Guardavo ieri sera, non trovando nessun film che mi interessasse, il "Grande Fratello". Il declino della trasmissione è evidente negli ascolti e si accompagna ad una scelta dei concorrenti basata sempre più su una logica da circo, vale a dire autentiche attrazioni che in genere colpiscono per lo stupore e talvolta il ribrezzo che causano, della serie «fin dove si spingeranno?». Anche questo dovrebbe servire per far "audience" e temo che corrisponda anche ad una generale prevalenza del "cretino". Ma quel che colpisce, detto oggi non a caso, è il prototipo femminile sguaiato e pecoreccio che emerge in certi programmi. Va segnalata a questo proposito la polemica feroce fra Gad Lerner, giornalista a sinistra, con un'icona del giornalismo radical-chic, Antonio Ricci, accusato di aver inventato le "veline" per "Striscia la Notizia" come prototipo di un'immagine femminile da oca scosciata che ha fatto tendenza in televisione come nelle feste ad Arcore del suo patron televisivo. Guardo sottecchi mia figlia Eugénie e i suoi quattordici anni con la voglia di crescere e di scoprire ed è ciò che rende l'adolescenza un passaggio straordinario ma complesso. Mi domando se e come questa generazione cresciuta con molta televisione sappia ribellarsi a certi cliché che ammorbano le coscienze. Non è moralismo o, come dicono alcuni difensori di Silvio Berlusconi quando si segnalano i tratti distintivi del suo gallismo rétro (i reati li accertano i giudici), essere interpreti di puritanesimo, ma è un uso dell'immagine femminile grottesco e sconsiderato, a cui le ragazzine di oggi - sveglie e grintose, e la Valle è in questo un Paese nordico - sapranno ribellarsi.