Potere evocatore

alone_again_0.pngLe canzoni accompagnano la nostra vita e, nell'ascoltare quelle del passato, il potere evocatore è immediato.
Fra i regali natalizi, ho avuto anche un compact disc che raccoglie diverse canzoni, per lo più una miscellanea di brani sempreverdi di questi ultimi anni.
Spicca però la mia canzone favorita: "Alone Again" di Gilbert O'Sullivan (personaggio dalla coraggiosa carriera contro le multinazionali del disco), datata 1972!
Avevo 13 anni in quell'estate e la ripetevo nel bar della spiaggia, a colpi di 50 lire, nel jukebox tondeggiante confermando sulla rotella il codice di quel brano e la macchina obbediente prelevava il disco giusto per i miei ardori adolescenziali...

Commenti

canzoni...

a me una vecchia canzone, "Hotel California", fa venire in mente un libro di Wilbur Smith letto in 3 giorni... ogni volta che sento la canzone ricordo tutta la trama.
Invece "L'ombelico del Mondo" di Jovanotti mi ricorda un capodanno di qualche vita fa...

Io ho sempre amato i contrasti...

Ho ascoltato e ascolto tanto Angelo Branduardi (grande regalo il concerto al "Palais" per la "Festa della Valle d'Aosta"), Fabrizio De Andrè e la sua cinica malinconia, la frizzante musica celtica (tanti compact disc e cassette), i raffinati jazz e blues (quante ore a studiare con questo sottofondo), Dire Straits (mai in auto, mi fanno correre), passando per Franco Battiato e, con i figli, al novello "Zecchino d'oro".
Praticamente, in questo mondo, ci sono "solo" qualche miliardo di colonne sonore personali ed originali.

musica evocativa...

è incredibile come la musica sia evocativa condivido quanto detto da Luciano.La musica che mi evoca ricordi più intensi è quella dell'"Abat Jour" che frequentavo negli anni '80 e quella che mettevo come modesto DJ nalla disco "Le Drappelle" di Valgrisenche.
Personalmente non mi stuferò mai di ascoltare i Supertramp, Mike Oldfield e i Pink Floyd, in questo periodo ascolto e riascolto Giovanni Allevi che trovo straordinario.

e quando la musica la facevamo noi!

non ci era permesso di salire al capoluogo per cui vigeva il fai da te, un gruppo di ragazini/e in una piazzetta, in uno scantinato, una chitarra in mano alcuni spartiti o un mangianastri, musica, canti e chiacchiere, il meglio avveniva quando qualche caritatevole "grande" imbracciava una fisa, si univano al nostro gruppetto anche i più anziani e, a parte i balli, ci sentivamo grandi noi....
Suoni, ritmi e melodie non per niente è nata la musicoterapia, cura dell'anima...

Potere alla compilation!

Ho creduto nel potere della compilation, così come ritengo voi tutti, ben prima che Nick Hornsby si svegliasse e decidesse che spargere lezioni in merito fosse un modo interessante per dare un senso al proprio conto in banca. Il ricordo della prima canzone consumata non è però legato ad un juke-box. Da quello che troneggiava al bar Chamonix, luogo di ritrovo dell’epoca di papà e dei suoi amici, si librava più che altro “Girano” di Gipo Farassino (che ricordo perfino d’aver visto dal vivo per l’inaugurazione del supermercato “Conti”, oggi “GS”!). Ripensandoci ad oltre venticinque anni di distanza, non riesco a trovarlo strano. Senza che ciò costituisca un limite o un’offesa, essere figlio di genitori cresciuti alla corte di Sanremo o del melodico italiano è condizione comune a buona parte della mia generazione. Forse per questo, ai miei sfuggiva il motivo del mio smodato orgoglio per essere riuscito, piazzando un registratore a cassette accanto alla tv, a catturare (durante una delle prime puntate di “Deejay Television”, su Italia1, quando MTV non era ancora un’idea) l’audio dell’allora nuovo video di David Bowie, Blue Jean, per poi riascoltarlo fino all’ultimo brandello di nastro. Subito dopo vennero (e sento che questa candida “rivelazione” mi varrà i sonori sfottò degli amici che mi ritengono un purista da sempre) Take On Me degli A-Ha e Touch Me di quella gran salutista di Samantha Fox. L’incontro musicale che fece passare la mia vita dal bianco e nero al colore, tuttavia, avvenne il 16 maggio 1989. Devo molto alla serenità con cui, forse non capendo, ma assecondando, i miei acconsentirono a lasciarmi viaggiare, con altri cinque coetanei sedicenni, alla volta dell’Arena di Verona, per la prima delle date italiane dei Pink Floyd orfani di Roger Waters e determinati a mostrare al mondo quanto A Momentary Lapse Of Reason fosse comunque in linea con la loro tradizione estetico-musicale. L’assolo iniziale di Shine On You Crazy Diamond, rigorosamente pezzo di apertura, spalancò la porta su di un mondo sino ad allora sconosciuto. Pochi mesi dopo, da quell’uscio entrarono i Rolling Stones, freschi del loro Steel Wheels, altro lavoro di “rinascita” dopo una fase (seppur solo apparentemente) opaca. Guardando al passato, alle ore passate ad approfondire la storia di questi gruppi (e di altri che ho conosciuto dopo), al piacere che mi ha dato scriverne, nel momento in cui ho coniugato le due passioni, e alla fortuna derivata dal poter incontrare personalmente alcuni dei loro componenti, è forte in me la sensazione che quei due appuntamenti abbiano modificato il corso della mia vita, un po’ come accade ad una biglia sul panno di un biliardo, dopo essere stata colpita da un’altra sfera. Penso però che l’esercizio autobiografico interessi fino a un certo punto quindi, per non rischiare una bacchettata da “fuori tema”, chiuderò con un consiglio. “Easy Come, Easy Go” di Marianne Faithfull è, a mio modesto parere, tra i dischi più interessanti usciti nel 2008. I perché sono spiegati, molto meglio di quanto non riuscirei a fare, da Antonio Puglia in questa “cover story” dedicata da “Jam” alla brava artista inglese. Buon ascolto e perché non indire un poll sul "miglior album 2008 secondo i lettori di Caveri.it"? Non penso che Luciano se ne avrebbe a male...

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