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08 dic 2020

Giù le mani da autonomismo e federalismo

di Luciano Caveri

Le parole contano e non a caso molto spesso ne cerco le origini e ne commento l'uso. Mi piace questa definizione di Sigmund Freud, padre della psicanalisi: «Le parole erano originariamente incantesimi, e la parola ha conservato ancora oggi molto del suo antico potere magico. Con le parole un uomo può rendere felice un altro o spingerlo alla disperazione, con le parole l'insegnante trasmette il suo sapere agli studenti, con le parole l'oratore trascina l'uditorio con sé e ne determina i giudizi e le decisioni. Le parole suscitano affetti e sono il mezzo generale con cui gli uomini si influenzano reciprocamente». E' interessante che Freud evochi questa parola poco usata, che è "incantesimo", che sarebbe ad essere precisi "affascinare, sedurre con arti magiche", che viene dal latino "incantāre, recitare formule magiche", da "cantāre, iterativo di canĕre, cantare".

Ci pensavo rispetto all'abuso da me spesso denunciato del termine "Autonomismo", che, un tempo, appannaggio dell'Union Valdôtaine e dei movimenti gemmati negli anni e poi piano piano diffuso anche in chi neppure sapeva bene cosa fosse nella convinzione che servisse appunto ad incantare l'elettorato. La parola ha finito dunque per essere abusata e svalutata, perché adoperata da chi la usava come esca ma mai ne applicava i principi e le azioni derivanti. Peccato perché "Autonomia" viene dal greco "autónomos, che si regola con leggi proprie" e traccia la strada per una Regione Autonoma. Ora siamo al paradosso che chi combatte l'autonomismo, da destra e da sinistra, agita a titolo strumentale e per sviare dalla questione un'altra parola che apre un mondo e cioè "federalismo". So bene quanto all'interno di questa espressione ci siano tante e diverse sfaccettature: esempi buoni e pratiche cattive. Ci sono sistemi federali funzionanti e altri di facciata. Per noi valdostani l'esempio della Svizzera resta non solo quello di prossimità e dunque più vicino, ma anche quello più adatto ad una dimensione alpina. Perché lì meglio si esprime la sussidiarietà, cioè la Confederazione interviene sul Cantone ed il Cantone sul Comune solo se ce n'è necessità e su richiesta. La parola "sussidiarietà" deriva - tanto per essere completi - dal latino "subsidium", ovvero designava l'ordine militare dei triari, cioè delle truppe di rinforzo che intervenivano in battaglia solo se necessario. Leggo in queste ore che ci sono coloro che, per criticare certe scelte giuridiche sul "covid-19" e la sua applicazione sul nostro territorio, per criticare gli autonomisti evocano il federalismo e lo fanno con una logica quasi grottesca a difesa di certe scelte del Governo nazionale. Leggo e mi stupisco di questo nuovo filone di pensiero che farebbe sorridere se fosse un semplice esercizio di stile e non fosse invece una motivazione polemica per svalutare chi oggi alza la testa contro diktat mai discussi con la nostra comunità ed imposti dall'alto senza la minima conoscenza del nostro contesto geografico, economico e culturale. Insomma si piega il federalismo di cui mai avevamo avuto sentore come elemento puramente strumentale e contingente. Tutto va bene nella vita e che ci sia in politica trasformismo e camaleontismo è noto, ma esistono limiti ragionevoli. So bene che la politica non è luogo di verginelle e più ci ho vissuto e più, accanto a persone rette e ineccepibili, compresi coloro che hanno cambiato strada per buone e motivate ragioni, ci sono anche quelli che fanno scelte opportunistiche per sé o per il proprio schieramento o in fase offensiva o difensiva. Un giornalista di lungo corso come Ugo Magri ha colto con poche parole un mondo sotterraneo: «Saltimbanchi, saltafossi, voltagabbana. Oppure camaleonti, gattopardi, canguri. Ma anche transfughi, nomadi, pellegrini. Così vengono definiti quelli che cambiano casacca politica». Io sono stato, anche in posti diversi, autonomista e federalista e in quella posizione sono e resto. E in questa logica non sono titolato a dare pagelle, ma forse qualche giudizio lo possono esprimere.