February 2018

Oggi è Sant'Orso, ma la "Foire" è del Mille?

Io con Joseph-Gabriel Rivolin e Paola Corti durante la trasmissione radio della 'Foire'"Scherza con i fanti ma lascia stare i Santi". Lo so, lo so. Ma oggi è la giornata che la Chiesa dedica a Sant'Orso, proprio all'indomani della due giorni della Fiera a lui intitolata ed è uno dei casi in cui non vale il detto "Passata la festa, gabbato lo Santo".
Questa storia dei Santi valdostani è significativa, sapendo che i più importanti sono: San Grato, Patrono della Diocesi, Vescovo ad Aosta del Quinto secolo; San Bernardo di Aosta, vissuto poco dopo il Mille, fondatore degli Ospizi e Patrono degli alpinisti, Sant'Anselmo di Aosta, personaggio straordinario, dottore della Chiesa, vissuto qualche anno dopo. Eppure il più nominato - in chissà quante lingue in queste ultime ore! - è Sant'Orso, vissuto fra il Quinto o l'Ottavo secolo per via delle incertezze di datazione, santo taumaturgo, una specie di San Francesco alpino. Il più basso in grado fra i Santi, visto che mai fu Vescovo.

Catalogna e federalismo

Una manifestazione per l'indipendenza della CatalognaSi annoda la situazione catalana e mi pare che la stessa tensione internazionale sul caso stia scemando, malgrado gli aspetti significativi - da qualunque ottica la si veda - che la questione riveste. Esiste una certa stanchezza e - per essere brutale - la giustissima scelta di una linea pacifica sembra penalizzare i catalani: se ci fosse stata o ci fosse qualche forma di violenza, allora i riflettori sarebbero ancora accesi. In Italia, dove sui "social" si manifestava una simpatia iniziale per l'indipendenza catalana si è ora passati - chissà perché - ad una certa ostilità che confonde vittima e carnefice.
Quel che è certo è che fra la strategia indipendentista costi quel che costi e la brutalità spagnola non sembra esista uno spazio di discussione e questo si aggrava con il ruolo europeo, che non ha assunto alcuna logica di mediazione. Anzi, le massime istituzioni a Bruxelles - forse con l'eccezione di alcuni deputati del Parlamento europeo - hanno parteggiato smaccatamente per Madrid in barba a tutti i discorsi sul regionalismo e la sussidiarietà, dando ad intendere che l'autodeterminazione dei popoli vale solo per chi è uscito dal colonialismo...

La Polonia ed i campi di sterminio

Mura e barriere ad AuschwitzHo avuto una stagiaire polacca quando ero al Parlamento europeo, che lavorava nell'ufficio che avevo a Strasburgo. Marta, come molte persone che vengono dai Paesi del Centro Europa (ai polacchi parlare di Est Europa non piace), è poliglotta e si esprime perfettamente nel suo italiano, spesso con espressioni assai buffe.
Oggi è a Bruxelles in Commissione, dopo aver fatto fa lobbista, che non è una parolaccia nel mondo comunitario, ma un modo regolamentato per presentare le ragioni di gruppi di interesse. Ricordo con divertimento quando si occupava della tutela della particolarità della vodka polacca, che devo dire spicca per la sua bontà e dunque era giusto salvaguardarla nella normativa europea...

Politica: sogno o concretezze dei fatti?

Volare alto nei sogniMi è capitato nelle settimane scorse di partecipare a molte riunioni politiche e, per fortuna, nelle settimane prossime potrò sottopormi ad una disintossicazione. Mi spiace nei molti anni di militanza politica di non avere tenuto esatto verbale di quante volte mi sia rinchiuso in una stanza per discutere di problemi, strategie, tattiche e di tutto ciò che fa parte della vita dei partiti, da soli o - nel caso di alleanze - con altri.
Tempo perduto? No, questa è la democrazia che dilata tempi e dibattiti, in cui bisogna avere pazienza anche nell'ascoltare, prescindendo dall'esito. Certo col tempo si perde fiducia, quando non si dicono cose vere e manca la lealtà e dunque siamo davvero di fronte ad uno spreco. Per altro io sono abituato - e temo sia un difetto - a parlare chiaro ed a non nascondermi nelle nebbie di paroloni che servono spesso per allontanarsi apposta dal punto oppure alla logica del rinvio per poi dover decidere appositamente presi dallo scadere del tempo.

Macerata è un punto a capo

Il fascista che a Macerata ha sparato dalla macchina contro i migranti - e non c'è scappato il morto solo per combinazione - è un criminale, che va processato e condannato.
Non esiste alcun terreno neutro rispetto al pubblico disprezzo necessario verso chi sceglie forme di violenza di questo genere e neppure una briciola di giustificazione o peggio di ambiguità, come si è visto con dichiarazioni di vaga comprensione con il misurino di chi vuole ottenere voti anche da chi fa schifo con la logica di tapparsi il naso.
Chi semina il vento dell'odio come soluzione a problemi politici fa solo peggiorare la situazione e diventa un irresponsabile se intende approfittare di situazioni difficili e serie per farsi pubblicità nel nome dell'ordine con vecchi slogan che fanno venire la pelle d'oca. Certi mostri e fantasmi del passato non sono spariti per sempre, ma possono tornare sulla scena in questi tempi difficili in cui rischia di emergere chi grida più forte e sa cavalcare certo qualunquismo forcaiolo.

Tempo di Carnevale

Io nel ruolo di Pierre D'IntrodFa impressione che ogni anno, in una sequenza ripetitiva, sia costruito come se fosse uno scheletro fatto di ossa che lo tengono in piedi. Anche nella piccola Valle d'Aosta ciò avviene con date sul calendario che punteggiano la vita della comunità, delle famiglie e di ciascuno di noi. Per altro, per quanto i miei tempi siano ormai scanditi da un'agenda elettronica che regola il mio trascorrere del tempo e la sua organizzazione (ritrovo vecchie agende e mi paiono teneramente antiquate), mantengo a lato della mia scrivania un calendario che dà visivamente questo senso di un'esistenza che passa a "passo di bersagliere" da festività, ricorrenze, eventi ripetitivi e in fondo rassicuranti come se fossero stazioni di una metropolitana che prevedono arresti durante il percorso.

Come mai c'è l'articolo 6 nella Costituzione

Il cartellone della mostra sulla Costituzione a Palazzo regionaleLeggo con curiosità della tappa ad Aosta del "Viaggio della Costituzione", mostra itinerante sulla Carta costituzionale promossa dalla presidenza del Consiglio dei Ministri, sotto l'alto patronato del Presidente della Repubblica. Nel capoluogo valdostano - così si legge - si ricorderà in particolare l'articolo 6: "La Repubblica tutela con apposite norme le minoranze linguistiche".
Personalmente credo che sia sbagliato: si sarebbe dovuto ricordare in particolare lo Statuto d'Autonomia e l'articolo 116 che ne ha consentito la concretizzazione. L'articolo 6, essendo da noi il francese sin dal 1948 e le parlate dei walser dal 1993 tutelate da norme di rango costituzionale, ci può interessare - per così dire di sghimbescio - solo perché nella legge applicativa della norma costituzionale varata solo nel 1999 si ricorda certo l'esistenza del francese, delle parlate germanofone appena citate, ma soprattutto ci si ricorda del francoprovenzale assente - quello sì! - nello Statuto.

Il provincialismo buono e cattivo

La 'Provincia' di Aosta come si leggeva sulle targhe automobilisticheNon mi infilo nella nota querelle sul grave errore che spesso si manifesta nel definire la Valle d'Aosta "Provincia di Aosta", quanto capita ancora in alcune carte intestate di uffici statali perché chi se ne occupa a Roma è uno zuccone e mancano reazioni di chi opera qui, e spesso la stessa cosa avviene nella redazioni centrali, quando emerge dare qualche notizia che ci concerne e per ignoranza spunta il termine "Provincia", soppressa sin dal decreto luogotenenziale del 1945. Poteva essere risolutiva la decisione del Parlamento di sopprimere la Provincia, istituzione inutile, avversata per la sua logica napoleonica e giacobina da Luigi Einaudi, se ci fosse in Italia un vero regionalismo, ma si sa che da noi le riforme sono sempre a metà, per cui le Province - con l'unica eccezione del Friuli-Venezia Giulia che le ha soppresse a favore delle "Unioni territoriali intercomunali" (ma non so se funzionano) - vivacchiano ancora senza risorse e con un sistema elettivo degli amministratori di secondo grado.

La storia di Antonio Caveri

Antonio Caveri ed il monumento al cimitero di StaglienoTutti sanno - e qualcuno mi prende anche garbatamente in giro - la mia passione nello scavare nelle storie di famiglia, perché è un modo di capire meglio le proprie radici. Una personalità che mi pare molto interessante è il fratello del mio bisnonno, Paolo "Paul" Caveri, cui si deve il "ramo valdostano" della mia famiglia con la nascita ad Aosta di mio nonno René nel 1867.
Sul sito sampierdarena.net si trovano interessanti spunti, legati alla via dedicata appunto ad Antonio Caveri nel quartiere di Sampierdarena a Genova: "All'avvocato genovese nato il 2 aprile 1811 (sul busto a "Palazzo Tursi" a Genova è scritto erroneamente 1812), da Cesare (negoziante, di famiglia benestante originaria di Moneglia dedita al commercio di cereali ed abitante in via del Campo) e da Emilia Curotto (figlia di banchieri); fu battezzato con i nomi Antonio Francesco (l'atto di nascita, è scritto in francese quale "septième du Regne de l'Empereur Napoléon le vingt deux Juin"; l'atto di battesimo in san Marcellino, è scritto in latino)".

La Cours de Comptes ed i rischi per lo sci

Un'insegna della Cour des ComptesNel rapporto annuale della "Cour des Comptes" francese - modello da cui analoghe istituzioni si sono diffuse negli ordinamenti di altri Stati - non esiste solo una parte di controllo e di repressione dei danni erariali, ma esiste - praticamente a coprire tutti i settori pubblici -una capacità di proposta e di stimolo a beneficio degli amministratori pubblici a tutti i livelli. Proposte e non solo paura per eventuali conseguenze delle azioni svolte nel proprio lavoro.
Per chi abbia voglia di farlo, sul sito della "Cour des Comptes" trovate un impressionante e poco parruccone "Rapport annuel 2018", uscito in questi giorni, molto corposo e organizzato per tomi, che contiene raccomandazioni che a mo' di un semaforo. In verde c'è la constatazione di progressi fatti, in arancione quando la Corte insiste, mentre il rosso fa suonare l'allarme.

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