Leggo di una petizione lanciata a Cogne che segnala le mancate promesse legate al nuovo sistema di diffusione televisivo definito "digitale terrestre". Una tecnologia resa obbligatoria dall'evoluzione degli standard tecnici internazionali. I promotori lamentano come non si sia concretizzata l'annunciata moltiplicazione dei canali televisivi specie in certe vallate laterali. A naso direi che l'unica novità in programma sarà quel "bouquet" francofono che deriva da un accordo "Rai"-Regione. Per il resto vale il solito discorso: le "zone marginali", cioè quelle che hanno un numero di abitanti limitato, o hanno obblighi di legge di "copertura" di certi servizi oppure, in barba all'eguaglianza dei cittadini, le sacre leggi del mercato si uniformano al principio della redditività. E' una vita che segnalo questa evidente ingiustizia, che ha portato alla desertificazione di tutte quelle valli alpine dove certi servizi essenziali, ancora più importanti della ricezione televisiva, non vengono garantiti. Noi, da questo punto di vista, contando sull'autonomia, abbiamo limitato i danni. Ma penso a certi incontre con le "Poste" che ti snocciolavano i dati econcomicamente sconfortanti di gran parte degli uffici valdostani, dimenticandosi gli obblighi dei cosiddetti "servizi universali", che servono a tutelare quel principio di eguaglianza che evocavo prima. Perché l'eguaglianza non vuol dire, astrattamente, che siamo tutti uguali, ma che ci si sforza di renere "uguali" quelli che di fatto non lo sono. Ci vogliono, come si dice oggi, "azioni positive". Per la televisione è lo Stato, nell'attribuire le frequenze, che deve obbligare i "broadcaster" - in soldoni gli editori televisivi - a coprire le zone considerate non redditizie, perché altrove guadagnano!