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16 mar 2023

La realtà parallela

di Luciano Caveri

Non c’è niente di male, anzi è politicamente salutare, occuparsi del radicalismo assoluto e dell’estremismo ideologico. Nel farlo, indosso la corazza, perché quando si trattano certi argomenti vale quel “chi tocca muore”, che campeggia sui pali degli elettrodotti, perché si sa già di irritare chi reagisce normalmente in modo vivace alle critiche, se non sono le sue verso gli altri. Esiste una Sinistra estrema che scrive e si agita su qualunque argomento, facendosi più grande di quella che è (sia chiaro - lo dico per par condicio - che lo fanno anche all’estrema destra, come se fossero gemelli eterozigoti). Moltiplicano le truppe in comitati e comitatini vari, come scatole cinesi, per la semplice constatazione che le persone sono sempre le stesse che ruotano, come i famosi aerei di Mussolini che volavano di aeroporto in aeroporto per improbabili prove muscolari. Nulla sfugge al radar polemico, che è sempre acceso e in certi casi con maniacale presenza su certi temi grazie ad ossessioni ideologiche che puntano il bersaglio senza pietà e riposo. Un senso del dovere quasi religioso con una partecipazione attiva e un attivismo politico che è una missione e l’avversario resta sempre un nemico da combattere e, se possibile, da abbattere. Sia chiaro - visto che rischio comunicato stampa e vignette in cui appaio brutto e cattivo - che è tutto legittimo e lo stile dei vecchi gruppi extraparlamentari fa scuola e non demorde con un movimentismo âgé sempre efficace H24 e con sprezzo del pericolo e spesso del ridicolo. Quel che è insopportabile è che si sentono sempre i migliori e le loro idee sono inossidabili, considerando gli altri scarsi e stupidotti e perennemente processati da chi - loro e il loro “collettivo” - ne sa di più come fossero avvolti da una sorta di infallibilità papale. Mi è capitato di discutere, mettendomi di buzzo buono, con qualcuno di loro. Tempo perso: il Verbo è con loro e come dischi rotti tornano sempre sullo stesso punto con invidiabile pervicacia. Vanno per questo persino bene ammirati per la tempra e molti di loro sono davvero militanti di vecchissimo stampo, eppure sempre pronti a sbattersi con impegno e senza temere il peso delle età e talvolta di passaggi politici non del tutto coerenti. Ma la loro miglior difesa resta l’attacco: gli autonomisti sono quelli più nel mirino e sottoposti come tali a processi etici e a lezioncine morali sempre con quello stesso birignao della prof saccente che ti legge la vita più che insegnarti. Credo che si debba sorridere di tanto anacronismo e di queste “certezze” in politica. Un pensiero di Hannah Arendt: ”Le ideologie ritengono che una sola idea basti a spiegare ogni cosa nello svolgimento dalla premessa, e che nessuna esperienza possa insegnare alcunché dato che tutto è compreso in questo processo coerente di deduzione logica”. Invece, è proprio il dialogo che serve ad alimentare non le proprie convinzioni, che giustamente fanno parte del proprio patrimonio e nessuno deve discuterle, ma non deve esistere nulla di intangibile di fronte a idee e ad argomentazioni diverse o persino avverse che possano alimentare un confronto ad armi pari. Per cui, alla fine, questo considerarsi migliori, atteggiarsi a depositari della verità e irridere agli avversari è niente altro che un modo grottesco di affrontare le cose e non porta neppure bene a chi vive in fondo in una realtà parallela tutta sua. I pifferai in certi casi incantano ancora e chi li segue giocoforza ragiona di conseguenza.