Non trovo migliori parole di quelle del mio amico, giornalista sportivo de "La Stampa", Luca Casali, quando descrive nell'inizio di un articolo la storia incredibile di una delle due atlete valdostane alle Olimpiadi di Rio de Janeiro, che cominciano oggi. Catherine Bertone, valdostana di adozione, medico di professione, anni 44, quando forse i Giochi Olimpici potevano essere considerati un sogno irraggiungibile. L'altra è la triatleta di Gressan Charlotte Bonin, al suo secondo impegno olimpico.
Scrive Casali della Bertone: "L'aria è frizzante alle sei del mattino. Anche in piena estate. Ed a Catherine Bertone quella sensazione di freschezza regala solo libertà. E gioia. La corsa per lei è vita. Roma, il giorno prima che il "Coni" approvasse la lista proposta dalla "Federazione italiana di atletica leggera". Bertone non sapeva ancora se sarebbe stata o meno per la prima volta nella vita un'atleta olimpica. Eppure si è alzata all'alba, ha indossato le scarpette ed è andata ad allenarsi: «Il mio lavoro e la mia famiglia. Sono questi due fattori che mi ridimensionano l'esistenza, che mi fanno capire che la corsa è solo una delle tante ragioni della mia vita. Andrò alle Olimpiadi a correre la maratona ed è un sogno che si avvera. Ma lo capisco più dalle emozioni che mi trasmettono tutte le persone che mi incontrano che da quelle che, per ora, riesco a provare»".