Mi piacciono le foglie colorate d'autunno appese agli alberi, però le foglie al vento - quando la stagione si allunga verso il periodo più freddo - sono gravide di pensieri, specie quando, come ieri, una specie di bufera ha animato la danza delle foglie. Viene subito in mente, come colonna sonora, la canzone impagabile interpretata da Yves Montand su parole di Jacques Prévert (e sulla musica di Joseph Cosma).
Ve ne ricordo poche strofe: "Les feuilles mortes se ramassent à la pelle, Les souvenirs et les regrets aussi Et le vent du nord les emporte Dans la nuit froide de l'oubli".
Certo Prévert non sapeva della poesia "Foglie morte" di Giovanni Pascoli, di cui ecco un brano: "Oh! che già il vento volta e porta via le pioggie! Dentro la quercia folta ruma le foglie roggie che si staccano, e fru... partono; un branco ad ogni soffio che l'avviluppi. Par che la quercia sogni ora, gemendo, i gruppi del novembre che fu. Volano come uccelli, morte nel bel sereno..." E' bene essere attenti alla bellezza della nostra natura e ai paesaggi che sono una nostra ricchezza. Osservava lo scrittore Valery Larbaud: «Chaque pays a son ange gardien. C'est lui qui préside au climat, au paysage, au tempérament des habitants, à leur santé, à leur beauté, à leurs bonnes mœurs, à leur bonne administration. C'est l'ange géographique». Speriamo che il nostro non sia distratto.