Mi capita di entrare nelle librerie e nelle cartolibrerie (un tempo cartolerie e basta, come la minuscola cartoleria Rigoli della mia infanzia) e vedere i diari scolastici. Non mi piacerebbe andare a scuola - intendiamoci bene - perché ogni età ha i suoi problemi, ma sarei quasi tentato di comprare il diario, che ovviamente non ha nulla a che fare con l'agenda annuale, che è altra storia. Di tanto in tanto, in passato, nei miei cassetti nella "cameretta" della casa di famiglia a Verrès spuntavano i diari della scuola, che crescevano di mole durante l'anno e più ci si si infilava verso la maggiore età. Da semplici diari scolastici con orari, voti, note e altre cose utili si facevano almanacchi o zibaldoni su cui appuntare idee, scemenze, lamentazioni, dichiarazioni d'odio e d'amore. Roba che letta oggi fa sorridere me del candore di allora e sghignazzare i miei figli del loro papà. Da grandicello, alla fine del Liceo, per me il must era il diario - politicamente impegnato - dei "Peanuts"di "Linus" (del grande Charles M. Schulz), mentre tra Medie e inizio delle Superiori il protagonista era lui: Jacovitti. Salami, lische di pesce, ragni penzolanti, matitone e soprattutto il personaggio chiave del "Diario Vitt", Cocco Bill, facile dimostrazione di quanto Benito Jacovitti fosse un tipo strano. Forse certe bizzarrie linguistiche, complementari all'originalità del disegno, gli venivano dal fatto di discendere da una minoranza linguistica molto importante nel Sud, gli albanesi. Certo è che quei diari scolastici, molto più di altre cose, sono occasione di nostalgia...