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19 feb 2021

San Valentino e l'Amore

di Luciano Caveri

San Valentino, come tutti i Santi, vive di leggende. Vescovo di Terni nel 197 d.C., ci sono due versioni, altrettanto cruente, della sua morte: lapidato o lapidato e poi decapitato. Questa storia terribile del martirologio, cioè la casistica vasta e sanguinosa delle morti tragiche e delle torture efferate sui martiri cristiani, mi ha sempre impressionato sin dai tempi del catechismo, pensando a questa nostra religione che nobilmente predica l'Amore nella vita che passa spesso - unendo due estremi - attraverso la morte per colpa dell'Odio. L'origine, come spesso capita, parte dalla necessità Chiesa cattolica di "cristianizzare" il rito pagano della fertilità, praticato dagli antichi romani.

A metà febbraio, fin dal quarto secolo a.C., iniziavano infatti le celebrazioni dei "Lupercali", per tenere i lupi lontano dai campi coltivati. I sacerdoti di questo ordine entravano nella grotta in cui, secondo la leggenda, la lupa aveva allattato Romolo e Remo, e qui compivano sacrifici propiziatori. Contemporaneamente lungo le strade della città veniva sparso il sangue di alcuni animali. I nomi di uomini e donne che adoravano questo dio venivano inseriti in un'urna e poi mischiati; quindi un bambino estraeva i nomi di alcune coppie che per un intero anno avrebbero vissuto in intimità, affinché il rito della fertilità fosse concluso. Roba piuttosto promiscua... Per cui nel 496 d.C. Papa Gelasio annullò la festa pagana, decretando che venisse seguito il culto di San Valentino, vescovo romano che era stato martirizzato agli albori della Chiesa. Patrono degli innamorati - e direi di tutti quelli che vendono prodotti annessi e connessi - poiché la leggenda narra che egli fu il primo religioso che celebrò l'unione fra un legionario pagano e una giovane cristiana. Ah, l'amore con i suoi carichi di gioie e di dolori, motore della nostra vita nelle sue diverse forme e sfumature! Mondato da tutti gli elementi consumistici, che pure non sono da demonizzare, San Valentino dunque ha incanalato in modo garbato quanto di eroticamente sfrenato c'era prima del Cristianesimo. Ricordo ai tempi del Ginnasio quanto ci fosse da ragionare per capire, nello studio della antica letteratura greca, l'amore in diverse sfumature: familiare ("storge"), di amicizia ("philia"), il desiderio erotico ma anche romantico ("eros"), infine l'amore più prettamente spirituale ("agape") e ci sono molte altre sottigliezze e c'è difficoltà di trovare certi confini fra gli uni e gli altri. Oggi questo Santo sul calendario diventa un pretesto in più per qualche regalino e un pranzo dedicato in un tempo in cui sedersi a tavola in un ristorante suona come un inno alla libertà. Sommessamente aggiungo come questa storiaccia della pandemia abbia posto in primo piano gli affetti più profondi e dunque niente altro che l'Amore, aiutandoci a capire quanto non se ne possa e non si debba mai farne a meno.