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21 mag 2021

Il braccio di ferro della Scozia

di Luciano Caveri

Dopo le recenti elezioni scozzesi, la premier indipendentista Nicola Sturgeon ha detto: «Boris Johnson e Westminster devono capirlo: in Scozia c'è una chiara maggioranza pro-indipendenza». Questo è il frutto appunto della vittoria indipendentista, sancita dagli esiti del voto del Partito Nazionale Scozzese, che avrà la maggioranza assieme al Partito Verde Scozzese. Questo l'esito attualizzato di un'antica battaglia politica, ma anche della recente scelta del Regno Unito di andare sino in fondo alla "Brexit" con l'abbandono dell'Unione europea, sgradita a gran parte degli scozzesi. Tra parentesi si sta scaldando sul medesimo filone anche l'indipendentismo del Galles ed in Irlanda del Nord la temperatura anti-inglese aumenta in un contesto le cui difficoltà sono drammaticamente note e l'uscita dall'Europa apre nuove ferite, poiché la Repubblica d'Irlanda è rimasta saldamente legata a Bruxelles.

Ciò dimostra come il Regno Unito sia sempre più disunito e di conseguenza l'Unione europea non potrà fare orecchie da mercante, come ha fatto con la Catalogna, che è ancora Europa e che è stata abbandonata dall'Unione europea nelle mani dell'attitudine liberticida della Spagna. Ribadisco come l'indipendentismo scozzese (in scozzese «Scots unthirldom», detto in scozzese gaelico «Neo-eisimeileachd na h-Alba») sia solido ed oggi maggioritario, seguendo l'ambizione datata di alcuni partiti politici, dei gruppi culturali ed in generale di cittadini che vogliono che la Scozia, attualmente nazione costitutiva del Regno Unito, diventi uno Stato sovrano e indipendente. Molti giornali italiani, riflettendo la loro cecità rispetto al principio fondamentale dell'autodeterminazione (di recente confermato dalla Corte Suprema canadese per il Québec!), giochicchiano sul tema Scozia, ma per fortuna una parte della stampa internazionale non ha dubbi su questo ennesimo passaggio in corso. Ne ha scritto su "L'Express" in modo fulminante Clément Daniez: «L'affrontement entre la Première ministre de l'Ecosse, Nicola Sturgeon, et le chef du gouvernement britannique, Boris Johnson, ne fait que commencer. Il pourrait durer plusieurs années et dégrader un climat politique déjà bien mis à mal par le Brexit. Forte, après les élections régionales du 6 mai, d'une majorité d'élus en faveur de l'indépendance au Parlement d'Edimbourg, à un siège de la majorité absolue pour son parti, le Parti national écossais (SNP), Sturgeon a annoncé qu'elle comptait organiser un nouveau référendum d'autodétermination une fois que l'épidémie de "covid-19" sera maîtrisée. La question n'est pas de savoir "s'il aura lieu, mais quand", a-t-elle déclaré. Cela dépendra en premier lieu du conservateur Boris Johnson, dont le parti a triomphé lors des élections locales en Angleterre le même jour. S'il était d'accord, le processus pourrait être lancé dès maintenant. Mais il ne veut pas rester dans l'Histoire comme l'homme ayant permis la fin de l'union de 314 ans entre l'Ecosse et l'Angleterre. Pour lui, ce type de consultation ne doit être organisé "qu'une fois par génération" - les Ecossais ont déjà rejeté à 55 pour cent 'indépendance en 2014». Visione semplicistica quest'ultima e che rischia di infiammare gli animi di un popolo deciso come quello scozzese e la loro leader non scherza, come osserva il proseguimento dell'articolo: «Une fin de non-recevoir inacceptable pour Nicola Sturgeon, alors que le oui et le non sont dorénavant au coude-à-coude dans les sondages. Si nécessaire, son gouvernement fera passer une loi référendaire sans l'aval de Londres - charge à Boris Johnson de la contester devant la Cour suprême du Royaume-Uni. "Cela démontrerait que Westminster ne gouverne plus l'Ecosse avec le consentement de celle-ci, mais par force majeure", selon Michael Keating, professeur de sciences politiques à l'université d'Aberdeen. Ce serait un tournant pour le Royaume-Uni, qui se définit comme un partenariat entre quatre nations consentantes. A refuser aux Ecossais leur référendum, "BoJo" mettrait paradoxalement à mal ce principe cardinal de la politique britannique. Et risquerait de renforcer la cause indépendantiste». Chi crede nella libertà dei popoli anche in Occidente non può che seguire con interesse e simpatia quanto avviene in Scozia. In più - fatte le debite proporzioni per non apparire caricaturale - le recenti vicende legate alla pandemia hanno dimostrato la debolezza della nostra Autonomia. Ciò deve spingere la politica che crede nell'Autonomismo alla riproposizione del federalismo come naturale débouché per avere reali spazi di decisione contro le catene del centralismo.