Lo spopolamento come insidia

La folla nel borgo di Bard durante Marché au FortBard è uno dei paesi della Valle a rischio sopravvivenza come realtà amministrativa. Certo non esiste una legge che preveda un numero minimo di cittadini sotto il quale un Comune debba chiudere i battenti, anche se prima o poi avverrà. Ma il collasso demografica è un fatto palpabile, al di là degli aspetti burocratici.
Il colossale investimento sulla fortezza non ha per ora invertito il crollo della popolazione reale nel paese (molte residenze sono infatti sulla carta) e neppure ha fermato quella crisi nelle nascite che finirebbe, con l'ineluttabile invecchiamento della popolazione, per estinguere in modo implacabile una comunità.
Ci riflettevo a fronte di un borgo vivissimo in occasione dell'affollato "Marché au Fort", felice iniziativa ideata alcuni anni fa, che raccoglie una forte partecipazione in una stagione autunnale che si presta all'enogastronomico e alle sue eccellenze. E questa stessa riflessione vale per il flusso delle visite al complesso del Forte e alla corrispondente risposta ancora insufficiente - tranne meritevoli casi, quale lo straordinario albergo "Ad Gallias" - nelle attività commerciali nel borgo sottostante.
Non ho ricette particolari: il pubblico ha già molto investito, forse la gestione del forte deve tener conto di più dei pochi imprenditori attivi, ma per il resto spetta alle leggi del mercato e dell'economia riuscire o meno a ricreare le condizioni del necessario ripopolamento.
Oggi scrivo di Bard ma ci sono altri Comuni in cui suona l'allarme natalità.

Commenti

Pensare a ricette...

è veramente difficile per tutti, ma lascio una riflessione/provocazione (a puro titolo di analisi economico-organizzativa e non ideologica).
Nella vicina Valchiusella piemontese, molti territori montani che si stavano spopolando sono stati recuperati e vitalizzati dalla comunità Damanhur, attraverso opere agricole, di recupero edilizio, di avviamento di imprese in loco, eccetera.
Il tutto regge perché esiste un equilibrio tra prestatori d'opera (i residenti) e il sistema. Chissà che dallo studio di quel modello possa emergere qualche idea...

beh...

Damahnur ha una motivazione di fondo fortissima che è il rapporto stretto con la natura, intesa sia come forza che come madre.
Ma la differenza la fanno poi con le persone che vivono in comunione come se fosse un monastero, dove il gioco del rischio d'impresa si "spalma", anzi si depersonalizza.
Il loro risultato è vincente, ma il metodo non è proponibile neanche nella più "integralista" cooperativa.
Nella logica del "ricavo" - cosa degna di tutela - la montagna non è ai primi posti per gli investimenti. Purtroppo viene vista come "spugna" assorbi denaro, mentre le chiavi di lettura potrebbero essere ben diverse, magari trovando "punti d'appoggio" - tutti gli interessati - per le "leve" di progetto.

Purtroppo...

sono per natura contro le "sette".

Anch'io sono contro...

le sette perché, tendenzialmente, sono portatrici di intolleranza verso i "diversi".
Credo che valga anche per molte religioni.

Anche io...

sono contrario alle sette, ed infatti la mia era, come ho scritto, una provocazione in assenza di ricette pronte.
Rimane il fatto che una forte potenzialità stenta a decollare per la mancanza di stabili elementi economici di base. Mi pare però che sia una motivazione ricorrente in Valle: piccoli numeri spesso in economia rendono la vita difficile.

Mai pensato...

che tu fossi "settario"!

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