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26 ott 2021

Senza frontiere

di Luciano Caveri

Basta aggirarsi in Savoia, divisa in due Département ed oggi annegata purtroppo nell'enorme macroregione Rhônes-Alpes-Auvergne, per avere una conferma banale: esistono non solo una storia ed una cultura comuni con la Valle d'Aosta dalla più profonda antichità ma anche le similitudini territoriali non sono cascami del passato, ma una realtà viva con i medesimi problemi da affrontare. Questo vale in realtà per tutte le Alpi, però resta chiaro come la vicinanza geografica resti un valore, anche se oggi le videoconferenze e le tecnologie digitali ci rendono tutti più vicini, quanto in passato era impossibile. Negli anni Settanta, quando la Valle d'Aosta tentò dì aprire collaborazioni transfrontaliere, Roma intervenne con severità, ritenendo che si trattasse di "politica estera" e come tale in capo allo Stato. Negli anni Ottanta per fortuna prima la Convenzione di Madrid del Consiglio d'Europa aprì le prime finestre in materia e poi la Politica regionale di quella che oggi chiamiamo Unione europea spalancò le porte.

Oggi parliamo dì cooperazione territoriale e non più transfrontaliera, perché le frontiere in Europa dovrebbero essere abbattute per sempre. Anche se - ad essere sinceri - la pandemia le ha nuovamente irrigidite per l'incapacità proprio dell'Europa di fissare regole comuni. Ma speriamo si tratti dì un passaggio provvisorio, che anzi suoni come un ammonimento a vantaggio di una maggiore integrazione europea e non solo a fronte delle emergenze. Giunti a questo punto bisogna ricordare come il quadro futuro di "Alcotra" (bizzarro acronimo che sta per "Alpi Latine Cooperazione Transfrontaliera") Italia-Francia avrà nel periodo dì programmazione 2021-2027 un budget comune di 182 milioni di euro a beneficio della cooperazione territoriale. Una sfida importante da non mancare. Tuttavia sia chiaro che non è solo una questione di soldi, che pure in tempi magri di finanza pubblica sono grasso che cola. E' qualcosa di più profondo: si tratta di scardinare, specie nelle giovani generazioni, la logica che può portare zone come la Valle d'Aosta ad essere considerate l'ultima Provincia di uno Stato nazionale. Quando, invece, la nostra posizione assume un valore enorme ed i nostri savoir faire sono importanti non solo per noi. Ci pensavano ricordando - essendo vecchio del mestiere - la miriade di progetti costruiti in Valle d'Aosta sui temi più vari, pur essendo piccoli rispetto ai partner e avendo ben presente un rischio sempre incombente. Purtroppo, infatti, non sempre le procedure per presentare i progetti, la rendicontazione e le forche caudine dei controlli successivi rendono agevole il cammino. Stiamo lavorando per una ragionevole semplificazione, ma non sempre è agevole per le norme comunitarie che mirano ad evitare raggiri o ruberie. Intento nobile ma che crea il rischio che molti interessati a partecipare possano scegliere di rinunciare per evitare certe corse ad ostacoli. Malgrado questo limiti, resto convinto che quando si esaminano dossier come questi non si possa che dichiararsi europeisti. Mi ribello, per formazione e per convinzione, a certe volgarità e stupidità antieuropeiste, pur sapendo che esistono mille cose da fare per avere un'Europa diversa, specie in favore della democrazia locale e in particolare di una Regione autonoma come la nostra.