Fa sempre impressione, visitando un qualunque Paese del Terzo mondo, verificare la numerosità di bambini, frutto della grande natalità. In particolare chi, come me, è della generazione del "baby boom" del secondo dopoguerra questa sensazione di generazioni con tanti giovani l'ha vissuta direttamente. Ma oggi, in una società dove i giovani sono forte minoranza, il punto d'osservazione è molto diverso. Ci pensavo appunto rispetto alla differenza fra oggi e allora rispetto ai bambini che, ridotti di numero, sono maggiormente oggetto di attenzione. Non che in passato non ci volessero bene ma - e non solo per le tante citate ragioni di pericolosità odierna - eravamo un pochino più liberi con logiche oggi scomparse dei "cortili" o delle "bande" di ragazzini di paese. Rientrato da poco nel girone della primissima infanzia, con la recente nascita, sono ripiombato nel "clan" dei latti, cacche, pannolini e affini, che ormai ha caratteristiche ristrette rispetto all'usualità comunitaria di un tempo: una sorta di piccola consorteria che porta addirittura, tipo motociclisti, a salutarsi per strada senza conoscersi. Il passeggino è la garanzia... Per altro, ho anche due adolescenti - da maneggiare con cura come avviene sempre a quell'età - e loro stessi si incuriosiscono dei racconti di un tempo in cui, quando i bambini erano tanti, i "giovani" si erano ritagliati maggiori spazi d'indipendenza. Le cose cambiano ed è forse inutile indugiare in nostalgie.