April 2010

Il 1° Aprile

Un classico pesce d'aprileTrovo su un sito francese una bella spiegazione sintetica del perché del Pesce d'Aprile (io ne ho proposto uno sull'orso qui sotto...) e dunque ve la sottopongo:
"Il semble que cette tradition remonte au XVIe siècle. A cette époque, on avait pour coutume de s'offrir des cadeaux à la nouvelle année. Or, en rendant visite à ses sujets sur toute l'étendue du territoire français, le roi Charles IX se rend compte que la nouvelle année commence à des dates différentes selon les régions! Par l'Edit du Roussillon publié en 1564, il décrète alors, pour unifier son pays, que l'année commencera dorénavant le 1er janvier, en raison du rallongement des jours. De là, on comprend facilement que tous ceux qui continuaient de fêter la nouvelle année le 1er avril s'attiraient les moqueries de leurs contemporains... Et avec le temps, les railleries moqueuses se transformèrent en canulars et farces à faire ladite date.
Pourquoi le poisson?
Rien n'authentifie une hypothèse plus qu'une autre sur le choix du poisson associé au 1er avril. Mais plusieurs sont à considérer comme raisons possibles:

  • en avril, on quitte l'hiver. Or le poisson est le dernier signe zodiacal de l'hiver;
  • le carême prend fin lui aussi. Or pendant cette période, on ne mange pas de viande. Seul le poisson est permis...
  • en avril, c'est aussi l'époque où nombre de poissons vont frayer pour se reproduire. La pêche en est alors interdite. Raison de plus pour offrir un poisson à celui qui est crédule!
  • enfin, la tradition, jusqu'aux temps modernes, était d'offrir en étrennes à la nouvelle année, un cadeau alimentaire..."

Confesso di pensare che ormai quotidianamente emergono notizie così assurde e strampalate, in un quadro di avvenimenti che talvolta obbligano a darsi un pizzicotto per accertarsi di essere svegli, da aver reso il confine fra fantasia e realtà così flebile da indebolire lo stesso 1° aprile...

Il timbro postale

Un timbro postale celebrativoI giornali di partito, nelle gravi difficoltà dell'editoria scritta, sono una crisi nella crisi. Dopo anni gloriosi, le vecchie testate sopravvissute - grazie ai soldi pubblici, sin che durano - sono sfinite di fronte ai cambiamenti della società e spostarle sul web, con edizioni online uguali a quelle di carta, non ferma il declino.
Mi è rimasta su "Le Peuple", il settimanale dell'Union Valdôtaine, una piccola pillola in prima pagina: si tratta di "Fin de citation", cioè una citazione di qualche personaggio famoso cui aggiungo di mia penna un breve contrappunto.
Vi assicuro che la ricerca è impegnativa ma divertente e trovo ogni tanto qualche benevolo lettore che, incontrandomi o via mail, commenta il contenuto di una coppia fatta di citazione più commento e per chi scrive è sempre un piacere.
D'altra parte scrivo con regolarità sul "Peuple" da più di vent'anni tra articoli vari, "Calepin" e in passato anche degli editoriali. Oggi gli editoriali li leggo per informarmi sull'esatta linea politica del mio movimento. In passato - con le complicate procedure previste da modelli democratici - si sceglieva la linea politica e poi si facevano gli editoriali, ma si vede che sono démodé perché oggi si indica la linea prescelta sul giornale di partito e gli organi statutari ne discutono ex post, tipo mettere il timbro postale su di una lettera già scritta.
È il decisionismo, ragazzi.

Caleidoscopio 6 aprile

Le cuffie nello studio radio della Rai valdostanaIl "Caleidoscopio" dopo Pasqua - sempre di martedì dopo la "Voix de la Vallée" su "Radio1"- ha un'ampia parte dedicata alla storia.
Anzitutto con un ricordo del recentemente scomparso Vincent Tréves con registrazioni in cui ricorda il suo primo incontro con Emile Chanoux e come riuscì a diffondere clandestinamente la celebre "Dichiarazione di Chivasso".
Con lo storico Sergio Soave, invece, a quasi cinquant'anni dalla morte, ci occupiamo della figura complessa di Federico Chabod, che sarà oggetto di attenzione durante tutto l'anno.
Del tutto diverso, invece, il racconto di un bancario, appassionato di viticoltura, Emiro Marcoz, che cerca non solo di coltivare la vigna donatagli dai nonni, ma anche di informare i giovani sul vino e sul lavoro della terra.
Christian Diémoz, infine, propone, nella rubrica "un libro-un disco", il libro di Renato Dattola "Siamo tutti figli di Eva".
Dalla trasmissione successiva bisognerà zigzagare evitando, in nome della "par condicio", i candidati alle elezioni e con centinaia di persone che si presenteranno alle "comunali" il compito non sarà per nulla agevole!

Tanti cari auguri di Buona Pasqua con una poesia

Buona Pasqua con un uovo d'artistaElegia pasquale
Pasqua ventosa che sali ai crocifissi
con tutto il tuo pallore disperato,
dov'è il crudo preludio del sole?
E la rosa la vaga profezia?
Dagli orti di marmo
ecco l'agnello flagellato
a brucare scarsa primavera
e illumina i mali dei morti
pasqua ventosa che i mali fa più acuti

E se è vero che oppresso mi composero
a questo tempo vuoto
per l'esaltazione del domani,
ho tanto desiderato
questa ghirlanda di vento e di sale
queste pendici che lenirono
il mio corpo ferita di cristallo;
ho consumato purissimo pane

Discrete febbri screpolano la luce
di tutte le pendici della pasqua,
svenano il vino gelido dell'odio;
è mia questa inquieta
Gerusalemme di residue nevi,
il belletto s'accumula nelle
stanze nelle gabbie spalancate
dove grandi uccelli covarono
colori d'uova e di rosei regali,
e il cielo e il mondo è l'indegno sacrario
dei propri lievi silenzi.

Crocifissa ai raggi ultimi è l'ombra
le bocche non sono che sangue
i cuori non sono che neve
le mani sono immagini
inferme della sera
che miti vittime cela nel seno.

Andrea Zanzotto

A proposito di turismo

Turisti ad Aosta durante il ponte pasqualeTutti al capezzale del turismo, chiedendosi che cosa ci sia da fare. Ci pensavo stando due giorni a Venezia, dove se non troveranno una soluzione per regolare i flussi tra pochi anni il "consumo" della città sarà completato. Quando me ne sono occupato, direi che per la Valle mi sono convinto che:
- bisogna puntare sugli stranieri, cominciando dagli europei e dai russi, facendo accordi per il Giappone e snasando per il mercato indiano e cinese;
- gli italiani non vanno snobbati, specie quelli di prossimità ma anche quelli più distanti se l'aeroporto funzionerà, sapendo che la scusa possono essere dei "grandi eventi", quelli veri;
- condizione imprescindibile è avere posti letto di varia gamma, smettendola di trovare escamotage per continuare a far fare seconde case per i soliti noti;
- le Alpi devono fare sistema fra di loro sui mercati più lontani e lavorare per contrastare l'idea che la vacanza sia solo la spiaggia;
- la "tipicità" della Valle va coltivata con una cultura dell'accoglienza che vuol dire che venir da noi deve essere un piacere;
- l'alta montagna, a certe quote, è una nostra ricchezza e bisogna, in tutta sicurezza, accompagnarci i turisti.
Potrei aggiungere altri punti - tipo la straordinarietà dei castelli, la forza del termalismo, l'importanza della sentieristica, la chance dei Saveurs du Val d'Aoste - ma questi, intanto, bastano e avanzano!

Come le cose cambiano

A Pasqua non si va più al ristorante?Le feste comandate mutano per ciascuno con il passare degli anni, da bambino o da adulto le circostanze e i ruoli sono ben diversi, ed i rapporti in famiglia proprio con il passare del tempo si trasformano per la naturale scomparsa dei parenti più anziani che cementavano i rapporti, creando un progressivo allentamento da certi vincoli parentali e dai comportamenti collegati.
Ma così è sempre stato, semmai accentuato dalla scomparsa delle famiglie allargate del passato, ma le festività cambiano anche per le modifiche nella società in cui viviamo e la percezione sempre meno tradizionalista di certi momenti rispetto alla fissità del passato e questo modifica anche alcuni rapporti comunitari e partecipativi nei paesi. 
Pensiamo appunto alla Pasqua: mobile sul calendario, ma situata nella bella stagione, è una festività estroflessa che ci proietta fuori dal cerchio ristretto della parentela ("Natale con i tuoi, Pasqua con chi vuoi").
Oggi per chi può Pasqua è sempre più svago, viaggio, vacanza.  
Se penso alla mia infanzia, ricordo Pasqua come uno dei rari casi durante l'anno in cui si andava al ristorante ed era per i figli una specie di test di "bon ton"...
A distanza di qualche decennio tutto ciò fa sorridere.

La fenomenologia dei gabinetti

L'ingresso dei bagni pubblici a VeneziaPasquetta è gita, scampagnata, visita. «Mi raccomando fai la pipì!». Nelle primissime "uscite" da gita scolastica - che fosse un pullman o il treno - questa era uno delle tante e caratteristiche paranoie  che ti trasferivano i genitori prima di partire (negli anni resta sempre quella «mangia,mangia!»), lasciandoci alcune regole essenziali al momento in cui ti davano i primi soldini «per affrontare il mondo».
Girando parecchio - ma vi assicuro che anche in politica è bene farlo prima di un comizio o di una riunione - la "pausa pipì", oltreché dover essere tempestiva, è istruttiva anche e soprattutto da adulti. Infatti dai gabinetti pubblici si vede civiltà ed educazione di un popolo ed è bene rifletterci anche in Valle di cui potrei fare, nel caso in esame, un dettagliato elenco di orrori, cominciando da Aosta.
Bene ha fatto il Comune di Venezia ad appaltare bagni pubblici in giro per la città, dove si può andare alla toilette, pagando una cifra ragionevole senza entrare nei bar alla ricerca, pur legittima in un esercizio pubblico in cambio beninteso di una consumazione, di un bagno.
E' una delle "buone pratiche" fra le tante esistenti. Talvolta basta copiare.

La prevenzione dei rischi

La recente frana ad ArnadLa scossa di terremoto che ha colpito la Valle d'Aosta nelle scorse ore non deve preoccupare. La classificazione delle zone sismiche della Regione è rassicurante e qualche maggior accortezza nelle costruzioni riguarda solo quelle aree che sono - come in questo caso - nei pressi del Cervino o, come dimostrato da una scossa in un recente passato, nell'area del Monte Bianco.
Piuttosto non bisogna abbassare la guardia in un altro settore, come potremo ricordare tra pochi mesi con i dieci anni dalla terribile alluvione del 2000, che investì la nostra Valle in maniera impressionante. Infatti i dati, Regione per Regione, della mappatura delle zone a forte rischio idrogeologico ci pongono purtroppo al vertice delle zone pericolose e ciò significa grande attenzione nei piani regolatori e azioni precise di difesa del suolo specie con costosi interventi di prevenzione e bonifica.
Più di una volta è stato chiesto allo Stato italiano uno sforzo di sostegno, che oggi potremmo in parte, e agevolmente, immaginare anche con l'uso di quel fondo ormai cospicuo rappresentato da denaro non spendibile nel bilancio regionale per rispettare il noto "Patto di stabilità".
I recenti casi di Arnad, prima con i rischi incombenti su di una frazione e poi con l'operazione di disgaggio di una frana che minacciava la strada statale, sono episodi ripetibili in molte altre zone della Valle e i costi di certi interventi di tutela sono impressionanti.

Uno dei refrain pasquali

Alcune pecore in un agriturismo valdostanoPare che un'errata definizione in un servizio del telegiornale - un ristorante definito come agriturismo quando non lo era - abbia creato una rabbiatura nei gestori di agriturismi. La reazione è positiva e cercherò di spiegare il perché.
Quel che c'è di divertente nei giornalisti (categoria cui appartengo con il numero "9" come iscrizione all'Ordine della Valle d'Aosta) è la ripetitività. Quando c'è qualcuno che lancia un refrain in tanti lo seguono.
Una delle parole d'ordine del periodo pasquale, inventata da un singolo che poi probabilmente sarà un dispaccio d'agenzia, è stata: vanno molto bene gli agriturismi e da lì in poi attorno al tema c'è stata una "catena di Sant'Antonio" rinvenibile per tutto il periodo vacanzifero genere tormentone.
Dicevamo dell'aspetto positivo. La legislazione regionale in Valle d'Aosta sull'agriturismo è garantista per il consumatore e anche per il coltivatore diretto che sceglie di avere un'attività turistica integrativa del proprio reddito e ben sappiamo come come accoppiamento sarà importante specie quando, purtroppo tra pochi anni, i contributi europei declineranno. Per cui la cinquantina di strutture che ci sono in Valle garantiscono mediamente, quindi con alti e bassi di qualità, un legame fra prodotti aziendali e quanto viene proposto al consumo nel ristorante.
Fuori Valle questo criterio è in generale inesistente a causa di un lassismo ben noto, per cui nessun agriturismo si sarebbe arrabbiato di un ristorante "normale" scambiato per questa formula, da noi invece appositamente normata e dunque distinta nella percezione comune, che lega strettamente agricoltura e turismo.

Un passaggio storico per la ferrovia

Un trenino sulla ferrovia valdostanaHo già raccontato, ma mi diverte ripeterlo, che mio nonno René era sul primo treno che arrivò nella stazione ferroviaria di Aosta il 5 luglio del 1886. Aveva vent'anni e dunque era nato un anno dopo la legge di finanziamento che aveva finanziato la linea ferroviaria e a questo risultato aveva contribuito - e la stampa locale lo aveva riconosciuto - suo papà, Paul Caveri, quando era stato Sottoprefetto di Aosta.
Purtroppo, tranne qualche variazione di tracciato, una visibile a Chambave, la linea è rimasta quella, come è avvenuto per la tratta da Aosta a Pré-Saint-Didier, costruita in un annetto (!) e inaugurata nel 1928, anzi peggiorata nel 1968 con lo stradicamento dell'elettrificazione.
Oggi il Consiglio Valle ha dato il parere sulla norma d'attuazione che "regionalizzerà" l'esercizio della nostra ferrovia, dopo un percorso di ulteriori decreti per finanziamenti e accordi, comprensivi anche dei lavori da effettuare sull'infrastruttura. Il servizio sarà assegnato con bando di gara europeo.
Penso che ci siano le ragioni per ritenere la data odierna un tassello interessante nell'ormai lunga storia della nostra ferrovia. Speriamo sia un punto a capo, nel segno di una ragionevole modernizzazione, rispetto all'attuale situazione di degrado e di cattivo funzionamento del servizio.

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