
Nel club in Sardegna, dove sto vivendo gli ultimi scampoli di vacanza, trasmette in diretta, in questo mese di luglio, "Radio Italia". Questa emittente, nata nel 1982 e sviluppatasi nella logica "solo musica italiana", è ormai una delle radio private di maggior successo in Italia. Da tempo prevede la ritrasmissione via satellite in alcuni Paesi con comunità italofone e con la diffusione sul web copre un potenziale pubblico nel resto del mondo. In Francia dall'inizio degli anni Novanta, con successive modifiche di legge, nelle trasmissioni radio è necessario rispettare "quote" di canzoni e artisti francofoni per evitare un eccesso di invasività dell'inglese a salvaguardia della nota "diversità culturale". Anche se proprio ultimamente c'è stata una polemica sul fatto che le emittenti si concentrerebbero sulle poche hit in francese a discapito del resto della produzione. In Italia nulla del genere è stato fatto dal legislatore e l'inglese, pur incomprensibile ai più, dilaga da anni nella radiofonia italiana con un'esterofilia talvolta risibile. "Radio Italia" è stata un antidoto nato dal mercato stesso e non imposto dal legislatore. Per la salute del nostro francese in Valle e dello stesso francoprovenzale sarebbe interessante che le emittenti locali ("RaiVdA" lo fa nei ristretti spazi radiofonici a disposizione anche, per essere onesti, a seguito di obblighi convenzionali) si muovessero di più nella diffusione di autori valdostani e della vasta discografia francofona.