Sui marchi di qualità si gioca molto della nostra agricoltura e questo giustifica l'interesse verso l'evoluzione della materia in Europa. Dalla Svizzera - che con gli accordi bilaterali aderisce a parte delle normative comunitarie - arriva una notizia curiosa: "Le célèbre Gruyère suisse restera le seul à détenir l'appellation d’origine contrôlée européenne. La France, qui en avait fait la demande auprès de Bruxelles, se contente finalement du label d'indication géographique protégée (IGP), moins prestigieux mais qui lui permet toujours d'utiliser le nom". La questione è assai interessante perché entrambi i formaggi avevano all'inizio la denominazione di origine nazionale nei Paesi d'appartenenza, ma la richiesta francese della "DOP" (Denominazione di origine protetta, in francese "AOP", Appellation d'origine protégée) ha creato ora questa differenziazione, che valorizza paradossalmente il formaggio svizzero legandolo di più al territorio ma evita ai francesi l'onta di cancellare la stessa definizione. L'aspetto curioso è che il gusto dei due formaggi è notoriamente differente e ciò non può alla fine che creare sconcerto nel consumatore che con lo stesso nome e con label europei mangia due gemelli... diversi. I francesi si sono sentiti dire dalla Commissione europea che il "dossier est trop faible" e soprattutto che "la zone d'affinage déborde très largement de la zone de production". Annoto che, per complicare le cose, potremmo rivendicare noi stessi la presenza, in un passato lontano come ricordo di aver letto in antichi documenti, di "Gruyère" nella storica produzione di formaggi della nostra Valle!