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19 ott 2021

Fantasmi sulle nostre teste

di Luciano Caveri

Fin da ragazzo mi sono chiesto a che cosa servisse in politica essere estremisti e giocare con il fuoco in zone che poco hanno a che fare con la vecchia e sempre minacciata democrazia occidentale. Sui fascisti - e allora ce n'erano ancora tanti vivi e vegeti - non avevo alcun dubbio che fossero relitti della Storia, ma già affascinavano qualche mio coetaneo che finiva nella macchina infernale del neofascismo. I comunisti allora avevano ancora l'illusione che la loro utopia sarebbe arrivata al traguardo e c'era chi fra noi ragazzi traguardava l'orizzonte cupo di certa violenza definita pudicamente «extraparlamentare». Sono passati tanti anni e certi fantasmi si agitano ancora e tornano a turbinare sulle nostre teste.

Oggi l'attenzione è concentrata su quei movimenti dell'estrema destra che come allora aggrumano una cultura piena di bugie e miserie per esaltare un Ventennio fascista pieno di successi e valori, ulteriormente deviata da ricostruzioni storiche revisioniste ridicole e fuorvianti, quando ammiccano persino al nazismo con scempiaggini antisemite, negazionismo incluso. Ci sono persone che fra visite alla tomba del duce, saluti fascisti e repertorio razzista vivono in una bolla di stupidità e ce ne sono alcuni - apparentemente più raffinati - che discettano di revisionismo storico e teorizzano baggianate tipo la superiorità della razza o esaltano il lato «nuovo» (Ordine Nuovo un tempo, Forza Nuova oggi) della violenza squadrista che inneggia alla dittatura. Roba da matti, se non fosse certa loro abilità - di cui "Casapound" ha dato esempio - nel cavalcare l'ambiguità della Destra Sociale, che si occupa dei poveri e degli emarginati - rigorosamente "bianchi" - come massa di manovra elettorale inconsapevole. Certi suprematisti sono abilissimi nel mascherarsi. Una cultura politica fatta da slogan semplici ed immediati con leaderini che aizzano le folle con vecchie tecniche retoriche. Lo fanno da tempi lontani in spregio alla Costituzione che prevede "è vietata la riorganizzazione, sotto qualsiasi forma, del disciolto partito fascista". Ma sin dall'Amnistia Togliatti del giugno del 1946 la strada del perdonismo e della pacificazione consentì anche ai peggiori di restare nei gangli dello Stato e consentì di spegnere quel "vento del Nord" e cioè di quella parte del Paese dove la Resistenza era stata forte e poco incline a certe continuismo che invece fu scelto. Così anche oggi, non avendo mai spezzato certo cordone ombelicale ed avendo tollerato il brodo di coltura di certo neofascismo, si scopre che gli eredi si infilano per provocare e danneggiare nelle proteste, come fanno altre volte a sinistra gli estremisti dei centri sociali. I violenti vanno isolati e puniti e bisogna che la democrazia si affermi nella formazione dei giovani con motivazioni forti, spezzando gli estremisti che minano quei valori costituzionali che hanno fondato la Repubblica. Altrimenti continueremo a scoprire che certi orrori, come i totalitarismi, ce li porteremo sempre dietro.