La terribile inondazione in Emilia-Romagna

L’inondazione in Emilia-Romagna (quest’ultima ancora più colpita dalla calamità) riaccende - pur nella differenza dei territori e della loro grandezza - i ricordi della nostra alluvione del 2000 e delle conseguenza gravi e luttuose.
Facile dunque rendersi conto, in una dimensione ben più vasta, della sofferenza delle popolazioni, delle distruzioni avvenute e dei danni ingenti alle attività economiche.
La pioggia, così attesa per via della lunga siccità, si è trasformata in un evento eccezionale davvero catastrofico con le solite polemiche inutili sul perché e sul per come, che andrebbero rinviate - quando fondate - al post emergenza.
Di sicuro emerge il solito problema nel rapporto fra montagna - gli Appennini largamente abbandonati - e la sottostante pianura. Da molto tempo anche laggiù si sottolineavano i rischi di questo spopolamento dei paesi montani e della conseguente trascuratezza dei territori con pericoli annunciati e purtroppo trascurati.
Non si può che esprimere solidarietà e aiutare nell’emergenza, come avvenuto con la colonna mobile valdostana inviata a Ravenna e, ripetendo modelli di sciagure passate, immaginare che la Valle d’Aosta “adotti” un paese, aiutandolo nella ricostruzione.
Intanto si spera che cessi la pioggia e cessi la drammatica emergenza.

Cooperazione con la montagna ucraina

Aiutare l’Ucraina oggi, anche con le armi e non a parole, e soprattutto pensare alla ricostruzione di un Paese distrutto dalla furia cieca dei russi.
Uso ”russi” e non Putin, perché appare evidente che gran parte dei suoi cittadini seguono la follia del dittatore. La Storia insegna che esiste per un popolo la possibilità di liberarsi di autocratici liberticidi e chi non si adopera per farlo è complice.
Anche la piccola Valle d’Aosta dovrà darsi da fare, come ha già fatto con l’accoglienza dei profughi e con l’invio di materiale umanitario, per la rinascita dell’Ucraina.
Al Console in visita abbiamo proposto di scegliere una Regione di montagna, ad esempio sui Carpazi, dove sviluppare una cooperazione coerente con i nostri savoir faire per aiuti concreti e duraturi nel tempo. Si può immaginare in più interscambi culturali e scolastici e anche una regolazione di flussi per lavori utili da noi, che servano per formazione e apprendimento.
Questo “ponte” può essere una scelta seria e responsabile. Bisogna lavorarci sin da ora, sapendo che un sostegno è anche un spinta per avere infine l’Ucraina nell’Unione europea.

Per gli orsi contro i montanari, il paradosso!

La pazienza ha un limite. Ho seguito con rispetto le "battaglie” degli animalisti sugli orsi trentini, pur non condividendole nei modi e nei contenuti.
Ma ormai non credo che per i montanari che sulle Alpi ci vivono sia accettabile il tono xenofobo e violento che si sta usando contro la possibile decisione di abbattimento di orsi che possano dimostrarsi pericolosi.
L’uso della carta bollata, si manifestazioni fra il folkloristico e il minaccioso, il disprezzo per chi chiede una limitazione ad una diffusione senza limite dei plantigradi, oggi in Trentino e domani su tutte le Alpi, sarebbe una scelta illogica e pericolosa.
Una minoranza chiassosa non può avere il sopravvento ed è bene che certi toni smettano di essere usati, specie quelli più offensivi e minaccioso. Sarebbe ora che il Governo Meloni capisca, a Roma e facendosene portavoce anche a Bruxelles, che il ritorno dei predatori - avvenuto con fondi comunitari, sia orsi che lupi - non può significare un’invasione che violi il diritto di vivere senza paure per chi le Alpi le
abita o le sceglie per le proprie vacanze.
Non si invocano stragi, ma si chiede di avere dei numeri accettabili, che consentano la convivenza fra uomini e animali, smettendola questa ridicola esaltazione degli orsi, scelti come simbolo di ideologie estremistiche che vanno respinte e non assecondate.

L’ignoranza al potere

Dover spiegare che il Fascismo è stata uno schifezza dovrebbe essere il minimo sindacale. Invece, di tanto in tanto, spunta qualcuno di Fratelli d’Italia (che già fa ridere come sigla politica) che con accenni o battutine racconta di questa nostalgia canaglia che certi camerati mantengono viva. Specie ora che hanno scalato le vette del potere e non devo più nascondere da dove vengono.
Il senso delle Istituzioni viene così tradito da antiche militanze in gruppi neofascisti che risalgono in superficie. Gli italiani - pronti a innamorarsi di chiunque in politica - hanno consentito a chi guarda al Ventennio con intento assolutorio di ricoprire ruoli chiave e ne subiranno le conseguenze con gaffes quotidiane che sono campanelli d’allarme che ci ridicolizzano in Europa.
Le conseguenze sono il revisionismo storico e il negazionismo di diverso spessore, che incidono su di un Paese che conosce poco la Storia con la complicità di certa Sinistra estrema che vuole goffamente intestarsi la Resistenza per propri fini, quando invece è un patrimonio comune che ha fondato la Repubblica e scritto la Costituzione.
Ci vorrebbe buonsenso, ma gli amanti degli slogan sono pericolosi e spesso ignoranti e attentano a valori democratici che dovrebbero essere l’assoluta e condivisa normalità.

Silvano nei nostri cuori

Se ne va con la discrezione, che era un suo tratto distintivo, Silvano Meroi. Era un ingegnere che dalla sua Saint-Vincent aveva raggiunto i vertici nazionali della Protezione Civile, perché sapeva - oltre a fare molte altre cose - mantenere il sangue freddo da autentico leader di fronte anche alle emergenze più difficili.
Le sue ultime battaglie le aveva al traforo del Gran San Bernardo da Presidente di questo tunnel fra Italia e Svizzera e lo aveva fatto conquistando la fiducia di tutti, compresi gli svizzeri che lo piangono insieme a noi, come fanno tutti quelli che lo hanno conosciuto.
Ridevamo assieme, perché il suo era un umorismo anglosassone, avendo entrambi delle responsabilità, della stupidità di certe burocrazie che trovavamo sul nostro cammino. E lo abbiamo fatto soprattutto a Roma, considerandoci sempre e scherzosamente due valdostani all’estero.
Era un uomo di azione, che ha affrontato una malattia rara e insidiosa senza mai deflettere o rassegnarsi, anzi dimostrando ogni giorno, di fronte ai problemi più difficili, che bisognava stare a testa alta e risolvere le cose.
Alla fine la malattia ce lo ha portato via, ma lui è saldamente nei nostri cuori.

Franchi tiratori nell’ombra

Non ci sono vincitori nel voto che ieri sera ha impedito il decollo del Governo Testolin e non lo scrivo perché sarei stato membro di questo nuovo Esecutivo.
Ad essere sconfitta è, infatti, la credibilità della politica intera, quando nasce l’impressione che i due voti mancanti allo schieramento di maggioranza non siano stati frutto di due franchi tiratori in libertà, ma di una trappola congegnata.
Spero davvero che questa ricostruzione, su cui nella rabbia del momento ci si è attardati nella tarda sera, sia infondata e che si sia trattato di un errore, cui si sarebbe sommato uno sfogo irrazionale e infantile di qualcuno.
Quel che è certo è che l’esito è pessimo e spinge verso elezioni anticipate, che nuocerebbero anche agli eventuali mandanti e di certo agli anonimi che hanno colpito nell’ombra, creando per la seconda volta - come già nella scorsa Legislatura interrotta anzitempo - un vuoto di potere letale in un momento politico pieno di argomenti importanti e di dossier complessi che esigono risposte.
Spero che si possa in breve reagire all’evento, ricostruendo i fatti (compreso l’attardarsi sospetto sulle modalità di voto) e trovando una soluzione per il rispetto delle persone e delle istituzioni valdostane.
Chi alimenta una logica da cupio dissolvi, cioè una volontà masochistica di autodistruzione,
si guardi allo specchio.

Basta con i filorussi

Confesso che mi sono stufato e indignato. I putinisti italiani sono una vergogna che alberga in posizioni varie da destra a sinistra, sfidando la logica e il buonsenso e prendendo a calci la realtà. Filorussi che si nascondono dietro ragionamenti arzigogolati e con ricostruzioni propagandistiche senza costrutto. Uffici stampa di chi è nemico dell’Occidente, sostenendo i cattivi senza provarne vergogna e facendo credere che aggressori ed aggrediti siano la stessa cosa. Ce ne sono di certo a libro paga di Mosca, ma anche complici dei russi per fare gli originali e i controcorrente. Spuntano complottisti, antiamericani, antieuropeisti.
Una specie di circo variegato che spinge sui Social e appare in TV per fare ascolti con conduttori cinici che nel nome dell’audience a certi fenomeni offrono palcoscenico senza contraddittorio. Sbandierano la libertà di stampa e di espressione e in realtà agitano solo la bandiera russa, facendo pure la parte dei saccenti e delle vittime - loro, le vittime! - se giustamente li si mette sul banco degli accusati.

Si vedrà

È prematuro commentare incarichi politici sino a quando non vengano ratificati dalla corrispondente Assemblea elettiva.
Questo vale anche per le eventuali nuove responsabilità in seno al costituendo Governo Testolin per riprendere il filo della Legislatura in corso.
L’alternativa, alla ricerca di una maggioranza che garantisse la ripartenza, sarebbero state le seconde elezioni anticipate alla fine di Maggio. Una scelta sciagurata con la legge elettorale ora in vigore e con molti temi sul tavolo che non consentono salti nel vuoto.
Le indiscrezioni in un mondo dove ormai le notizie girano in un battibaleno offrono uno scenario fatto di continuità e di novità. Per quel che mi riguarda la logica, se si chiuderà e la prudenza è sempre d’obbligo nella politica valdostana in cui le sorprese incombono, si tratta alla fine è semplicemente di lavorare con impegno, con attenzione ad un contesto di cambiamento profondo della nostra società, senza averne paura.

Il presidenzialismo non è una bacchetta magica

Leggo con distratta curiosità dell’esito delle elezioni regionali nel Lazio e in Lombardia. Vince il Centrodestra senza se e senza ma e non penso che ci si debba stupire perché è ancora, dopo le Politiche, sulla cresta dell’onda. Sott’acqua non tutto è così facile all’interno della coalizione, ma quando si vince tutto si aggiusta.
L’astensionismo resta il trionfatore di questa tornata elettorale e temo che questa scelta di disertare le urne non sia ancora sufficientemente compresa dal mondo politico. Ormai è una malattia della democrazia, cui bisognerebbe reagire con una spiegazione semplice e cioè che la democrazia è e resta partecipazione.
Nel caso delle Regionali la polarizzazione sulla sola figura del Presidente eletto non aiuta a difendere una democrazia diffusa con Consigli regionali al guinzaglio di un solo protagonista posto sul trono.
Ci ragioni la vasta truppa che in Valle d’Aosta predica il presidenzialismo come bacchetta magica.

Il dovere di una soluzione politica

Se faccio bene i calcoli con oggi mancano 45 giorni, se non si troverà una soluzione alla crisi politica, allo scioglimento anticipato del Consiglio regionale della Valle d’Aosta.
Questo mesto conto alla rovescia obbliga ad una gestione in ordinaria amministrazione e questo significa una forte limitazione all’attività del Governo regionale e al blocco di fatto dell’attività consiliare.
In queste ore ci saranno incontri decisivi e la situazione resta piuttosto confusa per posizioni differenti su come costruire un proseguimento della Legislatura. Ognuno dentro il Consiglio e fuori di esso tifa legittimamente su scelte diverse: dal proseguimento allargandola dell’attuale maggioranza ad una alleanza degli autonomisti con la Lega e, invece, chi in Consiglio regionale non c’è o vorrebbe rientrarci milita per elezioni anticipate.
Tutto legittimo, per carità. Ognuno è libero in democrazia di scegliere le formule che preferisce e applicare i conseguenti comportamenti. Personalmente, avendo la possibilità di guardare a problemi incombenti e a dossier molto complessi, mi auguro solo che si comprenda a pieno la delicatezza della situazione e si applichi, con ingenua semplicità, il buonsenso a tutela dell’Autonomia e per non svendere definitivamente la credibilità della Politica.
Insomma: trovare una soluzione, perché il ricorso alle urne sarebbe per tutti una sconfitta.

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