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14 mag 2010

L'euro che traballa

di Luciano Caveri

La mia esperienza europea, che per altro deve essere considerata poco utile visto che nessuno mi coinvolto nel fitto calendario della imminente "Festa dell'Europa" organizzata dalla Regione anche se sono l'unico valdostano che siede in un'istituzione comunitaria, mi conferma come sia crescente la fibrillazione per il rischio dell'effetto domino: «chi verrà dopo la Grecia?» Quest'interrogativo drammatico offre l'immagine di un insuccesso: ogni misura di contenimento della spesa pubblica in Europa sembra alla fine non aver inciso su alcuni Paesi membri. Ma oggi quel che preoccupa è l'euro. E' molto difficile parlare della moneta unica, perché - specie in Italia - l'effetto "raddoppio" lira-euro sta ancora sul gozzo a tutti e dunque è difficile interloquire sui vantaggi di un euro che negli anni passati aveva avuto due ricadute. La prima è politica: l'Unione europea con l'euro ha fatto un passo in avanti enorme di credibilità, visto il significato materiale e immateriale che una moneta rappresenta. La seconda è economica: il supereuro si è affermato coma una moneta solida anche in evidente competizione con il dollaro. Ora si è sul crinale che può far passare l'euro da un successo ad un insuccesso e l'operazione di salvataggio - in primis della Grecia - deve probabilmente avvenire con un po' più di intelligenza e senza diktat terribili. I risultati si possono ottenere anche con approcci meno dirigistici e senza dare alle popolazioni interessate l'impressione di un'Europa senza umanità.