Le polemiche su Marchionne

L'interno dello stabilmento serbo della FiatSergio Marchionne è stato intervistato da Fabio Fazio su "Rai3" ed è lì che ha pronunciato la frase, che ha fatto arrabbiare molto, sulla mancanza di redditività degli stabilimenti italiani. La politica si è divisa fra pro e contro: io ho seguito l'intervista e mi sono formato l'opinione che Marchionne abbia semplicemente detto quel che pensa.
E in un mondo in cui tutti cercano di essere "piaciosi" - e per far questo privilegiano la bugia come metodo d'approccio per riuscirci - avere uno che dice una "sua" verità scomoda è da rispettare. Tutto sommato questo è utile anche per chi la pensa diversamente.
"Fiat" si è internazionalizzata e, come ho già avuto modo di scrivere, spetterebbe ai nostri parlamentari europei far pesare il fatto che una parte rimarchevole venga da uno stabilimento in Serbia che gode di finanziamenti comunitari.
C'è qualche cosa di "tafazziano" in questa scelta di dare soldi in una logica di preadesione e trovarsi con una mossa controproducente per l'industria europea.
Se qualcosa di debole ho trovato nell'intervista di Marchionne è stata la guasconata sui "modelli" di auto che "Fiat" ha in casa: il manager ha risposto che ce ne sono tantissimi pronti. Sarebbe bene che qualcosa venisse messo sul mercato.

Commenti

Cosa manca all'industria...

Un tempo l'azienda era un tutt'uno con il suo fondatore o con la famiglia che ne ha continuato l'opera.
Oggi la direzione è depersonalizzata e ne paga il rapporto con le "persone" che compongo la forza lavoro. Manca da entrambi il senso di appartenenza. In fondo Marchionne, come Profumo, domani potrebbero dirigere altre aziende. Il distacco anche con la città è netto. Paradossale, ma gli scioperi sono diversi: non c'è più il "padrone".
Certo che Marchionne ha i dati sulla produttività, ma fare paragone con una popolazione che ha bisogno di emergere e che ha meno possibilità di lamentarsi è abbastanza facile.
La produttività italiana va responsabilizzata, edotta sui rischi dell'assenteismo (perché quando sei in mutua senza stare male, sei assenteista giustificato), sulla necessità di dare giornate lavorative.
Insomma, tutti dovrebbero tornare a scuola di "lavoro" con in cattedra il buon senso.

Purtroppo ha ragione...

Buongiorno a tutti,
purtroppo Marchionne ha ragione, tralasciando la questione degli aiuti statali restituiti (che non conosco), il nodo della questione è la produttività, non solo degli operai, ma anche quella della classe dirigenziale italiana, anche se non bisogna fare di tutta un'erba un fascio.
Ho avuto il piacere di visitare uno stabilimento in Polonia e vi posso assicurare che la dedizione al lavoro era veramente impressionante.
Posso ipotizzare una motivazione a tutto questo: mentre i paesi tipo Polonia e Serbia trent'anni fa non avevano niente, in Italia c'era l'era del boom economico, probabilmente ci siamo abituati troppo bene, adesso dovremmo riuscire a fare un passo indietro per poter ricominciare...

Si però...

d'accordo le motivazioni, il boom economico, i vizi, eccetera, però chiedere a uno che prende 1.200 euro al mese per una giornata di lavoro di sentirsi coinvolto o di identificarsi col suo datore di lavoro, o anche solo di sentirsi sulla stessa barca... mah, non so.

E' il "senso di squadra"...

che ha rilanciato l'industria automobilistica tedesca.

Diciamo che...

con qualche euro in più in busta paga lo spirito di squadra si potrebbe provare più agevolmente.

Hai ragione...

e direi che è uno dei punti su cui Marchionne, nella celebre intervista, ha mostrato un'apertura.

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