Sindacati
La "Fiom-Cgil" respinge l'accordo per Pomigliano d'Arco, trovandosi in una situazione di isolamento, forse temporaneo, perché alla fine produrre o non produrre la "Panda" a Napoli piuttosto che in Polonia vuol dire tenere aperto o chiudere lo stabilimento e perciò non credo che il referendum fra gli operai si chiuderà con un «niet».
E' interessante quanto sta avvenendo, perché sancisce quanto già da tempo noto e che colpisce chi come me ha vissuto l'epoca della cosiddetta unità sindacale, vale a dire che la "Cgil", la "Cisl" e la "Uil" (in Valle si somma il "Savt") ormai la pensano in modo molto diverso e l'unitarietà è svaporata.
Strana vicenda: la manovra finanziaria, che fa dei costi della politica il suo cavallo di battaglia, non tocca per nulla i sindacati in un momento di apparente loro fragilità, forse spiegando il penchant filo-governativo di alcune delle organizzazioni sindacali, come se alla base ci fosse anche qualche forma di baratto per una parziale "pax sociale".
Magari il mio è un astrologare, o forse no.
- luciano's blog
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Comments
Il discorso però...
non può essere preso da una sola prospettiva. Altrimenti non si chiamano "riforme" ma "strappi".
Credo che non ci sia nessuno che non capisca come si debbano modificare le politiche del lavoro e sindacali in un ottica più moderna. Ma questo discorso deve essere fatto a livello generale e potendo disporre di contrappesi veri.
Pomigliano puzza di "cavallo di Troia" lontano un chilometro. E' una situazione in cui tutto il potere è dalla parte dell'azienda e dove si chiede, in pratica: «vuoi lavorare o no?» (In Campania poi... se chiudono che fai?)
«Ti piace vincere facile?»
E con questo facciamo passare soluzioni che altrimenti (se prese in un senso più equilibrato o generale) non passerebbero mai...
Mah...
In effetti...
il "prendere o lasciare" è evidente in uno stabilimento reso debole dai tassi d'assenteismo.