Le regole della convivenza

Viaggiatori in attesa all'aeroporto londineseUna volta quando andavi in grandi città - tipo Parigi o Londra - scattava l'effetto diversità, vale a dire quella possibilità, retaggio dei grandi Paesi colonialisti (capitava anche in Belgio o nei Paesi Bassi), di verificare cosa fosse la convivenza fra comunità di cultura assai diversa. 
Oggi in Europa questa situazione è diventata la normalità e anche da noi in Valle crescono comunità di "stranieri" e in certi piccoli paesi ciò spicca con maggior evidenza rispetto a realtà di grandi vastità.
L'altro giorno mia figlia Eugénie, che frequenta le medie a Saint-Vincent, mi elencava la provenienza dei suoi compagni di classe: un estratto di Paesi differenti in cui i valdostani sono ormai minoranza.
Questo è il mondo in cui viviamo e colpisce che nei Paesi più generosi in passato, come quelli scandinavi, oggi le regole di accoglienza siano stringenti senza più derogare sulla conoscenza della lingua.
Questa convivenza multietnica, fatta di comprensione, doveri, rispetto e integrazione, è un difficile equilibrismo, le cui regole non vanno lasciate al caso.

Comments

La convivenza multietnica...

è il futuro. Vedo anch'io mia figlia avere rapporti normali con i suoi coetanei provenienti da ogni parte del mondo. Per i bambini non esiste il problema, ma l'integrazione diventa un problema quando tra adulti le diverse culture e religioni anzichè unire dividono.
In particolare gli integralismi, di qualunque tipo, sono delle bombe che impediscono la pacifica convivenza. Se esistesse la religione del buon senso sarei un devoto osservante.

La prima regola...

per integrarsi io penso che sia il rispetto delle leggi e delle usanze del paese in cui ci si reca.
Un detto ortodosso, che condivido, afferma: "non si può imporre nell'altrui monastero la propria regola..."

Vero...

ma anche pensare che "l'altro" sbagli a priori è una forma di resistenza alla coinvivenza. Si superano con le "comunità" nella comunità, che è una forma di frammentazione e dispersione della forza regionale. Che poi, magari è comodo cercare in occasioni amministrative. Non vorrei spaventare, ma la Valle d'Aosta è il frutto di una fucina di incontri tra molte, tante e varie culture.
Se siamo certi, quindi sicuri, della nostra identità facciamo entrare in una comunità altre persone che ne vogliono fare parte, prendendosi il loro ruolo: diritti e doveri.
Sbagliare la gestione di questo momento sarà un boomerang impazzito nel futuro. La gestione significa mettere in condizione chi non vuole "giocare" con le regole applicate, di essere messo ai margini dalla stessa provenienza etnica.

Anche gli immigrati devono fare la loro parte...

ad esempio, vedo delle bambine arabe di sette o otto anni che vanno in giro con il fazzoletto in testa...
Secondo me un genitore che viene in Italia per viverci per sempre, dovrebbe pensare che facendo indossare alla sua bambina il fazzoletto in testa, comunque sia le imporrà il bollino di "diversa" rispetto agli altri.
Sei arrivato in Italia e tua moglie si vuole mettere il fazzoletto perché così vuole la tradizione e perché così ha sempre fatto? Bene. Che lo metta. Ma su tua figlia, tira dritto e lascia perdere. Non metterle addosso già un "bollino" di diverso, che poi noi indegeni dovremo spiegare ai nostri figli di non considerarlo.
Tu non mangi il maiale, ma mandi tuo figlio in mensa scolastica dove il giovedì fanno i tortellini col ripieno? Tira dritto, non imporre a tuo figlio di doversi far fare la pasta in bianco e dover sentire il profumo del piatto degli altri... Non andrà all'inferno per questo...
Il lunedì pomeriggio fanno religione e come programma fanno il giro delle cappelle del paese? Mandalo anche se sei musulmano... Poi la sera a casa gli spiegherai di quanto è bello e giusto Maometto e di come una religione non esclude sistematicamente l'altra...

La tua...

è una semplificazione, ovviamente. Nel rispetto dello Stato di diritto, ci sta anche - come caposaldo - il diritto di praticare la propria religione con le proprie regole.
I problemi non nascono per il velo o per il tortellino.

La discriminiazione...

culturale o religiosa è un muro che separa due "mondi" diversi. E i muri sono composti da mattoni, più che da colate di cemento.
La ragazzina che va in giro con il fazzoletto in testa è paragonabile ad un mattone, il bambino che mangia un menù diverso dagli altri è un altro mattone, il ragazzino che non fa il giro delle cappelle perché non deve partecipare all'ora di religione con i suoi compagni è un altro mattone.
I bambini nascono tolleranti e completamente privi di pregiudizi.
Poi, man mano che crescono, vedono le diversità degli altri e fanno domande ai genitori. I genitori non sono tutti istruiti e colti come i partecipanti a questo blog (escluso me), ci sono pure i cretini e gli ignoranti (c.v.d). Quelli che invece di rispondere «il tuo amico Icham non viene a fare il giro delle cappelle perché lui crede in Allah, ma comunque Icham è tuo amico e gli devi voler bene, anche se la mamma e la sorella mettono in testa il fazzoletto e a volte mangia cose diverse dalle tue», rispondono «ah, quei fanatici di Arabi, se ne stessero a casa loro che vengono qui solo a fare casino, guarda come si vestono le loro donne e ci costringono pure a fargli il menù personalizzato e ci fregano i posti nelle case popolari».
Quindi se dovessi suggerire ad un arabo come comportarsi in Italia, gli direi: «fai pure la tua vita e coltiva la tua religione. Se vuoi che i tuoi figli non rischino di essere emarginati per colpa di alcuni italiani cretini, fai in modo che almeno essi vivano una vita secondo le nostre usanze, e non imporre ai tuoi figli dei simboli che li classifichino come troppo "diversi" agli occhi dei figli dei cretini».
Così come consiglierei ad una coppia di meridionali italiani trasferiti al nord, per questioni pratiche e di opportunità, di evitare di dare al loro figlio nomi estremamente meridionali, quale "Immacolata", "Concetta" o "Salvatore".
Questo perché, vi assicuro è così, che poi farà la selezione del personale in azienda privilegerà, in modo consapevole o inconsapevole, coloro con nomi settentrionali a quelli con nomi meridionali. Anche se non è giusto.

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