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15 feb 2023

La guerra dei palloni

di Luciano Caveri

Nell’Italia pallonara, dove ormai l’unico quotidiano che tiene e persino cresce sul mercato è la Gazzetta dello Sport (135.166 copie a dicembre con un clamoroso più 41,2 per cento sul 2021), il titolo “La guerra dei palloni” farebbe pensare a chissà quale storia calcistica. Invece tocca riferirsi a questa specie di Spy fiction della guerra dei cieli fra Stati Uniti e Cina con un reciproco palleggiarsi (mi scuso per la banalità del verbo) sul sorvolo nei cieli di palloni spioni. Il passo indietro è intriso di nostalgico romanticismo. Su National Geographic si legge: “Era il primo dicembre del 1783. Nel giardino reale delle Tuileries, a Parigi, si riunì una grande folla; secondo alcune fonti, si sarebbero radunate addirittura 400mila persone. Tutti i presenti volevano assistere a uno spettacolo che nessuno si sarebbe immaginato fino a poco tempo prima: quello di due uomini pronti a sollevarsi fino al cielo a bordo di un pallone riempito d'idrogeno. Da giorni in città non si parlava d’altro e l’avvenimento aveva avuto grande eco sui giornali. Gli spettatori gremivano le banchine e i ponti, le finestre e le terrazze delle case, i campi e i villaggi circostanti. Ancor prima del suo decollo, la semplice vista dell’aerostato, con un diametro di nove metri e realizzato in seta, destò meraviglia. Al di sotto dell’imboccatura del pallone era collocata una robusta cesta di vimini destinata ad accogliere i due aeronauti: il fisico Jacques Charles e il suo assistente, Nicolas-Louis Robert”. Ma quell’anno ricorda lo stesso giornale non finì lì: “Il 4 giugno del 1783, nella piazza principale di Annonay, davanti ai notabili locali e a un’ampia folla accorsa per l’occasione, i fratelli Montgolfier diedero la prima dimostrazione pubblica del volo di un globo ad aria calda. Un aerostato con una circonferenza di 30 metri, e senza alcun equipaggio, coprì un chilometro in un quarto d’ora, tenendo un’altezza di 2000 metri, e ridiscese una volta che l’aria al suo interno si fu raffreddata”. Naturalmente questa novità non passò inosservata già allora ai militari e il Post in questi giorni ha non a caso ricordato: “L’idea di utilizzare i palloni aerostatici per la sorveglianza in ambito militare fu messa in atto fin subito dopo l’invenzione della mongolfiera da parte dei fratelli francesi Montgolfier nel 1782–1783. Il primo a usare in battaglia i palloni aerostatici fu l’esercito francese, che li impiegò per la prima volta nella battaglia di Fleurus del 1794, una delle prime della Francia rivoluzionaria contro le altre potenze europee. Per l’occasione, l’esercito francese creò anche un Battaglione aerostatico. Al tempo i palloni aerostatici erano usati soprattutto come mezzi di osservazione: erano riempiti di idrogeno o elio e rimanevano ancorati al suolo tramite cavi di metallo. Servivano per osservare il campo di battaglia dall’alto, gestire la sistemazione delle truppe e i colpi dell’artiglieria”. E, venendo ad oggi, si osserva: “A favorire il ritorno dei palloni aerostatici potrebbe esserci il fatto che le fotocamere e gli altri sistemi di sorveglianza ormai hanno raggiunto un tale livello di miniaturizzazione che anche apparecchi molto sofisticati possono essere montati su un pallone, e fornire dati e immagini di ottima qualità. Un pallone aerostatico oggi può montare fotocamere e videocamere, radar, sensori di vario tipo, strumenti di comunicazione e pannelli solari per dare energia al tutto. I satelliti sono e rimarranno ancora per molto tempo lo strumento migliore per attività di sorveglianza e spionaggio, ma i palloni aerostatici potrebbero fornire una valida alternativa in alcune circostanze”. A me la cosa che ha divertito di più di questa disputa nei cieli è il risveglio degli ufologi, che alla notizia che americani e canadesi hanno abbattuto “oggetti non identificati” si sono eccitati, annunciando il possibile arrivo degli alieni. In effetti in quest’epoca di tante difficoltà mancano solo loro perché interessati ad invaderci, come avvenuto in tanti film di fantascienza. Se davvero, come sostengono alcuni (da ragazzo lessi le teorie di questo tipo di Peter Kolosimo) sono ormai millenni che ci spiano, allora potremmo essere tranquilli, perché conoscendoci a fondo avrebbero già deciso da tempo di lasciarci perdere…