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02 giu 2021

Gaia

di Luciano Caveri

Intendiamoci bene: questa questione del «tempo che fa» è un classico nei rapporti umani. Mi riferisco naturalmente al tempo meteorologico, vale a dire l'insieme dei fenomeni che hanno luogo nell'atmosfera terrestre in un dato istante. Non appena l'uomo cominciò a parlare, fuori da una caverna o sopra una palafitta, di sicuro iniziò discutere con qualche simile - guardando il cielo - del tempo e delle sue evoluzioni, non sapendo che primo poi ci sarebbe stata questa scienza. Di questi tempi fa veramente impressione questo maggio che paradossalmente, quando invece ci sarebbe bisogno di bel tempo, non ha fatto che infliggere, almeno a noi popolazioni delle Alpi, già colpite al cuore dal virus, della pioggia, del vento e naturalmente in alta quota c'è stata pure la neve. Ora la primavera ha battuto un colpo per posteggiarci - speriamo! - in un'estate piacevole di cui abbiamo francamente bisogno. Per altro ormai vedere le previsioni è scelta compulsiva di molto di noi!

Ma la realtà è più profonda. Lo spiega lo scienziato Watson Lyall, cui si devono libri interessanti sulla Terra: «Quando le situazioni durano tanto a lungo, cioè oltre trenta giorni, le si considera come qualcosa di più che un andamento di tempo atmosferico. Viene considerato come uno dei più importanti schemi di comportamento caratteristici di Gaia. Viene chiamato clima». "Gaia", per chi non lo sapesse, è la Terra nell'ipotesi dallo scienziato inglese James Lovelock nel 1979 e, pur essendo stata da allora criticata, mantiene un suo fascino. Scriveva Lovelock: «La maggior parte di noi sente che la Terra è più che una semplice sfera di roccia con la superficie ricoperta da un sottile strato di aria, oceano e vita. Noi sentiamo di appartenere a questo pianeta come alla nostra vera e propria casa. Molto tempo fa i Greci, pensando in questo modo, hanno dato alla Terra il nome di "Ghe" o "Gaia". A quei tempi scienza e teologia coincidevano e la scienza era meno precisa ma aveva un'anima. Col passare del tempo questa calda relazione sbiadì e fu rimpiazzata dalla frigidità dei teorizzatori. Le scienze della vita, non più coinvolte nei fatti della vita, si ridussero a classificare cose morte, e perfino alla vivisezione. "Ghe" fu rubata alla teologia e divenne nulla più che la radice da cui le discipline della geografia e della geologia prendono nome. Ora finalmente ci sono segni di cambiamento. La scienza torna ad essere olistica e riscopre l'anima mentre la teologia, mossa da spinte ecumeniche, incomincia a capire che Gaia non deve essere suddivisa in base alle convenienze accademiche e che "Ghe" è molto più che un semplice prefisso». Poi l'immagine che ha per me un fondo di verità: «La nuova comprensione deriva dalle missioni spaziali e dall'aver potuto osservare la Terra dallo spazio. La visione di quella splendida sfera blu screziata di bianco commosse noi tutti, anche se ormai è quasi un cliché visivo. Essa apre anche gli occhi della mente, proprio come un viaggio lontano da casa allarga la prospettiva del nostro amore per quelli che vi rimangono. Il primo impatto di quei viaggi fu il senso di stupore trasmesso agli astronauti e a noi che condividevamo la loro esperienza tramite la televisione, ma intanto la Terra era osservata dal di fuori dallo sguardo più oggettivo degli strumenti scientifici. Quegli strumenti erano piuttosto impermeabili all'umana emotività eppure anch'essi trasmisero informazioni che ci fecero vedere la Terra come una bella e strana anomalia. Essi mostrarono che il nostro pianeta è fatto con gli stessi elementi di Marte e di Venere, e quasi nelle medesime proporzioni, ma essi rivelarono anche che i nostri pianeti gemelli sono nudi e aridi e differenti dalla Terra come una roccia da un pettirosso. Noi ora vediamo che l'aria, l'oceano e il suolo sono molto più che semplici ambienti per la vita; sono una parte della vita stessa. L'aria sta alla vita come la pelliccia sta a un gatto o il nido sta a un uccello. Non sono esseri viventi ma qualcosa fatto da esseri viventi per proteggersi da un mondo altrimenti ostile. Per la vita sulla Terra, l'aria è la nostra protezione contro le fredde profondità e le micidiali radiazioni dello spazio». Forse questo è il lato da valorizzare nel parlare di cambiamento climatico in corso e del suo impatto. So bene che sin dalla profondità del mistero della nascita del nostro pianeta i fenomeni che ci hanno portato sino a qui sono stati sconvolgenti, terribili, affascinanti, mutevoli e hanno accompagnato anche l'affermarsi della razza umana sulla Terra. Ebbene, la realtà odierna è quella che è: o si capirà in fretta che certe misure vanno assunte in un idem sentire mondiale o non sarà più questione di meteorologia o di climatologia, ma di conseguenze drammatiche e rapidissime sui nostri territori e sulla vita nostra e soprattutto dei nostri figli. E su Gaia.