Donne della mia vita, per me - e chi mi conosce lo sa bene - non c'è bisogno dell'8 marzo per festeggiarvi. Anzi come molte mie amiche snob ritengo che l'esistenza di una Festa dedicata sia un segno di minorità e dunque ingiusto perché le donne non hanno più, almeno nella nostra Valle d'Aosta, una qualche logica di inferiorità, specie se la parità è bovinamente concepita come essere come noi uomini, pieni come siamo di difetti.
So bene che ci sono settori, come la politica dove ho razzolato per anni, in cui esistono ancora spazi molto "al maschile", ma in fondo i meccanismi democratici - ben più degli odiosi recinti delle quote per legge - non impediscono affermazioni al femminile.
Specie se le donne, come dicevo, non finiscono per ricopiare gli uomini con i loro vizi e certe loro meschinità. Non che ovviamente le donne siano, con il loro modo di essere, fonte di ogni perfezione, in politica come altrove, ma il loro approccio, il loro punto di vista e la loro sensibilità sono una chiave di lettura che sa essere diversa rispetto a noi maschi.
E così mi piacerebbe fare un tazebao in cui mettere una dietro l'altro i nomi delle donne della mia vita, dalla mamma in poi e ancora la nonna, le zie, le compagne di scuola, le amiche, le morose, le fidanzate, le complici, le mogli, le colleghe, le scrittrici e via di questo passo in un mondo in cui si sono incrociate tante storie, compresa la gioia di avere una figlia che ti guarda dentro come nessun altro, carne della tua carne al femminile. E la felicità con Mara, che non finisce mai di stupirmi.