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23 set 2010

La vitalità delle partecipate

di Luciano Caveri

Pensavo, nella mia ingenuità, che la "Nuova Università Valle d'Aosta", società pubblica incaricata della ristrutturazione della caserma "Testafochi", dovesse occuparsi - e ce n'è già da fare - del contenitore e non del contenuto. Mi sbagliavo: a parte l'incredibile scelta della definizione, che sembra dare della "vecchia" ad un'Università che ha soli dieci anni e il cui acronimo richiama - con evidente ingenuità - il "Nucleo di Valutazione" che opera da anni, un recente seminario dimostra che l'amministratore della società, Bruno Milanesio, intende occuparsi anche del contenuto, tipo quali facoltà ci dovranno essere e quali materie dovranno essere trattate. Si vede che questa è una "mission" che gli è stata data e che va ben al di là di progettazioni e appalti. Chi conosce la complessità della materia, fra autonomia universitaria e leggi assai barocche sull'ordinamento degli atenei, con il dovere di chi paga - la nostra Regione - di fissare gli indirizzi, non può che osservare con curiosità il nuovo soggetto politico, evoluzione evidentemente del concetto di "partecipata", che si sostituisce a Governo e Consiglio regionale. Le partecipate nascono e poi brillano di luce propria. Altro caso d'attualità è "Cva - Compagnie valdôtaine des Eaux": mentre il pubblico, di cui questa stessa società fa parte, si accinge a dolorosi tagli nelle assunzioni a tempo determinato, la società elettrica con grande regolarità continua ad assumere. Oppure, altro esempio, viene dalla "Casino Spa" che, per evitare proteste sindacali, propone in busta paga sostitutivi della mance e, dopo la raffica di prepensionamenti, nati per ridurre il personale, avvia una nuova stagione di assunzioni.