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24 ott 2009

Tunnel del Gran San Bernardo

di Luciano Caveri

Quando venne inaugurato il tunnel avevo sei anni: dalle memoria più profonda arriva il ricordo del primo transito, immagino avvenuto non molto tempo dopo. Dal punto di vista dell'accesso, quella lunga parte coperta in cemento e lo straordinario ambiente montano all'entrata e all'uscita accendevano la fantasia e, giunti nel Vallese, pareva di arrivare nel "Paese dei Balocchi" con il susseguirsi di punti vendita, specie di cioccolato. Purtroppo quel traforo, che storicamente è importante, non ha avuto un grande successo: fu costruito troppo in quota e questo ha pesato, compresi i problemi di migliorie delle strade d'accesso, sulle scelte di transito. Costruito più in basso avrebbe avuto un altro destino. Dopo il rogo del tunnel del Monte Bianco ed a seguito anche della conseguente direttiva europea sui trafori lungo l'asse della Rete transeuropea dei trasporti, si è decisa la costruzione di un tunnel di sicurezza, che ospiterà anche quell'oleodotto che da Genova raggiunge la Svizzera, che oggi si trova - con qualche rischio oggettivo - sotto l'asse stradale. Finalmente si va verso la costruzione dell'opera: mi si deve essere imbiancato qualche capello in più a seguire questo dossier, che mostrava il gusto dell'ambiguità, del detto e mai fatto delle autorità romane con orrore degli svizzeri e del loro rigore.