Utilizziamo i cookie per personalizzare i contenuti e analizzare il nostro traffico. Si prega di decidere se si è disposti ad accettare i cookie dal nostro sito Web.
15 feb 2021

Il lupo e la democrazia

di Luciano Caveri

«Mauro Deidier, presidente del parco Alpi Cozie, con una sua recente lettera denuncia gli obiettivi, le enormi cifre in gioco e dubbi sul progetto "Wolfalps 2", una questione che va riportata al più presto al giusto livello istituzionale e chiarita, perché non riguarda solo le valli». Il mio amico occitano, Mariano Allocco, sentinella sui problemi della montagna dalla sua Val Maira, così inizia un suo articolo sulla questione del lupo, che mi sta a cuore da tanti anni e mi ha creato qualche inimicizia, quando sostengo che non si può pensare che la diffusione del lupo aumenti sulle Alpi a dismisura e senza contromisure. Sono andato a leggere la lettera, rigida verso questo progetto sfuggito di mano o meglio finito nelle mani di chi ha fatto del lupo il loro unico vangelo.

Eccone un brano: "La relatrice del gruppo di comunicazione Irene Borgna ha specificato che quando esce il pasticcio (ovvero articoli che mettono in discussione la funzione di tutela o che danno voce alla protesta degli allevatori ) il gruppo mette in campo immediatamente «uno squadrone super efficace della comunicazione» e «paff si rimedia subito»; spiega che nelle strategie di comunicazione sul lupo occorre al contempo ostentare un «candore di colomba» facendo percepire ai giornalisti oggettività e trasparenza ma nel contempo essere «astuti come serpenti» nel manipolare l'informazione segmentando il pubblico dei destinatari, citando poi come buone pratiche l'affermazione del guardiaparco Luca Giunti sulla necessità di «coccolarsi i giornalisti e quando hai una buona notizia la diffondi» e passa più facilmente". Ancora prosegue la relatrice del gruppo di comunicazione: "«Ci siamo dispersi nelle scuole come cani da guardiania o cani antiveleno ed abbiamo insegnato ai ragazzi ad avere le antenne dritte quando si parla del lupo segnalando ciò che va contro la conservazione» spiega inoltre candidamente e testualmente la relatrice "Wolfalps" che «mentre ai ragazzi della scuole dell'obbligo riusciamo agevolmente a fare il lavaggio del cervello, ci è più difficile raggiungere quelli delle superiori»; continua dicendo che «anche se gli allevatori sembravano i più difficili da maneggiare invece sta cambiando la loro posizione anche grazie alle campagne di comunicazione di "Wolfalps"». Nel dibattito viene chiesto alla relatrice un parere sul ruolo degli amministratori pubblici e su chi ha responsabilità di gestione e afferma che «con chi ha responsabilità politiche la scena è desolante, peggio di così non si può» sghignazzando e ricevendo gli applausi della sala. In quella relazione si è perfino beccato degli insulti l'alpinista Reinhold Messner, reo di essersela presa con il lupo per avergli sbranato le sue care pecore, definito fra l'altro «persona imborghesita e disinformata»". Aggiunge Allocco: «Quella lettera ha aperto il vaso di Pandora di un progetto "Life" controverso fin dall'inizio. La "questione lupo" è argomento paradigmatico del conflitto tra ambiente urbano e ambiente rurale, il lupo per la Città è diventato un totem che rappresenta la libertà, per il Contado è una limitazione della libertà, valore non sindacabile. Su questo fronte si deve aprire un confronto per arrivare ad un patto tra uguali nell'interesse di tutti. Quanto denunciato dal presidente Deidier nasce da lontano, per me inizia con la frase di esordio del primo progetto "Wolfalps": "l'obiettivo finale del progetto "Wolfalps" è quello di implementare e coordinare le azioni di conservazione del lupo nelle aree di competenza e oltre nell'ecosistema alpino, da ovest a est, per supportare ulteriormente il processo di ricolonizzazione alpina naturale del lupo". In allora avevo denunciato che un simile obiettivo andava oltre il mandato assegnato dalla Regione ad un Parco che interveniva ben al di fuori dai suoi confini e dalla sua "mission". Un progetto con queste premesse ha impatto su tutto l'arco alpino ed è una chiara invasione di campo in ambiti di competenza istituzionale. Perché il Parco Alpi Marittime, ente strumentale della Regione Piemonte, si poneva come capofila di un progetto che esondava dai suoi confini e del suo mandato? Quali sono interessi e motivazioni che stanno dietro a iniziative che snaturano il ruolo dei Parchi? Dopo "Wolfalps 1" nulla è cambiato nell'approccio e con "Wolfalps 2" e le cifre in gioco sono aumentate in modo esponenziale. Lo scambio di lettere tra il presidente Deidier e il direttore del Parco Alpi Marittime hanno messo in evidenza contraddizioni ora evidenti a tutti». Concordo: questa protezione e espansione del lupo non è avvenuto con un dibattito politico, ma si è ammantato di scientificità e come tale non discutibile, facendo leva su elementi emotivi e su di una martellante e costosa opera di pubblicità sul lupo con strumenti assai discutibili fatta di esperti ben pagati in un cortocircuito istituzionale, finito nelle mani di chi sul lupo ci campa. Ha ragione il mio amico occitano: «Sono le Istituzioni democraticamente elette che hanno mandato nella definizione delle strategie di sviluppo e di governo del territorio a dover indicare ai Parchi, enti strumentali della Regione, linee guida e strategie conseguenti. Sono le Regioni alpine tutte e non altri, a mio avviso, che hanno mandato per decidere come e se occuparsi della "conservazione del lupo nelle aree di competenza e oltre nell'ecosistema alpino, da ovest a est" delle Alpi, sono le Regioni e non altri a definire obiettivi e limiti dei Parchi. Il governo del territorio prevede una organizzazione in cui le parti in causa sono ben definite e le regole del gioco rispondono alla democrazia, i progetti "Wolfalps" con i milioni di euro a loro disposizione e le tensioni conseguenti, sono una nota stonata che va ricondotta in un disegno d'insieme condiviso. Qui non si tratta solamente della "questione lupo", qui in gioco c'è il governo del territorio». Così è e bisogna che in primis le Regioni e le Province autonome alpine riprendano in mano il dossier, ora in mano ai soliti noti che fanno gruppo, snaturando il condivisibile ritorno del lupo, che sta diventando un'invasione che sta scendendo ormai in pianura e nelle città. Non è solo più una questione di pastori ed armenti!