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19 mag 2022

Twitter ha bisogno di regole

di Luciano Caveri

Frequento ormai da dieci anni "Twitter" ed ho "cinguettato" un numero impressionante di messaggi, essendo in contatto - fra "following" e "follower" - con circa 5.500 utenti. Con singoli tweet ho avuto buoni successi ed ho intrecciato amicizie. Per questo ci tengo a questo unico "social" che frequento e che rimbalzo anche sul mio blog, che gode di una buona frequentazione grazie alla scrittura quotidiana. Che cosa sia "Twitter" forse lo ha scritto Jemima Kelly del "Financial Times" con garbata ironia: «La verità è che Twitter non è la piazza cittadina; è il teatro. Quello che si dice sulla piattaforma non è "il Discorso"; è una performance, in cui tutti hanno provato attentamente le loro battute di 280 caratteri, sono consapevoli di essere osservati e stanno recitando per il loro pubblico». Seguo comunque con curiosità la scalata di Elon Musk a "Twitter". Lo faccio anche per curiosità verso questo personaggio bizzarro, oggi cinquantenne, che da ragazzino diceva - come molti fra noi - «Voglio diventare un inventore» e lui lo ha fatto!

Nato in Australia (dunque non può diventare Presidente degli Stati Uniti), trasferitosi in Canada e poi in America capisce le potenzialità di Internet per poi passare alle auto elettriche "Tesla" e all'aerospaziale con l'idea di andare su Marte, infilandosi in storie bizzarre: dalla costruzione di un lanciafiamme ad una tavola da surf, dalla produzione di una tequila ai pantaloncini da donna. Di recente ha sostenuto di avere - a sostegno del suo genio e sregolatezza - la sindrome di Asperger. Ma torniamo a "Twitter". Sul tema Gianni Riotta ha scritto su "Repubblica": «Elon Musk ci ripensa? L'imprenditore delle auto elettriche "Tesla", che ha lanciato un'offerta da 44 miliardi di dollari (42,24 miliardi di euro) per comprare la piattaforma social "Twitter", lamenta, naturalmente, da un tweet: "troppi troll in giro, finti account che nascondono spam e disinformazione, blocco i negoziati". Il titolo ne risente, -20 per cento, ma gli analisti veterani non abboccano. E se invece di essere preoccupato per gli undici milioni di falsi profili, sui 229 milioni di utenti "Twitter", Musk agisse lui da troll, minacciando di ritirarsi dallo spericolato "deal Twitter", magari pagando la penale di un miliardo sancita dai contratti? L'umorale businessman di motori puliti e corsa allo spazio con i missili di "SpaceX" non è nuovo all'uso dei social media per manovrare in Borsa, su aziende proprie e altrui, e ha avuto già guai legali, con le autorità di Wall Street a monitorare preventivamente, dopo un caso legale nefasto, ogni suo post su "Tesla"». Insomma non si capisce «se lo è o lo fa», come si dice di chi è capace a giocare su più tavoli, nascondendo spesso le sue intenzioni reali attraverso l'arte della dissimulazione. Per cui alla fine potrebbe comprare, anche se è evidente che certi comportamenti contraddirei celino astute manovre per guadagnare in Borsa e già in altre occasioni è stato pizzicato dalle autorità di vigilanza. A me, tornando al punto, questo discorso dei finti profili o generati in modo automatico per influenzare i frequentatori o adoperati per nascondere la propria identità, rifugiandosi nell'anonimato, interessa molto, ritenendo che chi naviga in "Twitter" debba dire chi è e debba essere riconoscibile. E' una garanzia di democrazia, anche se è vero che ci si può disfare dei disturbatori che si aggirano indisturbati, ma possono fare gravi danni con poca possibilità di risponderne. Ci vogliono regole chiare e trasparenti a garanzia di tutti.