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15 dic 2020

L'Inverno di Ungaretti

di Luciano Caveri

La curiosità consente talvolta di scoprire qualche cosa che, per mia evidente ignoranza, non sapevo. Trovo sul sito "Libreriamo" una poesia, poi commentata, di Giuseppe Ungaretti. E' di fatto un solo verso, intitolato "Inverno": «Come la semente anche la mia anima ha bisogno del dissodamento nascosto di questa stagione». A dir la verità sembra più una citazione. Così viene commentata: "Brevemente, come una lama, la poesia ermetica "Inverno" di Giuseppe Ungaretti, descrive quello che un po' ognuno di noi prova durante questa stagione. D'inverno infatti, abbiamo tutti un po' bisogno di protezione, di calore, di trovare una cornice in cui ritrovare noi stessi. Una specie di letargo dell'anima, una ricarica. La voce più originale e acuta della nostra letteratura contemporanea, ci regala sempre preziose ma piccole perle di riflessione". Scopro poi che la poesia fa parte della raccolta "Derniers jours" ed il testo originale, in francese, recita così: «Comme une graine mon âme aussi a besoin du labour caché de cette saison».

Perché in francese? Ungaretti era nato ad Alessandria d'Egitto, perché il papà lucchese lavorava scavo del Canale di Suez. Studiò nella scuola francofona, la svizzera "École Suisse Jacot". Poeta sin da giovane leggeva i grandi poeti francesi ed italiani, profittando del suo perfetto bilinguismo. Per l'Università, non a caso, si spostò a Parigi. Per cui che la poesia fosse in origine in francese è ben comprensibile. Ma torniamo alla poesia. Lo faccio per dire che mi riconosco - ed il poeta lo ha detto meglio di quanto io possa fare - in questa dimensione introflessa dell'inverno, resa ancora più acuta da questa situazione senza alcun precedente nelle nostre vite, fatta di confinamenti, divieti, paure, cautele. Una logica di irregimentazione che turba nel profondo chiunque, anche coloro che sono più disponibili al cambiamento. Siamo abituati a considerare quanto stiamo pagando in perdite umane, malattie travagliate, danni economici, impatto sociale. Talvolta sfugge quanto tutto pesi dal punto di vista psicologico certo sconvolgimento, che ha cambiato improvvisamente il nostro approccio alla socialità. Per cui è vero che, come non mai, quell'immagine scolpita e colta di Gesualdo Bufalino: «"Exercitum in hiberna deduxit", condusse le truppe nei quartieri d'inverno... Così Cesare termina ciascuno dei commenti gallici. E' probabile che aspettasse questi giorni d'ozio e quella luce di neve per dettare le sue gesta a uno scriba. Altrettanto dovrebbe ciascuno di noi, serbando all'azione le rimanenti stagioni». In queste giornate che si fanno subito buie e con tanti pensieri altrettanto scuri, in quel pensare che deriva dall'eccesso di intimità domestica e di mancanza di convivialità, questa idea dell'inverno che si aprirà, necessariamente nel ciclo delle stagioni, scalda il cuore e genera speranza. Diceva Khalil Gibran: «E come i semi sognano sotto la neve, il vostro cuore sogna la primavera».