Craxi

Bettino CraxiLa rilettura storica del declinare della cosiddetta "Prima Repubblica" non sarà mai cosa semplice. Quando entrai alla Camera nel 1987, non si respirava ancora aria di smobilitazione, mentre il clima che cambiava emerse con chiarezza all'inizio del decennio successivo.
Bettino Craxi, che pure avevo visto in occasioni ufficiali e in particolar modo alle sedute parlamentari, lo incontrammo, con il senatore Cesare Dujany, nella primavera del 1992, quando per la formazione del Governo Amato il voto valdostano a Palazzo Madama era importante.
In via del Corso, nella storica sede del PSI, restammo parecchio tempo con Craxi e Amato in questi locali che trasudavano di vissuto con una serie di ritratti di Garibaldi alle pareti. Ancora oggi mi domando cosa spinse il leader socialista a dedicarci molto tempo: certo aveva bisogno del nostro sostegno politico, ma ho l'impressione che quella lunga chiacchierata seduti in poltrona fosse per lui una specie di sfogo con due interlocutori strani, uno giovane ed uno anziano, con cui condivise un sacco di argomenti.
Carismatico lo era eccome! Era il suo un argomentare arguto, con lunghe pause e soprattutto - circostanza che mi stupì - larghi sorrisi in questo suo affabulare.
Ma il giudizio storico resta: il sistema corruttivo esisteva e Craxi lo conosceva e ne era compartecipe...

Commenti

Un'ottima fonte...

per una rilettura oggettiva del Craxismo è indubbiamente rappresentata dall'archivio di Radio Radicale. Su questo sito, oltre trecento schede audio e video per saltare ogni intermediazione nella formazione del giudizio personale su una delle figure maggiormente discusse della storia contemporanea d'Italia.

Mi sembra...

una fonte interessante: i radicali hanno saputo utilizzare per primi i nuovi media. Va dato loro merito di questo.

Riflettendo...

Craxi era un politico di quelli veri. Il suo carisma era genuino, la sua preparazione ampia.
La corruzione, il sistema "tangentopoli" era il segreto di Pulcinella. I processi raccoglievano più "audience" che i saldi. Credo per un sottile piacere, molto umano e anche italiano, di vedere il potente alla gogna.
La "bauscina" di Arnaldo Forlani incalzato da super Antonio Di Pietro non se la dimenticherà nessuno. Tornando all'italiano, che ama nascondere i problemi sotto il tappeto, ha votato "no" al finanziamento pubblico dei partiti. Ipocrisia, perchè (ammesso che non ce ne fosse altro) senza denaro pubblico difficilmente le mega-strutture di partito avrebbero potuto funzionare. Chi in dollari, chi in rublollari, chi nelle buste o in "conti Emmenthal" tutti sono sopravvissuti al problema denaro.
Lo stesso Craxi, già fuori Italia, resistette ad una domanda di Vespa che gli contestava un tenore di vita fuori dall'ordinario.
Craxi non è rimasto in Italia e tecnicamente era latitante. Un po' condivido la sua tesi, dove affermava: «se vado in carcere, buttano via la chiave». Per definizione il diritto applica la pena per una fattispecie di reato in maniera ragionata, aderente alla situazione in cui è maturato l'evento criminoso. Per farla breve, deve essere esemplare. Invece, quando si parla di "esempio" nella nostra giustizia significa il massimo della pena.
Paragonarlo a Giulio Andreotti non ha senso: il "divino" è stato processato godendo dell'immunità. Con tutto che ha avuto fegato ad affrontare un processo di quel tenore. ma non avrebbe avuto carcerazione preventiva. Craxi le manette le avrebbe sentite scattare, non tintinnare.
Tutta questa premessa per dire che l'hanno fatta grossa, anzi hanno approfittato approfittando. Il giocattolo si è rotto e tutta l'Italia, con l'elmo di Scipio in capo, ha fatto giustizia.
Rimane il fatto che hanno commesso dei reati, e come tali vanno analizzati.

Craxi...

che dire!
Sottoscrivo totalmente il mio pensiero espresso perfettamente da Roberto. non avrei potuto farlo meglio e quindi, per non rovinarlo, lo applaudo.

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