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29 dic 2022

Le cose fatte

di Luciano Caveri

Ho partecipato, giorni fa, alla conferenza stampa della Giunta regionale di cui faccio parte. Rispetto al passato, questi incontri pagano il prezzo di un mondo che è cambiato e le conferenze stampa sembrano un polveroso retaggio. Anche se i ritmi di quest’anno erano rapidi e con interessanti infografiche, resta il fatto che ormai si viaggia ad una velocità diversa nell’ informazione e anche la comunicazione istituzionale ne risente e i giornalisti assistono più per dovere che per reale interesse. Confesso che non so bene quale possa essere un’alternativa, che non può essere un uso massiccio dei Social, che sarebbe arma a doppio taglio a rischio di sovraesposizione. Resta il fatto che, assessorato per assessorato e dipartimento per dipartimento, è stato utile scorrere quanto realizzato nel 2022, che dimostra come l’instabilità politica non ha impedito un lavoro intenso con evidenti risultati. Quanto ho scritto nel rapporto è stato diverso da quanto ho detto nella breve esposizione orale. Qui riporto i ragionamenti fatti nella logica di brevità di un’introduzione. Anni difficili per tutti. Questa è la realtà di quest’epoca inaspettata. Dalla pandemia alla guerra: questo dice tutto, senza bisogno di ulteriori commenti, consapevoli dell’aria dei tempi. Lo scrivo senza mai perdere l’ottimismo necessario senza il quale tutto sarebbe destinato a fermarsi. Nel settore di mia competenza, in questa singolare duplicità di politico e amministratore, sono molte le cose fatte, che ritroverete nelle schede più tecniche. Per cui mi atterrò a qualche commento di ordine generale, seguendo le dizioni dell’Assessorato. “Istruzione”, per cominciare. Questo mondo così vasto e complesso, vivo e reattivo. Dai bambini più piccoli sino ai giovani che arrivano alla Maturità, dalle materie scientifiche a quelle umanistiche, dalle piccole scuole bei montagna alle grandi scuole Superiori. Tutti sono toccati, che siano allievi, genitori, altri parenti e insegnanti. Macchina complessa da modernizzare, lavorando sulla qualità, sulla digitalizzazione, sulla formazione, contrastando l’abbandono scolastico e favorendo un buon orientamento. Vasto programma, lo so bene, cui si aggiunge la forza del bilinguismo e del plurilinguismo. Il ruolo dell’Università valdostana è importante. Una chance da valorizzare anche con il nuovo campus che si sta sviluppando, cercando di attirare dal di fuori più studenti ancora. Senza dimenticare la ricerca e i legami con il territorio, rafforzando partnership con altri Paesi con un occhio alla francofonia. Le “Politiche giovanili”, in una fase difficile per il crollo demografico, diventano uno strumento prezioso per valorizzare quella parte purtroppo sempre più minoritaria della popolazione valdostana. “Affari europei” è un mare in cui navigare, considerando l’Unione europea come un tassello di cittadinanza essenziale. Tanti soldi e tanti progetti: questa è la chiave di lettura importante. Bruxelles, così com’è stata e com’è Roma, sono gli interlocutori per la nostra Autonomia speciale, il bene prezioso da difendere e sviluppare. Così come resta indispensabile occuparci della Montagna come elemento identitario, che si dilata nella dimensione transfrontaliera sino alla macroregione alpina. Le “Partecipate” sono una ricchezza da indirizzare attraverso politiche attive ben concertate con una Finaosta che compie 40 anni. Penso poi a CVA, che è diventata solidamente un’eccellenza in Italia nel settore delle rinnovabili. Mi riferisco a impianti a fune, fiore all’occhiello nel Turismo. Il Casinò ottiene buoni risultati e rende solida la procedura di risanamento. L’elenco potrebbe essere ulteriormente lungo. Resta la centralità della politica nelle scelte future. Con la speranza che si ricordi sempre che l’Autonomia speciale implica una cittadinanza partecipata per i valdostani e una consapevolezza della forza e dell’originalità della nostra cultura profondamente ancorata in mezzo alle nostre vette alpine.