September 2009

Vendemmia con anticipo

uva_2009.jpgMi piace, in una forma di ammirazione della natura, vedere in questa stagione i vigneti pronti alla vendemmia con i grappoli gonfi.
E' una delle forme più antiche d'agricoltura e forse è uno dei settori che più ha seguito un processo di modernizzazione senza rompere i legami con la tradizione. Tutti proviamo un senso patriottico quando scopri fuori Valle, nella carta dei vini, il vino di un nostro produttore e ce ne sono di bravissimi.
Mi raccontano che il mese di agosto, torrido all'inverosimile, ha anticipato - come già avvenne nel 2003 - la stagione della raccolta che sta per iniziare, dopo un inverno che ci ha regalato tanta neve e di conseguenza tanta acqua.
Ho già scritto tante volte come vi sia, nella ripetitività dei ritmi agricoli, qualche cosa di rassicurante.

Pettegolezzo

«Perdono tutti e a tutti chiedo perdono. Va bene? Non fate troppi pettegolezzi».
Era il 1950, quando Cesare Pavese scrisse di suo pugno questa frase sulla prima pagina di una copia del suo libro "Dialoghi con Leucò", appoggiato sul comodino a fianco al letto nella stanza d'albergo. Il celebre scrittore piemontese si suicidò lì a quarantadue anni, usando per il suo addio questa annotazione sui pettegolezzi presa a prestito da una frase lasciata, anche in quel caso prima di uccidersi una ventina di anni prima, dal poeta russo Vladimir Vladimirovič Majakovskij.
Questo sembra far intravvedere il volto truce delle maldicenze, mentre in fondo pettegolezzo (da "pèto" in veneto e ciò qualifica l'espressione) o l'anglicismo "gossip" ("diceria insignificante o senza fondamento") sembrano nella vita odierne definizioni allegre in un Paese, l'Italia, dove il Presidente del Consiglio si indirizza all'opinione pubblica con interviste su "Chi".

Abuso di alcol: il limite dello 0,5

bicchieri_pieni.jpgIl Ministro leghista Luca Zaia, nel nome del comparto vitivinicolo, alza la voce contro gli eccessi di controllo sull'alcool al volante e i blog sulla Rete esplodono di consensi per il responsabile dell'Agricoltura. 
Si tratta del "paradosso italiano": se domani si verificasse un incidente stradale tragico a causa dell'alcool tutti sarebbero per la "tolleranza zero", ma poi - giorno dopo giorno - la comprensione lascia lo spazio ad un esprit de liberté che dovrebbe far riflettere sulla coesione sociale.
Ricapitoliamo: in Europa la media è la stessa che in Italia, vale a dire lo 0,50 grammi/lt di sangue. Ci sono Paesi a tasso zero (Ungheria, Romania, Repubblica Ceca) e con tassi più bassi, come lo 0,2 della Polonia, o più alti, tipo lo 0,8 del Regno Unito.
La ventilata riduzione in Italia non è passata, ma fra il 2007 e il recente decreto sicurezza si sono inasprite pene e sanzioni sino alla scelta per i neo patentanti di zero alcol per tre anni e nessun bicchiere per gli autisti di professione.
Per cui, francamente, il richiamo del Ministro, essendo una legislazione in linea con il resto dell'Unione, non è giustificata.
Poi soggettivamente possiamo pensare tutti che i limiti, come tutti i limiti, siano una gran rottura di scatole.

Collège d'études fédéralistes

gex_corrado_02.jpgSono contento che, dopo uno sconcertante buco di cui qualcuno porta la responsabilità, riparta il "Collège". Vi assicuro che, nelle mie peregrinazioni internazionali, ho trovato politici, diplomatici, professori universitari che - con vivo entusiasmo - mi raccontavano le loro esperienze formativa e umana qui in Valle.
Voluto dall'allora assessore Corrado Gex, ma con il contributo di mio zio Severino Caveri, all'epoca deputato, il "Collège" esordì nel 1961 e divenne, in anni in cui il federalismo era merce rara, un punto di riferimento per giovani di diverse provenienze.
Mi par di capire che l'iniziativa si riavvii con una partecipazione prevalentemente locale, ma suppongo che potrà riprendere presto quel respiro internazionale di cui abbiamo bisogno.
Nel momento in cui il federalismo rischia di diventare, per il troppo parlarne a vanvera, una moneta svilita è bene che in Valle si riaffermi, con voce forte e chiara, una caratteristica del nostro contesto culturale e politico.

Il perché della Zero

coca_cola_light.jpgLa "Coca-Cola" è un must dell'americanizzazione del mondo. Consiglio la letttura illuminante di un libro-inchiesta di qualche anno fa "Coca-Cola, l'enquête interdite" di William Reymond (Broché).
Da qualche tempo mi rode una curiosità: nella "Coca-Cola Zero", rispetto alla "Coca-Cola Light", non c’è il conservante benzoato di sodio. Per il resto l'etichetta elenca gli stessi componenti, mai precisandone le dosi.
Avevo letto che la "Zero" era nata in vista della difficoltà in futuro, nell'Unione europea, di adoperare il termine "light", per altro già normato dalla disciplina comunitaria.
Pare che non sia così e che la "Zero" avrebbe dovuto attirare la clientela maschile, che dà a "light" una connotazione troppo al femminile.
A me la "Zero" sembra sgasata e mi sfugge la vera ratio del doppio prodotto.

Cartellonistica creativa

bienvenu_arnad.jpgEsiste un "federalismo cartellonistico" in viva espansione.
I 74 Comuni della Valle, malgrado si siano da tempo coordinati nel "Cpel - Consorzio permanente degli Enti locali", non hanno mai ritenuto utile mettersi d'accordo - magari nel rispetto del Codice della strada - per evitare nei materiali adoperati, nella dimensione e nella grafica dei cartelli uno sbizzarrirsi della fantasia tipo villaggio dei Puffi.
Nessuno pretende un ordine e forse un grigiore da Cantone svizzero-tedesco, ma un minimo di regole comuni, evitando una legge regionale in più, sarebbe un bel segnale. 

Fantasmi della memoria

le_grenier_interno.jpgI fantasmi esistono. Non sono quelli dei manieri scozzesi. Sono, invece, quelli che materializziamo con il flusso dei nostri ricordi.
L'altra sera associavo questo pensiero ad un ristorante ("Le Grenier" di Saint-Vincent, ideato da Maurizio Bich molto tempo fa) che, malgrado i cambi di proprietà e di menù, ha mantenuto per me - per le tante serate passate negli anni - un genius loci. Esserci, seduto ad un tavolo, evoca molto più di una seduta spiritica!
Ogni tanto penso a ristoranti che non ci sono più, come il "Reale" di Bard, il celebre "Cavallo Bianco" di Aosta, il "Dora" di Pont-Saint-Marti, i locali di Sanson.
In realtà sono ben vivi nella memoria, legati come restano ad amori, amicizie, convivialità.

Carota e bastone

cassonetti.jpgSono curioso di capire, alla fine, dove andrà la politica dei rifiuti in Valle, sapendo che da noi come altrove questo è un problema non banalizzabile.
Archiviata apparentemente la termovalorizzazione dei rifiuti, si parla da mesi ormai di un trattamento a freddo che dovrebbe produrre anche del combustibile. La lettura incrociata delle varie fonti e le differenti prese di posizione portano a dire che anche in questo caso tante teste corrispondono a tante idee e talvolta, nell'usare la stessa espressione, si dicono nella pratica cose molto diverse.
Esiste un unico fattore unificante, che è importante ma non risolutivo da solo: la differenziata, la cui percentuale anche in Valle cresce.
Ma guardando nei cassonetti, soluzione di raccolta rozza per un sistema impegnativo e responsabilizzante, ci si accorge di come la disciplina per ora scricchioli e non a caso le migliori percentuali in Europa si ottengono con "carota e bastone"

7 Settembre

festa_vda_2009.jpgLa Festa della Valle d'Aosta ha alcuni, pochi nemici a destra come a sinistra.
I motivi sono nel solco bipartisan di uno sconcertante "embrassons - nous", fatto di slogan: l'identità valdostana è un'invenzione, i valori e le idee comuni una barzelletta, lo Statuto un vieto e immeritato privilegio, la classe politica tutta nello stesso sacco di cupidigia e/o stupidità.
Sia chiaro che a questi estremismi non bisogna rispondere distorcendo la realtà: il Popolo valdostano e la sua cultura mutano, le trasformazioni investono il patrimonio collettivo, i meccanismi democratici soffrono di una mancanza di confronto,  esiste un rischio di guardarsi l'ombelico, beandosene.
Ma una Festa, che è ancora piccina per il poco tempo dalla sua istituzione, ci voleva, e spero che i valdostani ne colgano le opportunità.

Bimbi dittatori

E' un argomento consueto di conversazione e, per altro, l'osservazione del fenomeno è banale. Basta fare attenzione per strada o a casa di giovani amici.
La visibilità deriva oltretutto da un confronto con il passato e con quegli atteggiamenti diversi rispetto a quel che è stata per tanto tempo, nel bene o nel male, la normalità.
Mai come oggi i genitori, ruolo difficile per il quale stranamente non ci sono lezioni, esami o patenti, sono troppo spesso "anima e core", atteggiamento inteso come posizionamento acritico e spesso catatonico, dalla parte dei propri figli.
Un atteggiamento protettivo bello, nobile e naturale che oggi rischia di tracimare in un difensivismo e in un perdonismo avulsi dalla realtà. Della serie: i pargoli - la cui presenza prolungata in famiglia diventa, sotto l'ala dei genitori, come un elisir di giovinezza - hanno sempre ragione.

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