Utilizziamo i cookie per personalizzare i contenuti e analizzare il nostro traffico. Si prega di decidere se si è disposti ad accettare i cookie dal nostro sito Web.
09 feb 2010

L'inutilità di certe nostalgie

di Luciano Caveri

Si incomincia a parlare del "Festival di Sanremo" (il "caso Morgan", con la scoperta dell'acqua calda, ne è un esempio) e immagino che, con l'approssimarsi della manifestazione canora, crescerà la febbre dell'attesa. A ben guardare, direi che è una febbriciattola e lo sottolineo con dispiacere "generazionale" (i miei figli sono rimasti stupiti che, ai miei tempi, alle medie si comprasse il libricino con le canzoni dell'ultimo Festival per cantarle sul pulman in gita scolastica!) per il Festival, facendo pubblicamente ammenda: per molti anni ho coltivato l'idea - legata ad un'immagine sentimentale e passatista - che si potesse brillantemente far rivivere il vecchio "Disco per l'Estate" di Saint-Vincent, prima scippato e poi defunto. Ora una duplice crisi - quella della televisione "generalista" e quella delle vecchie manifestazioni canore - chiudono la porta a certe nostalgie. Il passato non torna e non basta il pubblico di anziani a rinverdire una sorta di mammut rimasto lì congelato in un contesto di cambio di gusti e tendenze. Sembra esserci, nella televisione italiana, un'incapacità al cambiamento e così classici come "Striscia la Notizia" o "Porta a Porta" non finiscono mai.