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23 mag 2022

Quel giorno, 40 anni fa

di Luciano Caveri

Il tempo passa e se ne va e consolano i ricordi ed i momenti che valeva la pena di vivere. Patrimonio soggettivo e fotografia di un'epoca che non tornerà più e tocca sempre stare vigili per non finire troppo presto in naftalina. Quarant'anni fa come oggi - un abisso solo scrivendo "1982" - diventavo giornalista professionista, passando all'orale. Fu un punto d'arrivo della mia vita. Anzi, all'epoca pensavo che solo di quello, cioè del giornalismo radiotelevisivo, mi sarei occupato, essendo entrato alla "Rai" come praticante due anni prima. Senza falsa modestia, i microfoni e le telecamere erano e direi sono nel mio sangue, anche se poi larga parte della mi vita è stata dedicata alla politica, mantenendo per tenermi in allenamento a rotazione rubriche radio, televisive ed anche scritte, come avviene qui.

Amo comunicare e credo di aver portato anche questo nella mia lunga attività politica, prima che si orlasse di trasparenza e fossimo travolti dai "social". Parlare in pubblico mi riporta spesso a quella necessità di raccontare insita nel giornalismo e dell'obbligo di farlo, se possibile, in modo comprensibile e suggestivo. Ricordo bene quell'esame professionale svolto a Roma, prima lo scritto - con la vecchia macchina da scrivere portatile - e poi l'esame con un lungo interloquire con la Commissione e infine la gioia liberatoria. Oggi mi fa un po' paura - ma nessuno è un eterno Peter Pan - pensare che sono uno dei più vecchi professionisti valdostani e pensionato da un annetto. Anche se penso che un giornalista non abbia un limite d'età e sin che dura la lucidità e resta viva la passione da qualche parte dirò la mia e spero di poterlo fare anche quando chiuderò la pagina della politica. Nel mio lavoro di giornalista, nel periodo a tempo pieno, ho conosciuto tanti colleghi "famosi" e ho continuato a frequentarne, convinto che questo mestiere io resta importante, anche se oggi svilito e attaccato da molti dilettanti della materia. Il famoso tesserino bordeaux - il mio ormai con 40 bollini - è stato dato con eccessiva generosità e lo stesso vale per i colleghi pubblicisti con il loro tesserino verde. Le Università di giornalismo troppo spesso sono diventate oggetto di interesse di colleghi che sono diventati... professori più per la cassa che per reale competenza, ma le scuole restano del tutto utili contro certi analfabetismi di ritorno (ma anche di andata). Certo, studi specifici non potranno mai sostituire la praticaccia e la voglia di scavare nelle cose dalle più banali alle più difficili. Quarant'anni fa i giornalisti professionisti erano pochi e da deputato dovetti cambiare la legge istitutiva dell'Ordine per avere un Ordine autonomo dal Piemonte, avversato dai soliti noti, che mai hanno ammesso di aver fatto una battaglia inutile. Già qualche anno prima ottenni - e ne fui primo presidente - il distacco dalla "Subalpina" di Torino dei valdostani, che si crearono il loro sindacato valdostano. Non ho avuto per questo all'anniversario neanche una medaglietta...