Conosco il Presidente della Repubblica Sergio Mattarella, di cui ho sempre apprezzato in tanti anni di lavoro negli stessi luoghi della politica a Roma, le doti di grande serietà e anche di un'ironia acuta, oltreché un attaccamento ai medesimi valori autonomisti, che fanno parte del suo legame con la Sicilia, di cui naturalmente credo conosca a fondo gli aspetti positivi e negativi (il fratello morì fra le sue braccia, vittima della Mafia).
Ho apprezzato la secchezza, scevra di retorica, del suo discorso di fine anno, di cui vorrei riportare qualche passaggio: «Abbiamo di fronte, oggi, difficoltà che vanno sempre tenute ben presenti. Ma non dobbiamo smarrire la consapevolezza di quel che abbiamo conquistato: la pace, la libertà, la democrazia, i diritti.
Non sono condizioni scontate, né acquisite una volta per tutte. Vanno difese, con grande attenzione, non dimenticando mai i sacrifici che sono stati necessari per conseguirle. Non possiamo vivere nella trappola di un eterno presente, quasi in una sospensione del tempo, che ignora il passato e oscura l'avvenire, così deformando il rapporto con la realtà. La democrazia vive di impegno nel presente, ma si alimenta di memoria e di visione del futuro».