati -  che la preoccupazione riguardava (e le letture di Séverin Caveri avevano riguardato anche la "questione meridionale" e dunque l'accusa di essere razzista era inesistente e basta per capirlo leggere l'insieme "umanista" dei suoi scritti) una "meridionalizzazione" della vita politica valdostana con la ricerca del consenso con metodi clientelari anche attraverso "reti" affaristiche. Il tema, che prescinde ormai dalle origini geografiche dei politici nel melting pot dei comportamenti personali, non perde mai di attualità.