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24 gen 2010

Craxi

di Luciano Caveri

La rilettura storica del declinare della cosiddetta "Prima Repubblica" non sarà mai cosa semplice. Quando entrai alla Camera nel 1987, non si respirava ancora aria di smobilitazione, mentre il clima che cambiava emerse con chiarezza all'inizio del decennio successivo. Bettino Craxi, che pure avevo visto in occasioni ufficiali e in particolar modo alle sedute parlamentari, lo incontrammo, con il senatore Cesare Dujany, nella primavera del 1992, quando per la formazione del Governo Amato il voto valdostano a Palazzo Madama era importante. In via del Corso, nella storica sede del PSI, restammo parecchio tempo con Craxi e Amato in questi locali che trasudavano di vissuto con una serie di ritratti di Garibaldi alle pareti. Ancora oggi mi domando cosa spinse il leader socialista a dedicarci molto tempo: certo aveva bisogno del nostro sostegno politico, ma ho l'impressione che quella lunga chiacchierata seduti in poltrona fosse per lui una specie di sfogo con due interlocutori strani, uno giovane ed uno anziano, con cui condivise un sacco di argomenti. Carismatico lo era eccome! Era il suo un argomentare arguto, con lunghe pause e soprattutto - circostanza che mi stupì - larghi sorrisi in questo suo affabulare. Ma il giudizio storico resta: il sistema corruttivo esisteva e Craxi lo conosceva e ne era compartecipe...