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18 mag 2010

"Grandi opere"

di Luciano Caveri

Io stesso in passato ho ricordato, evocando il nome sempre buono di John Maynard Keynes (tipo bizzarro, leggetene le biografie), l'importanza delle cosiddette "grandi opere" per scuotere l'economia in un momento di torpore. Oggi va detto che, comprese le recenti vicende del piano "salva euro", bisogna dimostrare una qual certa cautela, perché rispetto a certe opere costosissime forse è bene agire pian pianino, perché la fase difensiva è delicata e i soldi sono ridotti al lumicino. Un principio inscindibile, tra l'altro, è la reale utilità dei costi-benefici ed è bene evitare bizzarrie. Basti pensare - per capire come il periodo sia da stringere i denti - alla paccata di miliardi di euro che l'Italia deve assicurare per i prestiti alla Grecia e per l'eventuale salvataggio di altri Stati europei che finissero nei guai. La Valle non è in questo senso estranea alla realtà che la circonda. Un caso per capirci: la diminuzione dell'occupazione e il crescente fenomeno di contratti più o meno precari è argomento che obbliga a sforzi di fantasia e non basta la mera logica del "contributo". Questo è un settore su cui concentrarsi, rallentando appunto quanto rinviabile.