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23 dic 2020

I "ristori" per la Montagna

di Luciano Caveri

Il termine desueto "ristoro", impiegato dai burocrati romani, è spuntato, spero come una meteora che sparirà dopo la pandemia, al posto del consueto e comprensibile "risarcimento", che aveva il pregio di ben contornare le misure di sostegno. La parola meno usuale deriva da un verbo latino che significa "rifocillare" e non a caso noi usiamo la parola "ristorante". Quasi un paradosso, pensando al fatto che proprio i ristoratori sono stati fra i più colpiti dalle chiusure causate da quella schifezza del virus. L'elenco dei "ristorabili" è così vasto, che ogni tanto spunta una categoria dimenticata, benché meritevole d'aiuto. Per altro la logica del Governo Conte - premier che parrebbe salire nei sondaggi a dimostrazione di un altro virus, quello della stupidità - si appoggia non più sui mestieri e le attività con un uso linguistico come si sarebbe fatto un tempo.

Deborda, infatti e ormai, la classificazione delle attività economiche chiamata "Ateco - Attività economiche", che è una tipologia di classificazione adottata dall'"Istat - Istituto nazionale di statistica italiano" per le rilevazioni statistiche nazionali di carattere economico. E' la traduzione italiana della nomenclatura delle attività economiche "Nace" creata dall'Eurostat, adattata dall'Istat alle caratteristiche specifiche del sistema economico italiano. Se sfugge agli elenchi il proprio "Ateco", allora si è fritti e bisognerà aspettare un decreto legge per integrare la tipologia. E per i "ristori" è già in previsione il quinto decreto in questo modo di legiferare schizofrenico e davvero dilettantistico, frutto anche di una compagine governativa piena di contraddizioni. Eppure, attraverso un indebitamento monstre, il denaro c'è ed è del tutto legittimo che una parte di questo denaro arrivi, per ovvie ragioni di equità, anche nei nostri territori montani. Non mi infilo in polemiche politiche sull'asse Roma-Aosta, pur non nascondendo imbarazzi per una sinistra italiana (i "grillini" la cui posizione politica è camaleontica sono palesi avversari dell'Autonomia) che sembra talvolta dimenticare l'alleanza in Valle fra autonomisti e sinistra in un Nord tutto governato dai (o con) i leghisti. Sarebbe una visione miope e autolesionista, ma mai bisogna stupirsi di nulla. Esiste un antidoto ad un sistema politico romano che ha montato - come si dice in francese - una «usine à gaz» (in italiano «un mare di complicazioni») fra i "Dpcm" con successivi ordinanze regionali, la decretazione d'urgenza, le leggi ordinarie ed una vastissima quantità di circolari applicative, segno dell'incomprensibilità ed inapplicabilità di troppe norme. E' lo stesso antidoto ai ricorsi contro le scelte normative della nostra Regione del Governo Conte e su cui molto si potrebbe dire, perché in odor di pregiudizio malevolo. L'antidoto, a parte il rispetto maggiore dovuto verso i territori e le comunità, sono i soldi da distribuire contro i danni causati e ancora in corso. La Valle d'Aosta da sola mai potrà farcela e neppure potrebbe indebitarsi come sta facendo lo Stato. Ergo tocca allo Stato ed al Governo che lo governa muoversi prima che la rabbia montante salga a temperature pericolose. Non è una minaccia, bensì una semplice e addolorata constatazione.