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08 nov 2020

Il DPCM vien di notte...

di Luciano Caveri

E' arrivata poco prima della mezzanotte la firma del presidente del Consiglio Giuseppe Conte al "Dpcm" con le nuove misure anti-covid, che sarà in vigore dal 5 novembre al 3 dicembre. Perché questo debba avvenire a notte fonda non lo capirò mai, forse qualcuno pensa che «la notte porti consiglio». Purtroppo c'è poco da ironizzare sul metodo seguito anche questa volta sulla pelle di cittadini ed imprese in attesa di sapere bene cosa avverrà nella loro vita e aspettano l'editto di Palazzo Chigi. Come cittadino, come politico e come amministratore e pure come giornalista trovo indegno di un Paese civile che ieri si sia dovuto rincorrere le bozze di questi "Dpcm" sino al testo definitivo che oggi sarà in Gazzetta Ufficiale. Per ore e ore ci sono state notizie varie, più o meno esatte, come se si volesse testare, nel più puro stile "grillino", la reazione dell'opinione pubblica. Questo è un modo barbarico di normare, che alimenterà sempre più incomprensioni, sospetti e proteste e chi, me compreso, dovrà applicarne alcune parti per le scuole ed avrà poche ore per farlo nel cuore della settimana, e non sarà semplice.

Vien voglia di parafrasare la celebre invettiva ciceroniana «quousque tandem, Conte, abutere patientia nostra?». Capisco che ci sono stati momenti iniziali quando, travolti dalla prima ondata della pandemia, si era tutti smarriti e si comprendeva come lo fossero come noi i decisori politici ed i loro consiglieri scientifici e giuridici. Ora non ci siamo più con questi metodi confusi, contraddittori, ridicoli e pure con pasticci fra decisioni statali e regionali. Dal quadro desolante esce sconfitto un sistema istituzionale e politico e cresce l'impressione che troppi "dilettanti allo sbaraglio" siano in posti chiave e questo preoccupa moltissimo. La Valle d'Aosta diventa "zona rossa", con molte restrizioni su cui oggi bisognerà lavorare per affrontare temi molto più complessi di come semplificati nelle rozze norme scritte in arzigogolato giuridichese. E' andata a monte la leale cooperazione su cui si fondano i diversi livelli di governo in una Repubblica se tutto diventa un limare avverbi e locuzioni con buona pace di scelte rapide e di una visione d'insieme lucida e efficace. Situazione surreale e deprimente con scarsa chiarezza anche sui famosi "ristori", che - nel linguaggio astruso del premier Conte e del suo corregionale agli Affari regionali Francesco Boccia - sarebbero i risarcimenti per i settori economici colpiti dalle chiusure. Intendiamoci sul punto: nessuno discute misure draconiane per fermare i contagi laddove, come da noi, si è superato il limite di guardia, ma come ho detto mille volte solo le autorità regionali e locali hanno conoscenze tali per modulare le azioni, mentre Roma pretende di sapere quel che non sa ed impone senza flessibilità decisioni che colpiscono duro e talvolta con il paraocchi. Non è una procedura democratica e partecipativa.