April 2017

La Valle d'Aosta annessa alla Svizzera

La bandiera svizzera a Palazzo regionaleLa notizia sarà ufficializzata oggi e si preannuncia una conferenza stampa per questo pomeriggio attraverso un collegamento video triangolare fra Aosta, Berna e Roma. La sigla iniziale è già stata scelta e sarà "Montagnes Valdôtaines" eseguita da corni alpini provenienti dai Grigioni. Dal 1° Aprile del prossimo anno, avendo dunque a disposizione dodici mesi per mettere a punto tutti i meccanismi necessari per l'annessione, la Valle d'Aosta diventerà la 27esima Repubblica della Confederazione Elvetica. Era dal 1978, quando divenne Cantone il Jura che non nasceva un nuovo Stato e per altro è la prima volta che questo avviene con un distacco vero e proprio da uno Stato confinante, in questo caso l'Italia.

Speranze contro paure

Nelson MandelaLa quotidianità di ciascuno di noi finisce per essere legittimamente assorbita da mille gesti ripetitivi e da una giusta dose di gioie, quando possibile, e di rotture di scatole, quando arrivano. Discutere di massimi sistemi va bene, ma esiste una necessità: fare in modo di vivere il meglio possibile ed avere problemi risolti e pochi grattacapi aggiuntivi a quelli che già si manifestano da soli.
Eppure, gira che ti rigira, alcuni interrogativi importanti alla fine bisogna porseli, perché anche il più misantropo fra di noi deve confrontarsi - a meno che non stia chiuso davvero in un eremo - su temi mica da ridere, come il futuro della comunità in cui vive con annessi e connessi.
Per cui mi permetto di chiedermi: «su cosa poggia la Politica?». Oggi verrebbe da dire «su poca cosa», visto che esiste una scarsa considerazione di chi la pratichi, generalmente non dicendolo agli interessati, in loro presenza.

Oggi, che piove

Piove: mi aggiro con un grosso ombrello "Michelin", guido prendendo grandi pozzanghere sul lato della strada, osservo incuriosito un solo attimo di pausa con un brevissimo arcobaleno per aria. Il cambio del mese è andato così e bisogna prenderne atto.
Così mi è venuto in mente Francesco Guccini, uno dei cantori della mia generazione, che sento vicino anche per la sua storia mai cancellata di essere un montanaro, anche se appenninico. Ricordo la sua canzone, così piena di intuizioni come fossero vecchie foto "Polaroid", in queste ore di pioggia di una giornata uggiosa: «Ma dove sono andate quelle piogge d'aprile che in mezz'ora lavavano un'anima o una strada e lucidavano in fretta un pensiero o un cortile bucando la terra dura e nuova come una spada?
Ma dove quelle piogge in primavera quando dormivi supina, e se ti svegliavo ridevi,
poi piano facevi ridere anche me con i tuoi giochi lievi?»
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Il cimitero immaginario

Un cimitero di montagnaEsiste la Grande Storia, quella che si riferisce - usando il fluire del tempo - dal passato più remoto ad oggi. La si studia a scuola, nell'incrociarsi balbettante dei programmi scolastici a seconda del grado di istruzione che si frequenta. Poi ce n'è una più Piccola di Storia, meritevole anch'essa di interesse e di maiuscole, che riguarda invece noi stessi e come ci poniamo rispetto agli eventi e alle persone che incontriamo nel corso della nostra esistenza.
Mi è capitato di pensare l'altro giorno - nel ricordare il mio amico botanico ed illuminista Aldo Poletti in una cerimonia pubblica - al fatto che ho come tutti un cimitero di persone che ho conosciuto quando erano in vita: una sorta di pantheon mentale, che potrei immaginare non come un grande palazzo ma come un semplice cimitero di montagna, magari uno di quelli, come avviene ad Antagnod o a Gressoney-Saint-Jean, addossati alla chiesa parrocchiale. Scontato evocare quella "Antologia di Spoon River", la raccolta di poesie che il poeta statunitense Edgar Lee Masters pubblicò tra il 1914 e il 1915 sul "Mirror di St. Louis". Ogni poesia - che poi compose il libro - riguardava, in forma di epitaffio, la vita di una delle persone sepolte in questo cimitero di un paesino di fantasia del Midwest statunitense.

La prevalenza del cretino

Il libro di Fruttero & Lucentini nella versione franceseHo raccontato di come "La Stampa" abbia celebrato i propri centocinquant'anni, ma anche festeggiato il proprio radicamento territoriale nel suo territorio "core business", che è il Nord-Ovest, Valle d'Aosta compresa. Presenza esplicitata attraverso le pagine di quelle che vengono definite in gergo "le Province", cioè le edizioni locali, tra le quali quella valdostana, che è pure Regione autonoma per esattezza lessicale.
Avessi parlato quella sera dei festeggiamenti, ma non ne avevo l'autorità, avrei ricordato degli editorialisti de "La Stampa" del passato, alcuni li ho conosciuti anche di persona, che hanno forgiato chi - era quanto avveniva a casa mia - considerava il quotidiano piemontese come se fosse stata una creatura domestica. Mi vengono in mente Luigi Firpo, Giovanni Arpino, Lietta Tornabuoni, Leo Pestelli, Enzo Bettiza, Igor Man, Alessandro Passerin d'Entrèves: uno straordinario gruppo di intellettuali e giornalisti, che cito a memoria e chissà con quali colpevoli omissioni.

Vite parallele da Social

Un utilizzo alternativo di 'Facebook'Non mi sono mai azzardato, anche se mi pare potrebbe ringiovanirmi, di aggiungere alla mia biografia qui sul Sito - che pure dovrei aggiornare sul versante politico perché ferma a puntate precedenti - la dizione "Blogger". Ed invece, poiché scrivo ormai un Blog da tantissimi anni, con implacabile e faticosa cadenza quotidiana, credo che ne avrei tutti i diritti.
"Blog" - lo ricordo - è un termine nel linguaggio informatico che indica un Sito Internet in cui l'autore (da lì "blogger") pubblica con una certa regolarità una specie di diario online, in cui propone pensieri, idee, opinioni o filmati e foto, che poi possono essere commentati. Operazione che qui sarà di nuovo a pieno possibile quando completerò il rinnovamento del Sito, che è in corso da un po' di tempo e spero vedrà la luce, dando una rinfrescatina generale (compresa la foto datata che troneggia lassù).

Legge elettorale a Roma come ad Aosta

Giovanni SartoriGiovanni Sartori, politologo che ho avuto l'onore di conoscere e di sentire dal vivo, è stato il più attento ed anche ascoltato fra gli studiosi delle leggi elettorali in Italia. E' singolare pensare come sia morto nelle scorse ore, ad una veneranda età, senza sapere se anni di sue battaglie, alla ricerca di una buona legge per le elezioni politiche, serviranno infine a partorire qualcosa di buono. Certo la sua sagacia sferzante, da fiorentino (al di fuori del giglio magico, visto che aveva definito Matteo Renzi «imbroglione aggressivo»), ci mancherà per quel suo modo diretto di spiegare le cose anche più complesse come antidoto ai troppi legulei.
Si sa che la riforma elettorale dovrà avvenire, comunque sia, non sulla spinta di una volontà parlamentare, quanto invece sulla base della sentenza della Corte Costituzionale che ha smontato la legge vigente per la Camera ed ha chiesto di trovare una soluzione coordinata per il Senato.

Gli orrori dell'Umanità

Un bombardamento in SiriaIl catechismo, momento formativo per molti di noi, in vista del passaggio della Prima Comunione e della Cresima, creava nel mio animo di bambino dei fantasmi mica da ridere. In fondo era, almeno all'epoca, uno dei pochi passaggi a porti davvero di fronte a problemi esistenziali, che attraversavano la vita infantile di chi - nato nel secondo dopoguerra - aveva avuto il privilegio di nascere in una periodo di pace. Sempre fragilissima, certo, ma sul Vecchio Continente ha funzionato e non era affatto scontato, come oggi possiamo constatare per certi venti di guerra.
A me una storia che turbava per via del racconto dei catechisti era quella degli angeli caduti diventati demoni con Satana che una volta era l'angelo Lucifero. Poi negli anni ho capito che questa storia del passaggio dei diavoli dal Bene al Male è una vicenda teologicamente complessa ed in fondo un'immagine terribile della nostra Umanità.

Tocca sempre alla Giustizia...

La statua della Giustizia a RomaCi sono temi che vanno e che vengono nel dibattito politico e poi alla fine, dopo un gran parlare, restano come sospesi nell'aria a somiglianza di certe figure enigmatiche alla Magritte. Sul "Corriere della Sera", occupandosi del gasdotto sulle coste pugliesi oggetto di feroci contestazioni e cause giudiziarie a raffica, l'acuto editorialista del giornale, Pierluigi Battista, scrive: «La specialità italiana è la moltiplicazione dei pareri che si contraddicono, che vanificano ogni decisione, che fanno slittare i tempi per arrivare all'eternità sempre con lo stesso risultato: il nulla più assoluto». Aggiunge poi: «Questo è il vero caso italiano. Un groviglio di norme, cavilli, commi, articoli, sottoarticoli, eccezioni che rendono disperante in Italia qualunque iniziativa».

La minaccia nucleare c'è sempre

La cupola di Hiroshima che ha resistito all'esplosione nucleareOrmai anche in Italia ci sono i "sovranisti", termine che viene in origine dal francese e che ha un duplice e contraddittorio significato. Mentre infatti in un vocabolario italiano il termine di riferimento non c'è ancora in francese si legge appunto: "En France, le souverainisme est entendu comme une opposition à la fédéralisation de l'Union européenne; alors qu'au Québec, le souverainisme se traduit par une opposition au fédéralisme canadien".
Nella salsa italiana i sovranisti sono multicolori, ma in queste ore spiccano - perché in difficoltà - Beppe Grillo e Matteo Salvini, che riuscivano sino a poche ore fa a tenere il piede in due scarpe nella confusione populista che interpretano: essere supporter sia di Donald Trump che di Vladimir Putin. Con le vicende siriane di queste ore ora sono in confusione.

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