Attualità...

mucche_in_stalla.jpgQuando, tanti anni fa, mi ero occupato - come cronista - di vicende giudiziarie, avevo sviluppato un anticorpo garantista che non mi ha mai lasciato. Questo vale anche per l'affaire di cui si parla in queste ore legato all'ambiente della zootecnia.
E' un mondo che conosco abbastanza bene, avendo avuto - come spesso ho ricordato - un papà veterinario condotto, che lavorava con passione e fatica. Sul piano amministrativo, rivendico ancora oggi, d'intesa con l'allora assessore alla Sanità Tonino Fosson, una linea dura sul risanamento del bestiame, che non mi ha attirato grandi simpatie, ma chi vive con la "fissa" di massimizzare i voti di preferenza prima o poi la paga.
Eppure, per chiunque ragioni, questa linea forte per avere l'eradicazione delle malattie è l'unica strada per evitare che, un giorno o l'altro, tubercolosi e brucellosi in una parte di allevamenti possano dare il destro per colpire la commercializzazione della Fontina.

Commenti

Facessimo come per "Calciopoli"?

Purtroppo temo che agli allevatori coinvolti, della salute e della Fontina non importi proprio nulla e, sinceramente, non credo che vorranno mai capire che esistono delle leggi e che queste vanno rispettate (forse perché qualcuno, in campagna elettorale e successivamente, ha rassicurato questa gente promettendo sanatorie generalizzate e controlli cancellati?).
Per arrivare al pentimento propongo quindi:
- la sospensione dalle Batailles per dieci anni per le stalle condannate in via definitiva e l'immediata cancellazione delle vittorie delle loro bovine negli ultimi combat (ricordate lo scudetto della Juventus?);
- restituzione con gli interessi di tutti i contributi percepiti e impossibilità di richiederne in futuro (è il principio per cui per delitti non colposi non si dovrebbe poter aver accesso alle cariche pubbliche...).

Mah...

Il fatto è che la decadenza morale della nostra società occidentale è arrivata ad un livello pietoso.
Mi permetto di fare un collegamento tra questo topic e l'articolo di Joseph Rivolin sul "Peuple" riguardo l'emergenza civile ad Aosta. Scrive Djeyar: «Aoste demeure une réalité urbaine à faible cohésion civile...» e ancora «la racaille qui infeste les nuits citadines et souille les vestiges de notre passé est malheureusement le symptôme concret d’une barbarisation progressive qui s’est abreuvée, dans ces derniers temps, à la source du laisser-aller au goût du jour et de la coupable indulgence de l’autorité. La question est de savoir comment inverser le processus de décadence, avant qu’il puisse engendrer une véritable émergence civile».
Parole che il direttore del "Peuple" usa come sprone a ripensare il nostro modo di stare insieme ma che a me suonano come una grave sconfitta della nostra società. Non ci vogliamo più bene. Non amiamo più il nostro habitat e la nostra vita associata. Siamo nel pieno della corrente del fiume dell'individualismo più deleterio e non si intravede un attracco (o anche solo un ramo d'albero) cui aggrapparsi.

Interessante il riferimento...

ma è per questo che è bene evitare la retorica eccessiva sulle tradizioni.

Poi...

mi viene poi un'ulteriore riflessione.
Io continuo ostinatamente a credere nello Stato di diritto, liberale, democratico, socialista e laico. Mi piace, avendo letto Rosselli, definirmi socialista liberale e continuare a proporre un modello sociale in cui si possa superare l'antica e disastrosa separazione tra conquiste civili e conquiste sociali. Però poi quando mi guardo attorno mi sento un pistola, illuso e fuori dal mondo.
Oggi, alle soglie dei cinquant'anni, guardandomi attorno, sono spesso preda del desiderio di passare dal mio consueto real-cinismo da ultima spiagga alla disperazione. Avere maturato una sensibilità libertaria, credere di avere capito come sarebbe giusto vivere, avere fatto, almeno culturalmente, certi passaggi e poi, guardandomi attorno, rendermi conto che con questa umanità, in questa epoca storica ed in questa porzione di mondo la mia idea di società è destinata probabilmente a rimanere non realizzata è frustrante.
Forse ha ragione chi come Anna Adorni su "Informazione" n. 17/2009 conclude amaramente il suo scritto intitolato "Le ipocrisie di un mondo perbene" con queste parole: «Temo che l'umanità per colpa di tanti egoismi si autodistruggerà... e, verrebbe da dire, le starà proprio bene!»

Sei ormai...

millenaristico...

...

amaramente...

Non capisco...

scusa, FreeOliver, puoi chiarirmi il tuo pensiero?
La decadenza della società occidentale è per te simboleggiata dall'inchiesta, e quindi dal ruolo della magistratura, o dal fatto che si sia aperto il "vaso di Pandora" sull'allevamento?

Altra prospettiva...

Proviamo a guardare la cosa da altra prospettiva.
Lo speculatore delinquenziale è sempre esistito. La letteratura della vita quotidiana del dopoguerra è pregna di storie curiose: da chi colorava l'olio con la clorofilla (quando andava bene), alle etichette elaborate con richiami altisonanti su prodotti dozzinali e così via.
Oggi, la crescita culturale (statisticamente si deve riconoscere sia stata acquisita), permette e richiede qualità e controllo. L'informazione è convergente, in mano a chi sa maneggiare un blog. La massa di tutte queste cose non deve poi far troppo sobbalzare. In fondo si grida a gran voce, fino a bloccare con picchetti, le importazioni di animali o semilavorati alle frontiere del Frejus. Forse è vero che abbiamo un decadimento profondo. Forse non lo abbiamo mai saputo prima. Che possa essere uno strumento per fare una nuova base societaria?
Non scandalizziamoci più di tanto, sono storie che accompagnano il mestiere più antico, affrontiamole e facciamo in modo che non accada più.
La mia non è una posizione semplicistica, amo il futuribile. E, perché no, realizzabile!

Per Prezzemola...

mi sono lasciato andare ad amare riflessioni, stimolato dalla citazione di un fatto di disonestà.
Non voglio pormi come un esempio per il mondo, però io continuo a patire le porcherie perché sono la cartina di tornasole dell'impossibilità di realizzare una società veramente libera e giusta.
Mi occupo di sindacato ed odio i lavoratori disonesti perché sono il peggior nemico di quelli onesti. E così via, capisci?
Gente onesta potrebbe vivere in libertà, gente come siamo diventati noi necessita di controllo e repressione.
E questo mi fa male.

Registrazione Tribunale di Aosta n.2/2018 | Direttore responsabile Mara Ghidinelli | © 2008-2021 Luciano Caveri