September 2016

I bambini spazzacamino

I 'petits ramoneurs' valdostaniLa notizia è semplice: da domani al 5 settembre a Santa Maria Maggiore, in Val Vigezzo, terra ossolana, torna il "Raduno internazionale dello Spazzacamino". I particolari di cronaca sono questi: l'incontro annuale è giunto alla 35esima edizione ed è organizzato dall'"Associazione nazionale Spazzacamini" con la collaborazione del Comune di Santa Maria Maggiore e della "Pro loco" di Santa Maria Maggiore. Sono attesi - in una delle patrie degli spazzacamini alpini - oltre mille spazzacamini provenienti da ventidue Paesi: i partecipanti arriveranno dagli Appennini alle Alpi e poi da Svizzera, Germania, Austria, Francia, Belgio, Olanda, Danimarca, Svezia, Norvegia, Finlandia, Lituania, Lettonia, Estonia, Romania, Inghilterra, Scozia, Stati Uniti, Giappone e, per la prima volta, anche da Polonia e Bosnia.

Quando la fertilità diventa una gag

Beatrice LorenzinSe non ci fosse dietro a tutto un tema serissimo, il #fertilyday sarebbe oggetto di facili lazzi anche piccanti. Della serie, con voce ammiccante e sguardo al testosterone: «Cara, che cosa fai il 22 settembre?». Già il 22 settembre è il giorno in cui il Governo proporrà un sacco di manifestazioni - se non saranno stoppate dalle polemiche - in diverse città italiane (Aosta non c'è) al grido, in sostanza del: «"Fate dei figli!». I temi ad essere precisi saranno: il pericolo della denatalità nel nostro Paese, la bellezza della maternità e paternità, il rischio delle malattie che impediscono di diventare genitori, l'aiuto della medicina per le donne e per gli uomini che non riescono ad avere bambini. Inquieta, per altro, l'idea - che emerge dagli annunci - dei "Villaggi della fertilità", che sembrano una tribale forma di promiscuità fecondativa da rito orgiastico.

Dietro il burkini

Le due versioni della Nazionale femminile di pallavolo dell'IranQualche tempo fa, su "Twitter", ho visto a confronto le foto della squadra femminile di pallavolo dell'Iran, prima e dopo la famosa rivoluzione iraniana che avvenne fra il 1978 e il 1979. Allora le ragazze della squadra erano vestite all'occidentale con maglietta e pantaloncini, mentre oggi - per essere in squadra o meglio per vivere senza che i "guardiani" del regime ti prendano a scudisciate - devi mettere vestiti coprenti, essendo la logica quella della mortificazione del corpo femminile.
L'anno scorso in Marocco, in una bella spiaggia popolatasi di giorno solo dopo la fine del periodo del "Ramadan", ho visto di tutto. Ragazze in bikini che potresti vedere a Rimini, donne in "burka" - che arrivavano cariche come somari, arrancando sulla sabbia con nugoli di bimbi, mentre il marito non portava nulla - che facevano il bagno del tutto intabarrate con vicino altre donne che, invece, indossavano il "burqini" o "burkini", secondo la grafia.

Rovazzi: il tormentone estivo

Fabio Rovazzi nel video di 'Andiamo a comandare'Il tormentone musicale dell'estate è stato "Andiamo a comandare", un brano scritto e interpretato dal ventiduenne Fabio Rovazzi, video-maker di professione e molto conosciuto su "Facebook" e "Youtube" per i suoi filmati. Immagino che in molti abbiano visto anche il video e non solo ascoltato il brano, la cui prima parte qui trascrivo:
«"Ma guardi signor Rovazzi
, ho in mano qua la sua cartella e E devo dirle che tra tutti i valori 
Le è salito "l'andare a comandare
". Mi spiace"... Ho un problema nella testa, funziona a metà
, ogni tanto parte un suono che fa...».

Il caldo che divora i ghiacciai

Il ghiacciaio del Monte Bianco nello scorso mese di agostoA guardare questa estate viene in mente la bellissima Luisa Ranieri e lo spot di una quindicina di anni fa con il famoso e torrido (non solo per la temperatura) tormentone «Anto', fa caldo» della "Nestea". Questa idea del bel tempo come valore assoluto - di cui sono portavoce le meteorine televisive depresse in video in caso di pioggia - è già relativizzata quest'anno da una natura arsa per la gran parte della bella estate, ma esiste una tendenza generale ben più delicata e che mi crea una vaga apprensione per quel che verrà. Se davvero dovessimo guardare solo fin dove arriva il nostro sguardo e la nostra prospettiva di vita, allora avremmo davvero scarso acume e la stessa politica sarebbe lo spazio fra un'elezione e un'altra, piccola cosa strisciante e non un tentativo di guardare dall'alto al domani, che si decide in gran parte oggi.

Che barba!

Un 'barbudo' storico...Il tema è futile, ma è una indicazione di costume che può avere un suo interesse, specie per non inseguire solo gli orrori o i mal di pancia che ci vengono proposti ogni giorno. Per cui mi scuso della digressione leggera e spero di non essere... barboso. Un gioco di parole che apparirà tra breve in tutta la sua ovvietà.
I giovani di oggi - nozione ormai tirata come un elastico sempre più in là e sarà per questo che mi sento ragazzo (scherzo) - hanno riscoperto la barba, la cui antichità è dimostrata - per avesse voglia di consultarla - dalla singolare lettura della voce "barba" della "Treccani". Comunque sia, chi si fosse distratto si guardi attorno e noterà come questo ritorno sia una palese evidenza ed in Valle d'Aosta, dove barba e baffi avevano tenuto di più rispetto ad altre zone anche nei periodi meno... pelosi, il fatto è ancora più macroscopico.

Il "caso Raggi" scuote la politica

Governare Roma era un rischio calcolato per i pentastellati. L'istinto generoso del fondatore Beppe Grillo ed il freddo calcolo dello scomparso guru Giandomenico Casaleggio penso coincidessero, quando nella Capitale si era capito che i cittadini elettori avevano deciso che ai "Cinque Stelle" toccasse il compito di governare.
E - lo dico perché l'ho visto spesso in tanti anni di politica - stare all'opposizione o in maggioranza non è la stessa cosa e non sempre il passaggio da una sedia all'altra è un automatico successo, perché governare è difficile e faticoso e la bacchetta magica non ce l'ha nessuno in tasca. Soprattutto in anni come questi in cui le competenze contano molto e non ci si improvvisa e le scarse risorse economiche pubbliche rendono difficili certi giochi di prestigio del passato.
A Roma il successo dei "grillini" (per ora - poche balle!- Grillo resta il leader) è stato una felice combinazione fra quanto già detto - cioè la voglia di svoltare dopo l'ennesima fogna, questa volta "Mafia Capitale" - e la candidata, Virginia Raggi, la ragazza carina della porta accanto, pure avvocato.

La Televisione uscita dalla televisione

Un panorama da BiarritzOgni settore in cui ci si trovi implicati ha il vantaggio, se lo si voglia, di consentire di imparare cose nuove - come metodo utile in tutti i casi - in un periodo nel quale appena ti distrai, talvolta con la presunzione di essere depositario di un sapere considerato buono per sempre, rischi di non capire cambiamenti così veloci da lasciarti subito indietro e riacchiappare la testa del gruppo non è così facile.
Mi occupo, in un ambito piccolo piccolo piccolo qual è la programmazione regionale di "RaiVd'A", della Televisione (e della Radio, ma quella oggi non c'entra).
La mia unica finestra sul mondo televisivo è dal 2009, quando sono tornato al lavoro dopo tanti anni dedicati in esclusiva alla politica grazie alla possibilità-obbligo dell'aspettativa, un breve soggiorno settembrino a Biarritz sull'Atlantico, dove si svolge un "incontro-mercato".

La posta in gioco

Un murales dell'EtaHo avuto in passato frequentazioni, ma mai amicizie vere e proprie, con esponenti politici dei Paesi Baschi. I valdostani autonomisti (quando la definizione di "autonomista" non era chez nous ancora tristemente inflazionata) facevano parte - per me in particolare al Parlamento europeo e poi al "Comitato delle Regioni" - di ambienti politici di confronto e di dibattito fra quei popoli che chiedono - ognuno avendo una propria storia - livelli differenti di libertà, andando dall'indipendenza statuale sino a forme di decentramento amministrativo, appunto in una scala di scelte che va da un massimo ad un minimo.

Arabeschi senza Europa

Il giornalista francese Gerard LeclercOgni tanto, di questi tempi, a difendere gli ideali europeisti mi sono sentito come uno di quei giapponesi rimasti per decenni nella giungla senza sapere che la Seconda Guerra Mondiale fosse finita e che il Giappone si fosse arreso.
E' chiaro, oltretutto, un ulteriore paradosso, come se uno sognasse di diventare amico di un leone e si trovasse invece a dover frequentare un ornitorinco. Nel senso che per me essere amichevole con l'Europa attuale non è facile, trattandosi di una brutta copia persino delle mie più misere speranze di un idem sentire comunitario e di un disegno federalista che metta assieme un'identità europea sommatoria dei tanti popoli che vivono nel Vecchio Continente. Mentre oggi siamo di fronte ad un puzzle di Stati che è difficile mettere assieme ed anzi si rischia di buttar via le speranze europeiste assieme a quanto non funziona davvero. Come si dice: "buttar via il bambino con l'acqua sporca"!

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