Ci sono voluti sette mesi perché la giustizia amministrativa "chiudesse" il contenzioso aperto fra Roberto Cota, confermato ora Presidente della Regione, e Mercedes Bresso, la sconfitta alle elezioni. Resta l'aspetto penale per una lista "Pensionati per Cota", accusata di avere raccolto delle firme false per la presentazione della lista. E' incredibile che in una democrazia possa passare un tempo così lungo, in una materia così delicata come quella elettorale, fra le elezioni e la fine della "guerra" dei ricorsi. Per un lungo periodo, strategico come deve essere un inizio legislatura, tutto è rimasto come sospeso fra "boatos" e la minaccia che «milioni di padani scenderanno nelle piazze...» Bastava che le procedure d'urgenza, caratteristiche per materie così delicate, scattassero al posto di creare una commedia degli equivoci con carte da bollo, avvocati, schede prelevate per essere ricontate. Gli "avversari" si parlavano a colpi di comunicato stampa, ma sotto sotto era passato l'accordo che consentiva alla Bresso di restare Presidente del "Comitato delle Regioni", come se non si capisse dell'esistenza di due atteggiamenti, uno pubblico e uno "da corridoio" fra i due contendenti. Visto che si fa un gran parlare di riforma elettorale e di leggi sulla Giustizia, intanto qualcuno in Parlamento presenti una leggina con scadenze certe e precise che obblighino in casi come questo a chiudere in fretta e con chiarezza per evitare situazioni precarie di attesa, come è avvenuto in questi mesi sulla pelle dei piemontesi.