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12 gen 2021

Teniamoci stretta la democrazia

di Luciano Caveri

Se penso all'autonomismo valdostano ed alla sua evoluzione, che spero coincida tra pochi mesi con una stagione di rilancio e di unità, non posso che segnalare - come dato importante in questo mondo così difficile - la scelta, per nulla banale, della via pacifica per affermare le proprie idee come elemento base di chi ha avuto responsabilità di governo. Non mi riferisco ovviamente a minoranze nazionali o linguistiche che per affermare sé stesse e le proprie libertà hanno scelto lotte armate, perché appartenenti a contesti diversi (anche se nel secondo dopoguerra spazi eventuali ce ne furono, ma si scelse di lavorare nelle Istituzioni), quanto invece nella logica tutta politica, che esclude non solo la violenza fisica ma anche quella verbale. Si è visto in quanto avvenuto a Washington, con una marmaglia di trumpiani, con il furore cieco e bruto delle parole di Donald Trump, in un crescendo mese dopo mese, se non anno dopo anno, benzina sul fuoco che ha portato allo scontro, all'oltraggio, alla rabbia.

Chi decide di scaricare nelle piazze messaggi aggressivi e brutali, come ha fatto lo stesso Beppe Grillo per anni e Matteo Salvini in molte occasioni, deve sapere che le parole vanno pesate, perché poi le conseguenze sono concrete e veementi. Specie in un'epoca in cui non ci sono solo piazze fisiche ma anche quelle digitali che - usate con cinismo secondo tecniche molto sofisticate - trasformano i propri fan in robottini indottrinati e obbedienti, pronti a credere - come nel caso degli Stati Uniti - a scenari chiaramente inverosimili. Ma un popolo bue (cui fanno da contraltare le "bufale", oggi "fake news" con un anglicismo) diventa pronto a tutto e lo si vede con chiarezza in ogni dittatura di destra o di sinistra, perché i regimi totalitari hanno caratteristiche comuni liberticide e manipolatorie. Ecco perché bisogna stringersi a coorte a certi valori democratici che, disprezzati e vituperati, sono destinati ad usurarsi ed a perdere credibilità. Nessuno discute, pensando proprio al caso statunitense, che certe regole costituzionali non debbano evolvere in positivo, perché ogni epoca ha proprie caratteristiche, ma distruggere per distruggere, come ha fatto in particolare il "grillismo", riempiendo il Parlamento di «dilettanti allo sbaraglio» nel solco di un populismo d'accatto, porta dritti a vicoli ciechi e ad una parte dell'opinione pubblica che perde la trebisonda. Questo accecamento della ragione, che nulla appunto ha a che fare con una visione riformista, perché nulla è perfetto e immutabile, porta a buttare via il bambino con l'acqua sporca. Esattamente quanto fanno i "picconatori" che in Italia sparlano dalle Istituzioni, senza proposte reali di cambiamento, facendo leva sulle trippe e non sui cervelli. Una democrazia degradata e impoverita, contro élites cattive e poteri occulti tremendi, cui si contrappongono visioni ideologiche infantili e balbettanti. Così tutto si degrada e peggiora in un loop in cui alla fine prevalgono messaggi farlocchi e luoghi comuni che diventano verità. Scriveva Karl Popper: «Il nostro mondo, il mondo delle democrazie occidentali, non è certamente il migliore di tutti i mondi pensabili o logicamente possibili, ma è tuttavia il migliore di tutti i mondi politici della cui esistenza storica siamo a conoscenza». In quel «mondi pensabili e possibili» ci sta tutto quanto è necessario e questo vale, tornando all'inizio, anche per l'Ordinamento valdostano, i suoi limiti e le sue fibrillazioni. E' logico, giusto ed opportuno riflettere e discutere su che cosa debba cambiare e migliorare, ma mai con toni millenaristici o polemiche infinite, che non sono il terreno su cui può sorgere quanto necessario per essere al passo coi tempi. Quella "Autonomia dinamica" che è garanzia di democrazia viva e capace di rinnovarsi.