La morte di Sarah Scazzi, la ragazza pugliese uccisa dallo zio, ha dimostrato il degrado del giornalismo, se mai ce fosse stato bisogno. Vi prego di leggere agenzie e articoli e datevi un pizzicotto: purtroppo non sognate. Per settimane, come per analoghi casi di cronaca ("Caso di Cogne" docet), certi cronisti o presunti tali hanno scavato nel fango alla ricerca quotidiana di particolari scabrosi. Se il "dossieraggio" fa ribrezzo e le recenti vicende de "Il Giornale" mostrano la confusione fra il giornalista e il supporter politico, la trattazione senza ritegno di un caso che riguarda una minorenne avviene senza nessuna accortezza e in spregio ad elementari regole deontologiche. Si insegue il particolare macabro e scandaloso, tipo la violenza carnale effettuata dallo zio sul cadavere della nipote, dopo averla strangolata e anche la tecnica di strangolamento viene raccontata senza risparmiarsi nei particolari. Nella rudezza dei fatti, questi particolari arricchiscono il racconto o mostrano semmai un inutile comportamento da guardoni nel nome del diritto di cronaca? Intendiamoci: solo nelle dittature - esemplari le note di suo pugno di Benito Mussolini - si cancella la cronaca nera per evitare "brutte notizie", ma amplificare la cronaca nera è altrettanto grave, specie se giornali e telegiornali si sfidano alla rivelazione più scottante, sbattendo la storia in prima pagina.